Crescono problemi celebrovascolari e con 4 porzioni/sett +62% rischio morte
Roma, 5 lug. - Su oltre 300 bambini in eta' prescolare e scolare circa il 34 e il 38% delle energie totali da loro utilizzate provengono dai cosiddetti ultra processed food (Upf), comunemente definiti 'junk food'. Energie che, per i ragazzi che ne 'abusano', sono correlate agli Upf fino al 53% nella fascia 3-7 anni e al 61% per i 7-8 anni di eta'. Sono i risultati di una ricerca brasiliana pubblicata nel 2014 su Elsevier, che sottolineano, inoltre, come "il consumo di Upf in eta' prescolare sia correlato significativamente ad una crescente concentrazione di colesterolo totale e Lipoproteine a bassa densita'", scrivono i ricercatori.
In Francia, un ulteriore studio condotto su 105.159 persone di eta' media 43 anni, monitorate dal 2009 al 2018, ha portato alla luce che "un aumento assoluto del 10% di Upf nella dieta accresce del 12% i problemi cardiovascolari, del 13% quelli alle arterie coronarie e dell'11% i problemi celebrovascolari". Al contempo e' emersa una rilevante connessione tra "la riduzione di questi tassi e il consumo di alimenti non lavorati". Arrivando al 2019, uno studio spagnolo dal titolo 'Association between consumption of ultra-processed foods and all cause mortality: SUN prospective cohort study', riporta che su 19mila persone di eta' media 36 anni, comparando quanti fanno "meno di 2 consumi di Upf a settimana" con quanti ne "consumano piu' di 4", il rischio di morte "aumenta per questi ultimi del 62%", e per "ogni porzione aggiuntiva ancora di un 18%".
Gli ultra processed food sono di difficile definizione. Il The Guardian nel 2018 li ha definiti come "alimenti inventati da tecnologi alimentari e fabbricati con ingredienti industriali e additivi, che hanno poca somiglianza con frutta, verdura, carne o pesce ma sono usati per cucinare un pasto fresco a casa". Gli Upf fanno discutere gli esperti almeno da due punti di vista, a parlarne alla Dire e' Carlo Agostoni, presidente della Societa' italiana di gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), che spiega: "Da un lato hanno assicurato una maggior igiene nei Paesi in via di sviluppo", tanto che una buona parte degli studi scientifici in materia sono stati implementati proprio in Colombia, Argentina e Brasile. Dall'altro, pero', gli Upf sono spesso relazionati "allo sviluppo di patologie cronico-degenerative".
Aumento del colesterolo, della pressione sanguigna e di alcune forme di cancro, sono possibili correlazioni legate al consumo di Upf e rappresentano tutti fattori che possono accrescere il rischio di mortalita'. Ad evidenziarlo e' stato lo studio francese 'Association between ultraprocessed food consumption and risk of mortality among middle-aged adults in France', pubblicato su JAMA Internal Medicine nel 2019.
Peculiare il caso degli Stati Uniti dove a far cadere e' il mito dei succhi di frutta sono studi come 'l'Association of Sugary Beverage Consumption With Mortality Risk in US Adults', in cui si sottolinea come "bere troppo succo di frutta puo' aumentare il rischio di morte prematura fino al 42%". CBS Philadephia riporta che i ricercatori "hanno studiato i tassi di mortalita' e i questionari relativi alle diete di circa 13mila persone", rilevando che "aumenta il rischio di morte prematura del 14% in coloro che ricevono piu' del 10% delle calorie giornaliere da bevande zuccherate".
La vera difficolta' sta nel contrastare l'immagine degli Upf: "Sono altamente appetibili, possono portare all'interruzione dei segnali di fame e sazieta'. Sono veloci e facili da consumare". Sono definiti dai ricercatori "attraenti e glamour, soprattutto per bambini e adolescenti, a causa delle sofisticate strategie di marketing". Per questo si e' levato dal mondo scientifico un appello: "Servono politiche che limitino la proporzione di Upf nella dieta e promuovano il consumo di alimenti integrali e non trasformati, necessari per migliorare la salute dei bambini e quella globale".
(Red/ Dire)