Lucidi (Opbg): Ampliare ricerca su pazienti con sufficienza pancreatica
Roma, 22 nov. - "Il 100% dei pazienti in fibrosi cistica ha o avra' una patologia sinusale. Il lavoro sui seni, dunque, e' di prevenzione per le infezioni croniche a livello bronchiale, perche' sono la zona dove i batteri diventano resistenti a tutti i germi". A spiegarlo alla Dire e' Vincenzina Lucidi, responsabile di Fibrosi Cistica nel dipartimento Pediatrie Specialistiche dell'ospedale Bambin Gesu' di Roma (Opbg).
L'intervento sui seni paranasali previene "alcune complicanze importanti come l'erosione ossea del facciale. È anche una prevenzione infettiva che tenta di migliorare il respiro e, dunque, la funzionalita' polmonare", continua Lucidi. Data l'importanza del lavoro sui seni "la collaborazione con l'universo degli otorinolaringoiatri e' gia' attiva da 15 anni all'Opbg. Ci sono pazienti- aggiunge la specialista- che devono essere sottoposti a questa pulizia anche 3 o 4 volte nella loro esistenza". Un intervento che "cambia significativamente la loro qualita' della vita e migliora anche la prognosi".
La medicina si dirige verso "un approccio personalizzato, focalizzato sui bisogni del paziente e la tecnologia in questo la accompagna". La matrice multidisciplinare che sta acquisendo l'otorinolaringoiatria e' dunque fondamentale per soddisfare "il compito diagnostico". Infatti, "c'e' un numero crescente di pazienti che arriva a una diagnosi di fibrosi cistica esclusivamente attraverso una sinusopatia cronica". Spesso il merito "e' proprio dell'otorino, che nella diagnostica differenziale di una patologia infiammatoria cronica sotto recidivante, oltre le patologie allergiche malformative, pone la diagnosi di fibrosi cistica", ricorda Lucidi.
Dagli Stati Uniti, poi, arrivano le ultime novita' "sulla rivisitazione e revisione del modello di screening". Il modello che abbiamo avuto finora "prevede l'alterazione di un enzima del pancreas, la tripsina, che viene testata in secondo giorno di vita, insieme ad altri screening per malattie metaboliche ed endocrinologiche". La criticita' si rileva nel fatto che "sono una percentuale sempre piu' significativa quei pazienti con sufficienza pancreatica" tale da non sperimentare "un'alterazione della tripsina. Il rischio ora e' quello di non evidenziarli, soprattutto senza l'associazione allo screening di un test genico con un determinato numero di mutazioni". Non sono quindi abbastanza "20, 30 o 40 mutazioni, bisogna ampliare la ricerca. Probabilmente, infatti- conclude- nel tempo lo screening andra' rivisto e in futuro, forse, sara' genico".
(Wel/ Dire)