In primi anni vita. Al congresso Sip sara' presentato il lavoro di task force
Roma, 12 apr. - "Il 30% degli interventi per protesi dell'anca fatti in persone al di sotto dei 40 anni sono esito di una malattia congenita non riconosciuta nei primi periodi della vita". A dirlo e' Rino Agostiniani, membro del consiglio direttivo della Sip, che presentera' al 75esimo congresso di Pediatria, dal 29 maggio all'1 giugno a Bologna, un documento di consenso sui comportamenti piu' opportuni per una diagnosi precoce della displasia evolutiva dell'anca. Un lavoro frutto di una task force che raggruppa membri della Societa' italiana di pediatria, della Societa' italiana di radiologia medica e della Societa' italiana di ortopedia pediatrica.
"La displasia evolutiva dell'anca, una patologia legata a una non corretta articolazione della testa femorale nell'ileo, puo' comportare nelle situazioni piu' gravi addirittura una zoppia che si evidenzia precocemente. In quelle meno gravi- continua ilo medico- puo' portare a un'artrosi precoce che puo' costringere l'individuo ad essere sottoposto a un intervento di protesi dell'anca, gia' in eta' relativamente giovanile".
Attualmente in Italia "la situazione e' molto confusa per quel che riguarda l'atteggiamento piu' opportuno da seguire per fare una diagnosi precoce della patologia. Esiste una modalita' clinica, di visita del neonato attraverso la manovra di Ortolani (dal nome del pediatra ferrarese che l'ha ideata) fatta alla nascita a tutti i neonati, che consente di fare una diagnosi in un certo numero di casi. Tuttavia sappiamo che una quota di situazioni puo' sfuggire all'esame clinico", ribadisce Agostiniani.
Nel corso degli anni e' stata poi proposta una tecnica di tipo ecografico "per avere una diagnosi piu' accurata in tempi molto precoci- ricorda- e il precoce e' estremamente importante. Piu' e' precoce la diagnosi, piu' e' tempestiva la terapia e molto piu' facile e breve sara' la risoluzione del problema". Sull'uso dell'ecografia si e' "discusso molto- precisa il membro del consiglio direttivo della Sip- se utilizzarla come strumento da rivolgere a tutti i bambini, a tutti i nuovi nati, se riservarla solo alla categoria piu' a rischio che sono le femmine, se riservarla a tutti o ancora solo a quelle situazioni che presentano fattori di rischio. Nel nostro paese la situazione e' estremamente variegata e le differenze non sono solo da regione a regione, ma da punto nascita a punto nascita. Il tentativo di questa consensus- fa sapere Agostiniani- e' di mettere insieme le conoscenze migliori che attualmente ci sono grazie al supporto di vari specialisti che si occupano di questo problema, per cercare di dare una raccomandazione di comportamento che consenta di strutturare un sistema di diagnosi precoce di questa patologia- conclude- piu' omogeneo possibile in Italia".
(Red/ Dire)