A convegno promosso in Cassazione da ordine avvocati-progetto donna anche Ctu
L'alienazione genitoriale continua a far discutere gli addetti ai lavori, non solo nelle aule dei tribunali. Avvocati, magistrati e consulenti tecnici di parte (Ctp) e d'ufficio (Ctu) si sono incontrati oggi a Roma in Cassazione per discuterne in un convegno promosso dalla Commissione Progetto Donna del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma e intitolato eloquentemente 'Alienazione genitoriale dalla parte dei figli?'.
"Chiediamo a tutti voi di essere dalla parte dei bambini", e' l'appello dell'avvocata e componente della Commissione Progetto Donna, Simona D'Aquilio, che ha aperto i lavori dicendo: "Questo convegno e' un evento molto coraggioso, su una discussione non piu' rimandabile", quella sull'alienazione genitoriale, definita una vera e propria "emergenza" per i casi numerosi di allontanamento dei minori dalla cura delle madri. Secondo questo costrutto, "tutto cio' che asseriscono mamme alienanti e bambini alienati su violenze e abusi e' giudicato falso", ha spiegato D'Aquilio, motivo per cui poi "i bambini vengono strappati dalle madri e messi in casa famiglia per essere resettati". La teoria "nata dalla mente pedofila di Richard Gardner", ha ricordato l'avvocata, e' stata piu' volte sconfessata dalla comunita' scientifica internazionale e da diverse pronunce di Cassazione.
"La giurisprudenza della Cassazione degli ultimi dieci anni e' sempre stata unanime nel discostarsi da questa teoria- ha chiarito alla Dire D'Aquilio- e ribadisce sempre, anche nell'ultima sentenza del maggio 2019, la 13274, la centralita' del minore e la necessita' di non liquidare il rifiuto e la paura di un bambino di stare con un genitore come semplice alienazione genitoriale, ma di approfondire il reale motivo di quel rifiuto e di rispettarlo. Spesso, andando a leggere gli atti di questi processi, si trovano ragazzi che si sono sentiti abbandonati, non seguiti dai propri padri, per non dire di quelli maltrattati, abusati o che hanno assistito alle violenze familiari". E qui che si insinua, secondo D'Aquilio, il rischio piu' grande, "il sistema adultocentrico", che non tiene conto del minore.
"Nelle aule giudiziarie vengono sottoposti all'attenzione del giudice fatti che hanno la seguente caratteristica- ha detto nel suo intervento Paola Manfredonia, Gup del Tribunale dei Minori di Roma- un minore che rifiuta di vedere l'altro genitore. Si accerta nel corso dell'istruttoria che questo rifiuto non ha nessuna ragione d'essere e che la visione della realta' del minore e' coincidente con quella che ha dell'ex partner il genitore con cui convive. Spesso e' proprio il genitore alienante che si rivolge per primo al tribunale per lamentare dei comportamenti qualificati gravi, violenze che poi non hanno riscontro. Ma in realta' ha gia' escluso l'altro genitore dalla vita psichica del bambino. Cosi' l'alienante, attraverso il figlio, raggiunge l'obiettivo di rivalersi, contro il partner, ritenuto unico responsabile del proprio fallimento esistenziale".
Si tratta di "iter giudiziari dove la conflittualita' e' elavatissima", ha aggiunto Manfredonia, con bambini "che non sono in grado di avere una visione autonoma della realta'" e "istruttorie difficili da realizzare perche' il minore si sente perseguitato. Non mi risulta che molti bambini vengano strappati dai genitori", ha poi detto la giudice, a cui l'avvocato Paolo Voltaggio ha risposto: "Credo che la magistratura dovrebbe farsi un esame di coscienza perche' abbiamo numeri di ruolo, nomi e cognomi, di procedimenti che in questi anni sono stati eseguiti".
Di alienazione non vuole sentir parlare Maddalena Cialdella, psicologa e psicoterapeuta, Ctu del Tribunale di Roma. "Io preferisco parlare del fenomeno del rifiuto, che priva il minore del suo diritto alla genitorialita'. Alcuni continuano a pensare che la causa sia un genitore che fa il lavaggio del cervello al minore. Molti altri, invece, credono che il rifiuto sia una disfunzione delle dinamiche familiari relazionali in cui ciascun componente mette il suo contributo".
Secondo la Ctu, "quando c'e' un'intensa conflittualita'", il bambino puo' mettere in atto "un'adesione incondizionata ad uno dei genitori, molto probabilmente quello piu' fragile, mitizzare il genitore 'buono' e rifiutare quello periferico". Come intervenire? Con "incontri protetti, cioe' a protezione della relazione, che se limitati e fatti da professionisti competenti servono a ristabilire questa relazione.
Non ritengo che ci sia questa grande facilita' a togliere i figli ai genitori- ha aggiunto Cialdella- Credo che debba essere un'ultima spiaggia che a volte va considerata, ritengo che in questo momento particolare c'e' il timore contrario".
L'avvocata rotale Michela Nacca, presidente dell'associazione 'Maison Antigone', e' tornata pero' a puntare il dito su un sistema che sembra voler punire le donne: "Negli esempi concreti ci ritroviamo sempre le madri accusate e quando ci sono i padri l'atteggiamento e' completamente diverso- ha sottolineato- Per parlare di rifiuto bisogna parlare di paura. Poi se c'e' un genitore piu' fragile vuol dire che c'e' uno sbilanciamento di rapporto", quindi "un rapporto violento, fisicamente o psicologicamente. Il bambino ha diritto a una genitorialita' sufficientemente sana, di fronte a un genitore violento non ci deve essere nessun dovere".
Cosi', anche la psicologa e psicoterapeuta, Ctp di 'Maison Antigone', Bruna Rucci: "Resettare un bambino per staccarlo dalle figure della sua vita e ricollocarlo con un padre con cui non vuole andare e' un trauma non rimarginabile dal punto di vista psicologico". Troppo spesso, ha denunciato Rucci, "non si ascolta il minore, anche quando racconta in maniera chiara e diretta episodi di violenza. Il penale non viene considerato e non viene fatto entrare nel civile a meno che non ci sia una condanna. Ma nel frattempo, come proteggiamo i bambini?".
(Red/ Dire)