Libro creato in reparto ospedaliero neonatologia Emilia Romagna
Roma, 1 feb. - "Mi avevano chiesto di portare parole sulle culle dei prematuri, di accendere di storie il reparto di Neonatologia dell'Ospedale di Reggio Emilia, citta' dove vivo e lavoro. Sentivo in modo cristallino di camminare in bilico dove la vita sboccia e traballa. Ho deciso di domandare ad altri bambini, alleati potenti, di aiutarmi a trovare il filo da tessere insieme per convincere i piu' piccoli ad aprire gli occhi da questa parte". Cosi' Monica Morini, cofondatrice del Teatro dell'Orsa, racconta la nascita del suo libro 'Qui ci sono le altalene', una delicata "ballata alla vita" che presentera' sabato alle 16.30 alla Libreria L'altracitta' di Roma, in via Pavia 106 .
"Scrivo e lavoro in teatro, costruendo con i bambini, da sempre- continua Morini- mi pareva naturale coinvolgerli. Ai bambini visitati nelle scuole e negli incontri in biblioteca ho raccontato storie di nascita, ho tenuto tra le mani un libro amatissimo, 'La grande domanda' di Wolf Erlbruch (Editore E/O), poi ho ascoltato e registrato le loro risposte. Brecht diceva 'Io nasco dentro una domanda'. Abbiamo bisogno di domande per liberare visioni. Ho chiesto aiuto, ho detto dove sarei andata, chi avrei incontrato, e dopo aver domandato loro cosa avrei dovuto dire perche' valesse la pena nascere una bambina di 4 anni mi ha guardato e con certezza mi ha risposto: 'Qui ci sono le altalene'".
In merito all'inusuale contesto che ha visto nascere l'albo, illustrato da Eva Sanchez Gomez, l'autrice aggiunge: "Stava prendendo corpo dentro il reparto di neonatologia di Reggio Emilia la volonta' di donare uno spazio di nutrimento per genitori e bambini, fatto di parole, di albi, di storie, di rime. Abbiamo creato una bibliografia in collaborazione con il sistema bibliotecario della citta' e una bella libreria per ragazzi, Il semaforo Blu. Ho incontrato il personale e i genitori, lavorato sul valore della memoria delle storie, delle parole e delle rime e dei canti che custodiscono il suono di ogni inizio in noi. Poi- conclude- nella giornata del prematuro abbiamo donato la nostra ballata".
(Wel/ Dire)