Roma, 24 mag. - La morte e' veramente una sconfitta per la vita? Le filosofie orientali ci dicono di no, osservando che ogni cosa in natura ha un limite, una finitudine e che proprio dalla morte si origina nuova vita. I due poli d'inizio e fine vita, alfa e omega, si equivalgono per drammaticita' e importanza ed e' umano in certe condizioni desiderare la morte, una buona morte a cui prepararci insieme ai nostri cari. Cosi' in un contributo sul fine vite e l'eutanasia Francesca Testoni, responsabile assistenza Ageop ricerca onlus, Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica.
La morte e' un diritto per ogni persona, anche per i bambini secondo Janus Korczac. E' un diritto "estremo", ma e' il diritto all'autonomia e all'autodeterminazione. Come operatori rispettiamo i pazienti se rispettiamo le loro scelte e se ancor prima li mettiamo nella condizione di poter sempre scegliere.
Dovrebbe essere facolta' di ogni persona- chiarisce Testoni- in date situazioni, valutare e decidere se ricevere o meno le cure e quali. Chi ha a che fare con i malati gravi e la morte impara soprattutto una cosa: che la dignita' ha a che fare con la nostra possibilita' di scegliere, di essere sempre "soggetti", in qualsiasi momento o condizione, e non essere mai solo "oggetti" di cura. Solo malati. Quando si parla di bambini sono i genitori ad esprimere una scelta. Anche il bambino, invece, andrebbe sempre attentamente ascoltato dai genitori attraverso i suoi gesti, i suoi silenzi, i suoi sguardi, le sue parole. E credo anche che il compito dell'equipe che lo ha in cura- continua- sia ascoltarlo, comprenderlo per cercare di rispettarne il piu' possibile la volonta' aiutando i genitori a comprenderla. Per rispettare le scelte di qualsiasi persona, di ogni eta'- spiega ancora Francesca Testoni, responsabile assistenza Ageop ricerca onlus, Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica- non si puo' prescindere da un ascolto profondo che permetta di comprendere il significato che vuol dare alla propria vita. E darle la possibilita' di essere ascoltata anche quando non e' nelle condizioni di parlare, attraverso il testamento biologico. Una scelta non chiara arrecherebbe sofferenza ai parenti che, oscillando tra la tentazione per l'eutanasia e quella per l'accanimento terapeutico, ne uscirebbero comunque devastati e in preda ai sensi di colpa. Se riusciamo a capire al di la' delle convinzioni, delle credenze religiose e morali di ognuno, che la dignita' dell'essere umano come tutti i diritti ha valore assoluto, ma che ognuno ne ha una concezione diversa, individuale, comprendiamo il diritto all'eutanasia. E' un diritto fondamentale- conclude- per significare la propria autodeterminazione. La mancanza di significato impedisce la pienezza della vita, ed e' pertanto equivalente alla malattia. Il significato rende molte cose sopportabili, forse tutte. (C.G.
Jung).
Articolo di Francesca Testoni, responsabile assistenza Ageop ricerca onlus, Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica.
(Red/ Dire)