4 Societa' scientifiche promuovono piano regione: ok grandi centri
Roma, 6 dic. - La sicurezza della madre e del suo bambino e l'appropriatezza delle cure dei neonati, in particolare quelli pretermine o ad elevata criticita', possono essere tutelate solo attraverso una rete ospedaliera con centri attrezzati e un numero di pazienti adeguato a garantire esperienza sufficiente per affrontare i casi piu' complessi e difficili. Con questa posizione la Societa' italiana di neonatologia (Sin), con l'Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri (Aogoi), la Societa' italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e la Societa' italiana di pediatria (Sip), interviene nel dibattito sul riassetto della rete regionale dell'assistenza materno-infantile in Lombardia.
Per dire che va supportata la proposta di Palazzo Pirelli le cui delibere prevedono l'istituzione dei Centri di medicina materno fetale (Mmf) e una riorganizzazione graduale delle Terapie intensive neonatali (Tin) lombarde, a favore della centralizzazione delle gravidanze ad alto rischio, con la riconversione delle Tin che si caratterizzano per numero di letti e casistica inferiori agli standard di riferimento, basso tasso di saturazione, limitato bacino di utenza e ubicazione in presidi sede di Dea (Dipartimento emergenza-accettazione) di primo livello-Ps.
In sostanza, le strutture ospedaliere di Lodi, Como Valduce, Rho e Cremona continueranno a seguire i neonati, anche con patologie, ma non quelli critici cioe' quelli che hanno bisogno di cure intensive specializzate (neonati prematuri con peso inferiore a 1.500 grammi o neonati a termine con gravi patologie).
La Sin e le altre societa' scientifiche dell'area ostetrica, ginecologica e pediatrica dicono di convidere "pienamente la visione della Regione Lombardia" e sono "impegnate a fianco delle Istituzioni con l'obiettivo comune di garantire i migliori standard di sicurezza e appropriatezza degli interventi assistenziali materno-neonatali, favorendo un allineamento alla normativa nazionale vigente". Questa posizione e', peraltro, supportata dai recenti dati della letteratura che dimostrano la corrispondenza tra la numerosita' delle casistiche e la qualita' dell'assistenza. Dove si assiste un numero di neonati pretermine maggiore di 50 casi all'anno, aumenta il livello e l'adeguatezza delle cure, con risultati assistenziali migliori. Dunque, dicono le Societa' scientifiche, si vada avanti con una riorganizzazione della rete delle Tin, come proposto dalla Regione Lombardia, con un numero inferiore di Centri, di dimensioni superiori rispetto alle attuali, aggregati ai Centri di Medicina materno fetale e ubicati in strutture sede di Dipartimenti di emergenza-accettazione di secondo livello, con disponibilita' delle risorse multispecialistiche e tecnologiche necessarie per l'assistenza ad elevata complessita'.
Il riassetto va supportato dal Sistema regionale di trasporto materno assistito (Stam) e dal Sistema regionale di trasporto in emergenza del neonato (Sten), con la possibilita' di attivazione prima del parto, per garantire un'adeguata assistenza neonatologica fin dal momento della nascita. "Le situazioni di rischio materno e feto neonatale (compresa la prematurita') sono, nella maggior parte dei casi, precocemente identificabili e pertanto possono essere tempestivamente indirizzate ai Centri altamente specialistici, sempre a tutela di mamma e neonato", conclude Fabio Mosca, presidente della Societa' di Neonatologia.
(Red/ Dire)