Roma, 22 feb. - Praticare la circoncisione rituale negli ospedali di tutte le regioni italiane e a costi accessibili, per evitare che accadano tragedie come quella in cui a dicembre scorso a Roma perse la vita un bambino di origini nigeriane, e garantire il diritto alla salute dei bambini. È la proposta lanciata durante una tavola rotonda nella sede del Cnr a Roma organizzata dalla fondazione Karol Wojtila, cui hanno preso parte anche Filomena Albano, Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia, Rosanna Cerbo, segretaria generale dell'Associazione internazionale Karol Wojtyla e Antonio Magi, presidente Omceo Roma. "Ogni anno in Italia sono tra 600 e 800 i nuovi nati di fede musulmana e a questi si aggiungono i migranti che magari non sono ancora circoncisi", spiega Cerbo descrivendo il fenomeno e specificando che "solo nel Lazio il numero va dai 200 ai 400".
"La circoncisione rituale- aggiunge poi Cerbo- si fa per gli ebrei e per i musulmani, ma mentre per la comunita' ebraica il problema non c'e' perche' lo fanno nelle strutture della comunita' all'ottavo giorno, come previsto dalla tradizione, per i musulmani, che la possono fare in un'eta' molto piu' variabile, diventa un problema. Il Comitato di bioetica Italiano- continua- ha detto che e' permessa la circoncisione anche se non si ha il consenso informato. Noi nella Regione Lazio, al Policlinico Umberto I, abbiamo fatto la prima esperienza che e' andata benissimo. L'unico problema e' che costa 400 euro, chiaramente troppo. Se fosse costato di meno, probabilmente quel bambino non sarebbe morto".
"Per sistemare questa situazione- continua Cerbo- bisogna prima di tutto allargare l'esperienza alle altre regioni perche' ce ne sono alcune dove si sta facendo qualcosa mentre in altre non c'e' nulla. Seconda cosa, nel Lazio dobbiamo cercare di abbassare il costo, quindi l'obiettivo di oggi e', grazie anche all'Autorita' garante dell'Infanzia, portare questa tematica all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni che deve dare delle linee guida e fare si' che sia un intervento che si paga, perche' non si tratta di una terapia, ma a un costo etico sociale".
"Io vedo questa proposta in maniera molto positiva- interviene Antonio Magi- in Italia siamo abituati ad aspettare il primo decesso prima di fare qualcosa. Parlo come ordine professionale: il medico ha l'obbligo di intervenire sempre e comunque. E sarebbe bene che le regioni si organizzassero per offrire un servizio uniforme- spiega il presidente Omceo Roma- ma certamente il regionalismo differenziato di cui si parla in questi giorni va nella direzione opposta".
D'accordo anche la Garante dell'infanzia, secondo la quale "bisognerebbe evitare di parlare di questi temi sull'onda emozionale di tragici fatti di cronaca e avere in mira gli obiettivi della discussione, che sono assicurare salute e sicurezza ai bambini. Quindi che questo tipo di interventi avvenga in un contesto sicuro e protetto, in condizioni ottimali, eseguiti da personale qualificato. Altra sfida- conclude Albano- e' fare informazione per far sapere alle famiglie dei servizi offerti e della loro utilita'".
(Red/ Dire)