Franzoni: In 80% casi farmacoresistenti la chirurgia da' risultati
Roma, 22 mar. - L'epilessia infantile si differenzia da quella dell'adulto.
"L'infanzia e l'adolescenza rappresentano i periodi della vita in cui il maggior numero di soggetti puo' guarire, anche se il meccanismo per cui guariscono non lo conosciamo". Lo fa sapere Emilio Franzoni, presidente della Societa' italiana di neurologia pediatrica (SINP), in occasione delle Audizioni in Senato sul ddl n. 716 e connesso.
"Epilessie, come quelle del sonno del bambino o quelle che si verificano nei primi 3 anni di vita, scompaiono indipendentemente dalle cure che si fanno. C'e' ancora uno stigma che caratterizza la malattia- sottolinea il neuropsichiatra infantile- indipendentemente dalle comorbidita' (ovvero da un qualcosa che si associa alle crisi epilettiche, come la paralisi cerebrale o il ritardo mentale). Tutti pensano che ci sia un disturbo cerebrale". Nel ddl si parla di epilessia farmacoresistente. "Abbiamo chiesto di sostituirla con epilessia attiva- ribadisce Franzoni- perche' ci sono una quota di epilessie che, nonostante le terapie messe in atto, causano comunque le crisi al bambino impedendogli di avere una vita normale. In questo contesto si pone il problema del patentino con il motorino e noi neuropsichiatri infantili dobbiamo esprimere un giudizio". Le epilessie attive o farmacoresistenti "non guariscono con i farmaci e bisogna intervenire con la chirurgia. In Emilia Romagna- aggiunge Franzoni- stiamo realizzando un percorso sulla chirurgia che, se eseguita, ha un risultato nell'80% delle epilessie farmacoresistenti".
La dieta chetogenica e' "poco utilizzata- precisa il presidente della Sinp in audizione al Senato- perche' e' difficile da portare avanti. Io la chiamo 'la dieta della mortadella' perche' e' grassa. Infine, c'e' l'impianto stimolatorio del nervo vago. È un piccolo pacemaker impiantato nel torace sinistro che manda degli impulsi con risultati del 25%".
Il presidente della Sinp ricorda alla commissione Igiene e Sanita' del Senato che sull'epilessia c'e' tanta ignoranza. "Un giovane con crisi di epilessia nel posto di lavoro non deve essere licenziato, di crisi epilettiche non si muore. Non sempre si sa che un bambino che ha un'epilessia rolandica, frequente nell'infanzia e nell'adolescenza, abbia le crisi solo quando dorme, a volte di pomeriggio ma prevalentemente di notte. Sono questi i soggetti in cui si fa fatica a dire che hanno l'epilessia- spiega il medico- perche' se non lo dicono non corrono quasi nessun rischio. Dicendolo si causa un danno maggiore di quello che e' l'epilessia, discriminando questo bambino rispetto ai suoi coetanei". O ancora, "c'e' il piccolo male assenza: sono i bambini che si incantano- prosegue Franzoni- notati a scuola perche' sembrano distratti, ma dall'elettroencefalogramma si scopre che hanno le scariche epilettiche. Il 70% di questi guarisce perche' sparisce non solo la crisi- conclude- ma anche l'equivalente dell'elettroencefalogramma".
(Red/ Dire)