Roma, 4 ott. - "Allattare al seno e' un metodo senza pari per fornire ai bambini un nutrimento ideale per crescere e svilupparsi in salute; e' inoltre parte integrante del processo riproduttivo, con notevoli implicazioni positive per la salute del neonato e della madre.
L'allattamento esclusivo al seno fino ai 6 mesi compiuti e la tutela dell'allattamento materno, prima e dopo il parto, devono essere un obiettivo prioritario di tutti i neonatologi/pediatri, se si vuole mettere veramente il neonato al centro del futuro". Il Presidente della Societa' Italiana di Neonatologia (SIN), Prof. Fabio Mosca, introduce cosi' la Settimana Mondiale per l'Allattamento Materno (SAM), celebrata come ogni anno dal 1 al 7 ottobre.
Il latte materno fornisce, argimenta la Sin nella nota, tutti i nutrienti di cui un neonato ha bisogno ed e' quindi considerato l'alimento ideale. L'allattamento materno per questo motivo e' vivamente consigliato da tutte le Societa' scientifiche neonatologiche e pediatriche, nazionali ed internazionali, raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanita', dall'Unione Europea e dal Ministero della Salute e dovrebbe essere esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita, protraendosi in base alle esigenze e alla volonta' di madre e bambino. I vantaggi dell'allattamento materno sono innumerevoli, dal punto di vista nutrizionale, ma anche pratico e relazionale, contribuendo ad instaurare e poi fortificare il rapporto tra mamma e neonato e creando un continuum tra "prima" e dopo la nascita. Secondo un recente studio condotto in 100 Paesi, nell'ambito dell'iniziativa Alive & Thrive, estendere la sua pratica a tutti i bambini, potrebbe salvare piu' di 820 mila vite ogni anno e comportare risparmi per 340 miliardi di dollari annui.
La scelta di avere uno o piu' figli non dipende solo dalla condizione economica ma principalmente dal livello di benessere, cioe' dalla qualita' della vita; a bassi tassi di occupazione femminile corrispondono bassi tassi di fecondita'. In Italia, infatti, solo il 48,9% delle donne in eta' fertile lavora, contro una media del 62,4% dell'Unione europea.
Un trend, purtroppo, non solo italiano, ma in cui il nostro Paese registra uno tra i tassi piu' bassi al mondo, come evidenziato dal Pew Research Center. Attualmente il tasso di fertilita' e' di 2,5 figli per donna a livello mondiale, ma scendera' a 1,9 nel 2100, sotto la soglia del 2,1 che secondo i demografi consente ad una popolazione di rimanere stabile. Secondo Eurostar, senza arrivi dall'estero, l'Italia e' destinata a dimezzare la sua popolazione entro 80 anni. In Italia le donne dichiarano di pensare ad avere un figlio non prima dei 35 anni, secondo una recente ricerca del Censis. Le giovani coppie italiane hanno il primo figlio alla stessa eta' in cui quelle francesi hanno il secondo. Come hanno affermato di recente 3 docenti di demografia dell'Universita' di Roma nella ricerca "Avere figli in Italia: una questione di BES", gli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, incidono fortemente sulla scelta di mettere su famiglia e di avere bambini. La ricerca, infatti, ha messo in luce una correlazione diretta tra i BES e la fecondita': non e' un caso che le famiglie del Nord abbiano una maggiore prolificita' rispetto a quelle del resto del Paese e che in particolare la provincia di Bolzano (al top per tutti i domini BES) sia anche l'unita' territoriale in cui il numero medio di figli per donna e' stato il piu' alto d'Italia. "La denatalita' si contrasta anche con le misure di sostegno alla famiglia nei primi sei mesi di vita. Tra di esse e' fondamentale sostenere la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ed in particolare sostenere i papa' oltre le mamme, portando anche il loro congedo a 30 giorni come avvenuto in Francia. Oltralpe la nuova norma riguarda i neonati prematuri o ospedalizzati in modo da consentire ad entrambi i genitori la copresenza in Terapia Intensiva Neonatale. Ma la nostra idea e' quella di portare il congedo parentale dagli attuali 5 giorni piu' uno facoltativo a 30 giorni per tutti i papa'. L'obiettivo e' consentire ai genitori di seguire adeguatamente i bambini nei primi sei mesi di vita".
- L'Italia con 1,34 figli per donna in eta' fertile e' fanalino di coda in Europa e, secondo le ultime previsioni Eurostat, nel 2050 nasceranno appena 375 mila bambini.
"Questo vuol dire che stiamo ridisegnando l'idea di famiglia: tre quinti dei nostri bambini non avra' fratelli, cugini e zii; solo genitori, nonni e bisnonni- prosegue Mosca- Gia' oggi per 161 persone di eta' maggiore di 64 anni, ci sono solo 100 bambini di eta' inferiore a 15 anni. Di questo passo il welfare diventera' insostenibile. Bisogna invertire questa tendenza, prevedendo facilitazioni per le famiglie e sostegno per le mamme, prima e dopo il parto. Bisogna riportare il neonato al centro del futuro e per farlo dobbiamo lavorare tutti insieme per sostenere le giovani coppie, i genitori e le famiglie".
Il convegno "Scenari sociali, economici e assistenziali alla luce della denatalita'" promosso dalla Sin per fare il punto sulla situazione italiana e avanzare proposte per invertire la tendenza, introdotto dai presidenti di Sin Fabio Mosca e Sip Alberto Villani e dalla giornalista scientifica Annalisa Manduca, ha visto la partecipazione e gli interventi di Domenico Bodega (Preside Facolta' Economia Universita' Cattolica di Milano), Andrea Brandolini (Banca d'Italia), Anna Cristina D'Addio (Unesco) Alessandro Rosina (Universita' Cattolica di Milano), Ketty Vaccaro (Censis) e Rinaldo Zanini (CPNn).
(Red/ Dire)