Capozza (Siup): Risultati eccellenti con il trattamento endoscopico
Roma, 21 set. - In eta' pediatrica prevalgono le malformazioni congenite dell'apparato urinario, tra queste il reflusso vescico ureterale e l'idronefrosi. "Il reflusso vescico ureterale e' una patologia molto frequente, riguarda dall'1 al 2% della popolazione e talvolta viene sospettata per la presenza di infezioni urinarie. Negli ultimi anni e' sempre piu' frequente una segnalazione in epoca prenatale, per cui vengono richiesti esami successivi che ci portano a fare diagnosi". Alla Dire Nicola Capozza, presidente della Societa' Italiana di Urologia Pediatrica, spiega le novita' nell'ambito del trattamento.
"Il reflusso vescico ureterale per la sua complessita' e numerosita' dei pazienti ha rappresentato un motivo, una giustificazione, affinche' l'urologia pediatrica si affermasse come disciplina autonoma sia dalla chirurgia pediatrica che dall'urologia. La gestione del reflusso- sottolinea il responsabile del dipartimento di Chirurgia urologica dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu'- si e' oggi molto semplificata. Una volta l'alternativa era tra la chirurgia a cielo aperto e la profilassi antibiotica, o anche il trattamento antibiotico intermittente, e si andava da un estremo all'altro in termini di invasivita' e di efficacia. A partire dai primi anni '90 c'e' una terza opzione, ovvero il trattamento endoscopico del reflusso tramite l'iniezione di gel (sono vari materiali) al di sotto dello sbocco ureterale. Questo rappresenta una valida alternativa sia alla chirurgia che alla profilassi antibiotica con risultati eccellenti, ma non e' stato facile mettere d'accordo le figure professionali che si occupano di reflusso vescico ureterale. Penso al pediatra, all'urologo pediatra e al nefrologo pediatra. Attualmente- conclude Capozza- le raccomandazioni sono in favore di un trattamento endoscopico in tutti i casi in cui il reflusso e' sintomatico. Non c'e' la possibilita' di proseguire semplicemente con un'osservazione".
(Wel/ Dire)