Dotta: Piu' ricorso a Pma aumenta eventuale rischio prematurita'
Roma, 13 dic. - Il 2018 ha confermato un trend "pericoloso e indicativo di un disagio sociale: l'eta' media al parto e' abbondantemente sopra i 33 anni ed e' in ulteriore aumento rispetto al biennio precedente". Lo denuncia Andrea Dotta, presidente della sede laziale della Societa' italiana di neonatologia (Sin), che il 13 e 14 dicembre promuovera' con le sedi regionali della Societa' italiana di medicina emergenza urgenza pediatrica (Simeup) e della Societa' italiana di pediatria (Sip) il congresso 'Insieme per il futuro' a Roma, nell'Auditorium della Tecnica.
"Si fa ricorso sempre di piu' alla procreazione medicalmente assistita (Pma)- continua il medico- e anche questo e' un fattore che puo' predire un eventuale rischio di nascita pretermine". La nascita prima delle 37 settimane e' "abbastanza stabile nel tempo- conferma Dotta- con un'incidenza del 7.5%. Con una discreta frequenza il neonato a bassa eta' gestazionale puo' avere degli outcome a distanza, da minori a maggiori, con un impatto sociale importante". Da qui la Sin ha deciso di dedicare una delle sessioni del congresso agli outcome nutrizionale, respiratorio e neuroevolutivo.
Passando all'estrema prematurita' (sotto le 28 settimane di eta' gestazionale) "e' leggermente aumentata- prosegue il presidente della Sin Lazio- ma per fortuna e' aumentata anche la sopravvivenza con la conseguente riduzione della mortalita' di questi neonati". Nel dettaglio, "tra gli altamente prematuri la sopravvivenza senza esiti negativi a distanza e' sopra al 70%, ma se parliamo delle nascite sotto le 25 settimane la possibilita' che vi siano degli outcome a distanza sale in maniera significativa. Questo vuol dire- conclude- che gli ospedali e il territorio devono far corpo per aiutare le famiglie".
(Red/ Dire)