Roma, 22 mar. - Il consumo di antibiotici in Italia, nonostante il trend in riduzione, e' ancora superiore alla media europea. Gran parte del loro utilizzo avviene su prescrizione del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta, sebbene una parte rilevante di queste potrebbe essere evitata. Il dato emerge dal rapporto nazionale su 'L'uso degli antibiotici in Italia 2017' dell'Aifa. Nel corso del 2017 il 41,4% della popolazione pediatrica 0-13 anni appartenente alle sei Regioni analizzate (Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Campania e Puglia) ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici.
"Le associazioni di penicilline (compresi gli inibitori delle beta-lattamasi) rappresentano la classe a maggior prevalenza d'uso (23,2%), seguite dai macrolidi (12,4%) e dalle cefalosporine (12%), antibiotici considerati di seconda scelta secondo le linee guida per il trattamento delle infezioni pediatriche piu' comuni. In particolare- si legge nel rapporto- il tasso di prescrizione annuale delle associazioni di penicilline (compresi gli inibitori delle beta-lattamasi) e' stato di 438 prescrizioni per 1000 bambini (in media 2 confezioni per bambino); quello delle cefalosporine e' stato di 240 prescrizioni per 1000 bambini (2,1 confezioni per bambino), mentre per i macrolidi il tasso di prescrizione e' stato di 196 per 1000 bambini (1,6 confezioni per bambino)". Le penicilline ad ampio spettro, "antibiotici considerati di prima scelta nel trattamento delle infezioni pediatriche piu' comuni secondo le linee guida, sono invece gli antibiotici meno utilizzati, con un tasso di 150 prescrizioni per 1000 bambini (2 confezioni per bambino).Questi dati- continua a sottolineare l'Aifa- potrebbero indicare un uso inappropriato di antibiotici per condizioni cliniche non severe a sospetta eziologia virale, come gia' rilevato da studi di letteratura sul profilo prescrittivo degli antibiotici nella popolazione pediatrica, suggerendo quindi la necessita' di migliorarne la razionalita' dell'uso".
L'analisi dei dati per fascia di eta' evidenzia un picco di prevalenza d'uso, pari al 50%, nel primo anno di vita del bambino, senza differenze tra maschi e femmine. "Questo valore si mantiene pressoche' costante fino ai sei anni di eta', sottolineando la necessita' di porre una particolare attenzione all'uso de gli antibiotici in questa fascia di popolazione pediatrica, per poi diminuire progressivamente fino ai 13 anni di eta', dove si osserva una prevalenza del 30%. In tutte le fasce di eta' il tasso di prescrizione e' sempre lievemente superiore nei maschi rispetto alle femmine".
Analizzando, invece, il tasso di prescrizione 2017 degli antibiotici per area geografica e sottogruppi di eta', si evidenzia in tutte le aree geografiche un picco prescrittivo nella fascia di eta' 2-6 anni, che si dimezza nella fascia di eta' 7-10 anni per poi ridursi ulteriormente negli adolescenti fino ai 13 anni. "Nelle regioni del Sud si registrano tassi di prescrizione maggiori rispetto alle regioni del Nord e del Centro per tutte le fasce di eta' considerate. Il consumo totale di antibiotici nelle regioni del Sud e' del 18% superiore alla media nazionale", prosegue il rapporto. Se si considera la prevalenza d'uso de gli antibiotici nel corso del 2017 per area geografica e categorie terapeutiche, "si evidenzia per tutte le classi un valore maggiore nelle regioni del Sud, rispetto a quelle del Centro e del Nord, a eccezione delle penicilline ad ampio spettro, che invece fanno registrare una prevalenza d'uso maggiore nelle regioni del Nord (10,1%), rispetto a quelle del Sud (6,9%) e del Centro (5,8%). Prendendo in considerazione alcuni indicatori relativi di specifici gruppi di antibiotici- aggiunge l'Aifa- emerge che le associazioni di penicilline (compresi gli inibitori delle beta-lattamasi) sono la classe di antibiotici con la piu' alta percentuale di prescrizione (41,9%), seguite dalle cefalosporine (22,9%) e dai macrolidi (18,7%). Per quanto riguarda le penicilline ad ampio spettro, queste risultano gli antibiotici a piu' bassa prescrizione (14,3%). Va sottolineato come nelle regioni del Nord venga utilizzata in media piu' amoxicillina rispetto alle altre aree geografiche (rapporto amoxicillina/amoxicillina+acido clavulanico pari a 0,5 al Nord; 0,2 al Centro e 0,3 al Sud). È utile ricordare che nelle due condizioni cliniche piu' frequenti in questa popolazione, la faringo-tonsillite e l'otite, viene raccomandata l'amoxicillina come farmaco di prima scelta. L'associazione amoxicillina+acido clavulanico non offre alcun vantaggio nella faringo-tonsillite. Nell'otite l'aggiunta di acido clavulanico e' prevista nei casi severi/complicati e recidivanti- conclude lo studio- mentre nella forma non complicata e non recidivante il farmaco di scelta dovrebbe essere l'amoxillina".
(Red/ Dire)