Binetti (Udc): L'arte ci sfida per individuare sempre nuove strade
Roma, 19 apr. - A una settimana dalla giornata mondiale della consapevolezza sui disturbi dello spettro autistico si torna nelle istituzioni per parlare di diritti e per sfidare la tendenza al "pensiero unico" nel trattamento dell'autismo.
"Il grande sogno di medici, scienziati e ricercatori e' trovare il farmaco che cambi la storia naturale della malattia. Nell'autismo questa possibilita' non esiste, ci sono piuttosto una serie di misure abilitative, riabilitative e psicopedagogiche. Oggi si parla di autismi e di spettro, perche' verso i soggetti portatori di questa sofferenza deve prevalere la scelta di strumenti che meglio rispondano alle caratteristiche di ciascuno. Impattiamo, invece, contro una corrente culturale che riduce la ricchezza abilitativa e riabilitativa a un solo metodo, e lo fa con una pervicacia che rende difficile un dibattito scientifico ad ampio raggio. Portiamo qui l'arte, con la sua ricchezza di simboli e significati, perche' ci sfida per individuare sempre nuove strade". Apre cosi' Paola Binetti, senatrice Udc, il convegno 'Autismo: Educazione all'Arte' nella Sala di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica.
Presente anche il senatore Lucio Malan, protagonista della mozione unitaria sull'autismo, approvazione la scorsa settimana all'unanimita' dall'Assemblea del Senato. "Un piccolo capolavoro di architettura politica, un caso unico in questa legislatura. La mozione di per se' non ha efficacia, ma il preziosissimo contributo di quanti oggi lavorano nell'autismo- afferma Malan- deve essere valorizzato. Soldi, norme, strutture e organizzazione, sono tutti punti toccati dal documento e che dovranno essere messi in pratica". Il valore aggiunto della mozione unitaria, secondo Binetti, sta proprio nell'aver rimesso al centro l'unitarieta' del soggetto, puntando alle esperienze di lavoro, di vita e sui diritti del giovane autistico. Elementi fondamentali per costruire un itinerario di vita che lo veda come un soggetto in evoluzione". In tema di sfide, la psicoterapeuta dell'eta' evolutiva Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO),aggiunge: "A livello culturale si parla finalmente di autismi, riconoscendo la gradualita' nel disturbo e l'unicita' individuale. Questo significa porsi il problema di puntare su trattamenti specifici per le diverse gradualita'. Non ci puo' essere un unico metodo, un'unica risposta universale per un problema cosi' complesso.
L'autismo e' un disturbo su cui concorrono numerosi fattori e l'ultima frontiera e' quella del microbioma. Anche noi- sottolinea Di Renzo- stiamo cercando i problemi di permeabilita' intestinale. A livello internazionale, inolotre, si parla di buon risultato (optimal outcome) nell'autismo. Fatto non necessariamente collegato a una diagnosi sbagliata, tanto che diversi studi dimostrano che anche con diagnosi adeguate ci puo' essere una uscita dall'autismo". L'IdO ha condotto il primo follow up in Italia su 20 ragazzi che avevano terminato la terapia 3, 4, 5 anni prima, riportando un punteggio Ados fuori dall'autismo. "Abbiamo somministrato a questi 20 soggetti il test Ados 3 basato sulla conversazione e i risultati confermano che tutti hanno mantenuto un punteggio di non autismo".
Il modello evolutivo nel trattamento della sindrome autistica "considera lo sviluppo come un fatto complesso- spiega la psicoterapeuta- e si focalizza sugli aspetti legati alla sintonizzazione, alla relazione e alla socializzazione. Il lavoro cognitivo avviene in un secondo momento. Nessuna colpa dei genitori- ribadisce Di Renzo- perche' nessun essere umano e' pronto a relazionarsi con un bambino atipico. I genitori vanno aiutati a trovare le giuste sintonizzazioni con dei bambini che non rispondono. Inoltre- sottolinea la terapeuta- in eta' evolutiva la diagnosi ha bisogno di conferme e in caso di rischio si diagnostica basso (come confermato dal Dsm 5). Certo, i campanelli di allarme possono essere individuati subito, e piu' precoce e' l'intervento tanto piu' buoni saranno i risultati". Perche' l'arte? "La percentuale di soggetti talentuosi nei soggetti con autismo e' la stessa che nei normotipici. Cio' che notiamo nei minori con un disturbo dello spettro autistico e' un rallentamento nell'evoluzione grafica.
Sono bambini che a 3-4 anni non disegnano il volto umano perche' in loro la difficolta' maggiore e' quella relazionale e non cognitiva. Sanno disegnare quadrati e numeri, ma la casa ad esempio crea maggiori difficolta' perche' e' un'immagine ricca di contenuti emotivi". Il funzionamento dei soggetti autistici e' "visivo- precisa la psicoterapeuta- hanno un amore per il dettaglio, spesso non sono sintetici, ma hanno la capacita di andare al cuore delle cose. Dote difficilmente posseduta dalle persone normotipiche. I disegni dei minori con autismo esprimono la potenza delle forme archetipiche dell'universo. Utilizzare l'arte come strumento terapeutico- conclude- da' la possibilita' ai bambini di esprimersi anche attraverso i segni".
(Red/ Dire)