Roma, 22 nov.
-Marco e' nato a novembre del 2018, pochi giorni prima del 17, la data scelta ogni anno per ricordare i bimbi prematuri. Marco e' uno di quei "piccoli guerrieri" che si sono affacciati alla vita troppo presto. Per lui e per la sua famiglia, subito un inizio in salita: quasi quattro mesi trascorsi nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN) di Niguarda, non si scordano. Nel bene e nel male. Cosi' la sua famiglia non ha avuto dubbi, e per il primo compleanno del loro piccolo, e' passata in reparto per festeggiare con medici e infermieri, quelli che affettuosamente chiamano "gli zii della TIN".
Oggi Marco sta bene e ha recuperato pienamente, ma quante difficolta' da superare in quei primi mesi di vita. C'e' stato da fronteggiare un travaglio di parto pretermine (arrivato con un anticipo di tre mesi rispetto alla scadenza naturale prevista), epilogo di una gravidanza vissuta senza particolari complicazioni. La cosa che preoccupava di piu' inizialmente e' la mancata maturazione dei polmoni di Marco che ha reso necessaria la ventilazione assistita, come spesso richiesto in queste situazioni. C'e' stata quindi da risolvere un'infezione sistemica con un continuo aggiustamento delle terapie antibiotiche che ha fatto slittare le dimissioni. E poi quei due interventi chirurgici ravvicinati all'intestino.
In totale sono necessari quasi quattro mesi di ricovero, con oltre due mesi e mezzo di permanenza in incubatrice. "La vita in Tin e' un mondo a se' stante. Non ti aspetteresti mai di farne parte eppure, da un momento all'altro, ti ci trovi catapultata dentro- dice mamma Chiara che ricorda i primi istanti in quel reparto-. Era ormai pomeriggio quando andai a vedere il mio piccolo ometto per la prima volta, nato la mattina di quel giorno ma del quale non avevo potuto vedere neanche l'ombra perche' mi era stato portato subito via". Quelle parole risuonano ancora oggi nella testa di Chiara: "Lo portiamo in terapia intensiva in fondo al corridoio", mi dissero, "dobbiamo subito visitarlo e prenderci cura di lui, e' in buone mani, stai tranquilla".
E da li' e' iniziato un viaggio lungo 98 giorni. "Entrai cautamente e iniziai a sentire questi suoni assordanti e indimenticabili... quante incubatrici... Quanti genitori seduti accanto a queste piccole scatole di plastica- ricorda Chiara-. Si avvicinarono tre ragazze: le prime vestite di azzurro erano infermiere, quella vestita di blu invece era una dottoressa, come scoprii dopo. Si presentarono e mi descrissero accuratamente, ma con tanta gentilezza, cosa fossero tutti i tubicini che erano attaccati al mio scricciolo. Non riuscii a trattenere le lacrime. Ecco, questo fu solo l'inizio: da quel momento sono andata tutti i giorni in TIN, ho passato ore, giorni interi li' dentro, anche la nottea' eh si perche' in reparto hai la possibilita' di stare 24 ore su 24, ed e' una cosa straordinaria perche' sai che tu puoi stare con i tuoi guerrieri tutto il tempo che vuoi e questo credo che sia fondamentale in una situazione come la mia e come quelle di tutti i genitori che entrano a far parte di questo mondo".
"Ho passato le mie giornate li'- prosegue Chiara-, soprattutto da sola, perche' il mio compagno doveva lavorare e mi raggiungeva la sera, ma sinceramente non mi sono mai sentita abbandonata, anzi, era come se vivessi in una grande famiglia: tutti questi dottori e soprattutto gli infermieri sono sempre stati accanto al mio piccolo, l'hanno aiutato, curato, e soprattutto hanno creduto in lui, in 'Marcolino' cosi' come lo chiamavano in reparto.
L'avevo promesso e ci e' venuto naturale: la candelina del primo compleanno di mio figlio non poteva non essere spenta in compagnia di chi ci ha assistito e ci ha dato forza. È stato bello festeggiare con tutti gli zii della TIN".
La Tin del Niguarda conta sette letti di terapia intensiva e 20 di subintensiva, qui vengono ricoverati 350 neonati l'anno (quasi uno al giorno) da Milano, dalla Lombardia e da fuori (qui infatti ha la sua base una delle tre equipe di trasporto d'emergenza neonatale della citta', che da sola fa una sessantina di viaggi l'anno). Il reparto tra il 2006 e il 2018 ha curato 634 prematuri che alla nascita pesavano meno di 1.500 grammi, con un tasso di sopravvivenza del 90,9% e nel 67,2% dei casi senza disabilita'.
Sono percentuali che hanno il loro peso, se rapportate alle medie della Von (Vermont Oxford Network), una rete che si occupa di migliorare qualita' e sicurezza dei reparti per i prematuri creata negli Usa nel 1990, cui oggi aderiscono circa 1.000 centri nel mondo (tra cui la TIN di Niguarda). Il dato della sopravvivenza e' all'85,7% a livello globale e al 57% senza disabilita'; all'86,7% e al 61,1% rispettivamente tra le circa 90 Tin italiane. "Al Niguarda e' anche particolarmente bassa l'incidenza di complicanze come la retinopatia della prematurita' grave e la leucomalacia periventricolare, grazie al supporto della cardiologia, cardiochirurgia, neurologia, chirurgia e oculistica pediatriche e dei servizi di diagnostica che ci permettono di offrire assistenza a 360 gradi ai neonati, sia pre-termine che a termine", spiega Stefano Martinelli, Direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale. Infine, una mamma su due che lascia la Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda e' in grado di allattare il suo piccolo esclusivamente con il proprio latte materno alla dimissione.
In Italia, i neonati pretermine costituiscono il 10% delle nascite totali, incidendo sulla mortalita' neonatale per il 50% e su quella infantile per il 40%. Si tratta di bambini nati prima della 37esima settimana di gestazione che, fin dai primi istanti di vita, hanno bisogno di terapie intensive neonatali adeguate. Questo e' necessario perche' non hanno ancora maturato del tutto organi e apparati e non sono ancora capaci di adattarsi alla vita fuori dal grembo materno.
(Wel/ Dire)