Ricerca a Bologna: colpa di resistenza microbiota ad antibiotici.
Roma, 22 mar. - Se il trapianto di midollo osseo nei bambini malati di leucemia va o meno a buon fine dipende (anche) dai milioni di microrganismi presenti nell'intestino umano. E da quanto sono resistenti agli antibiotici. A suggerirlo sono due studi coordinati dai ricercatori dell'Alma Mater e del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, gli unici ad oggi disponibili in questo ambito su pazienti pediatrici. Gli studiosi hanno osservato come i bambini che sviluppano complicazioni post-trapianto abbiano un microbiota intestinale piu' ricco di batteri resistenti agli antibiotici. La scoperta, spiega l'Ateneo felsineo, apre la strada al futuro utilizzo di questi microrganismi come strumento per riconoscere in anticipo i soggetti piu' a rischio di sviluppare complicazioni e studiare quindi terapie e profilassi personalizzate.
Gia' nel 2015 i ricercatori avevano realizzato una prima analisi sul decorso post-trapianto nei bambini, che suggeriva il ruolo del microbiota intestinale nell'insorgere del rigetto. I due nuovi studi confermano quell'ipotesi, scoprendo che il microbiota puo' influenzare le probabilita' di successo di trattamenti antibiotici sui pazienti, fondamentali per l'esito del trapianto. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, ha coinvolto otto bambini ricoverati nel centro di oncologia ed ematologia pediatrica del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, meta' dei quali hanno sviluppato il rigetto dopo il trapianto di midollo osseo. Utilizzando tecniche di sequenziamento massivo del Dna, i ricercatori hanno evidenziato che, subito dopo il trapianto, nel microbiota intestinale dei piccoli pazienti si sono consolidate resistenze agli antibiotici gia' attive e, allo stesso tempo, ne sono sorte di nuove. Un fenomeno piu' evidente nel caso di pazienti con rigetto.
"La diffusione di batteri resistenti agli antibiotici e' un problema di portata globale, particolarmente rilevante nei pazienti ematologici, costretti a sottoporsi a frequenti profilassi e trattamenti antimicrobici", spiega Riccardo Masetti, docente dell'Alma Mater e medico alla Pediatria del Sant'Orsola, che ha coordinato entrambi gli studi.
Una procedura come il trapianto di midollo osseo puo' portare a un aumento della resistenza agli antibiotici. "L'esposizione prolungata all'ambiente ospedaliero- continua Masetti- puo' favorire l'accumulo di geni antibiotico-resistenti nei batteri del microbiota intestinale" e questo, in pazienti con ridotte difese immunitarie, "puo' contribuire all'instaurarsi di infezioni e di conseguenza all'aumento del tasso di mortalita'".
Per confermare il collegamento tra microbiota e rigetto e' stato poi realizzato un secondo studio, che ha coinvolto diversi centri italiani: Bambino Gesu' di Roma, ospedale di Verona, Policlinico San Matteo di Pavia e Sant'Orsola di Bologna. La ricerca, pubblicata sulla rivista Bmc medical genomics, ha analizzato le variazioni nella composizione del microbiota di 36 bambini prima e dopo il trapianto. E anche in questo caso e' emerso che i pazienti con rigetto presentano gia' prima del trapianto un microbiota alterato, con una ridotta biodiversita' e abbondanza di batteri legati allo sviluppo di infiammazioni.
"Anche questo secondo studio- spiega Masetti- mostra come il futuro della clinica, in ambito oncoematologico, potrebbe utilizzare le conoscenze acquisite sul microbiota per personalizzare terapie e profilassi, riconoscendo in anticipo i soggetti piu' a rischio di sviluppare complicazioni". In futuro, dunque, si potrebbe arrivare a "proporre terapie e profilassi antibiotiche adeguate per ogni singolo paziente a partire dallo screening delle resistenze presenti all'interno del microbiota intestinale".
(Red/ Dire)