Sono circa 25 milioni i bambini a rischio esclusione sociale in Europa
Roma, 2 mar. - Sono circa 25 milioni i bambini a rischio esclusione sociale in Europa. In Italia quasi 1,3 milioni di minori vivono in condizioni di poverta' assoluta e quasi 2,3 milioni sono in situazioni di poverta' relativa. Un minore su due in poverta' relativa vive al Sud. Solo nel Mezzogiorno, infatti, i minori poveri sono 500 mila e 1,2 milioni sono in situazioni di poverta' relativa (rispettivamente il 39 per cento e il 52 per cento del totale nazionale). Sono i dati resi noti oggi dalla Fondazione con il Sud, la presentazione della ricerca "La poverta' minorile ed educativa. Dinamiche territoriali, politiche di contrasto, esperienze sul campo", realizzata da Srm (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) con il supporto di Fondazione Banco di Napoli e Compagnia di San Paolo.
Il convegno - come la ricerca - ha avuto l'obiettivo di illustrare il quadro statistico-economico della relazione tra poverta' minorile e poverta' educativa a livello europeo, nazionale e del Mezzogiorno in particolare. "Essere poveri sul versante materiale aumenta infatti il rischio di essere poveri dal punto di vista educativo e di conseguenza una bassa istruzione implica una maggiore difficolta' di inserimento nel mercato del lavoro - spiega la Fondazione con il Sud -.Per questo stiamo cercando di tracciare un quadro delle politiche pubbliche e degli interventi per contrastare il rischio di poverta' dei minori mediante l'approfondimento dei principi generali, degli obiettivi assunti e degli strumenti utilizzati a livello comunitario e nazionale".
Secondo la ricerca poco piu' di un europeo su 10 tra i 18 e i 24 anni (il 10,8 per cento) non consegue il diploma di scuola superiore e lascia prematuramente ogni percorso di formazione (early school leavers), percentuale che sale al 13,8 per cento per l'Italia e al 18,4 per cento per il Mezzogiorno. In Italia i Neet (Not in Education, Employment or Training) sono oltre 3,2 milioni, (il 26 per cento della fascia dei giovani tra i 15 e i 34 anni); nel Mezzogiorno sono 1,8 milioni, oltre la meta' del totale nazionale. Nel solo 2016, le Fondazioni di origine bancaria hanno erogato oltre 413 milioni di euro per il welfare ed il contrasto alla poverta' (circa il 40% del totale delle loro donazioni, pari ad oltre 1 miliardo di euro). Sostenendo piu' di 5.500 interventi destinati a giovani e altri soggetti deboli, per migliorare la loro vita e favorire la crescita di comunita' coese e solidali.
Stando al nostro paese il dossier evidenzia come la percentuale di cittadini a rischio di poverta' ed esclusione sociale e' in Italia piu' elevata rispetto alla media dei Paesi Ue, interessando il 30 per cento della popolazione. In termini assoluti oggi in Italia si contano oltre 4,7 milioni di poveri. Nel 2016, in particolare, l'incidenza della poverta' assoluta sale al 26,8% dal 18,3% del 2015 tra le famiglie con tre o piu' figli minori, coinvolgendo oltre 137 mila famiglie (e 814 mila individui). In relazione all'istruzione del capofamiglia, la poverta' ha una maggiore incidenza in quelle famiglie dove la persona di riferimento ha soltanto la licenza elementare. Un dato che denota l'esistenza di una correlazione inversa tra poverta' e istruzione generata dal fatto che il futuro occupazionale e' influenzato dal titolo di studio posseduto.
Inoltre, sempre secondo il dossier, il tasso di poverta' aumenta considerando i minori. In Italia sono 1 milione 292 mila i minori che vivono in poverta' assoluta e 2 milioni 297 mila quelli che vivono in situazioni di poverta' relativa (il 22,3% della popolazione di riferimento, quasi un minore su quattro). I bambini sono stati i piu' colpiti dal generale impoverimento della popolazione: tra il 2005 e il 2016 la percentuale di minori in poverta' assoluta e' passata dal 3,9% al 12,5% del totale dei minori. Se - come visto - per la popolazione e le famiglie in generale la poverta' assoluta e' raddoppiata, per i minori e per le famiglie con almeno un figlio minore e' piu' che triplicata. Solo negli ultimi tre anni la popolazione minorile afflitta da poverta' assoluta e' aumentata di 250 mila unita' passando da 1,045 milioni del 2014 a 1,292 milioni del 2016 (dati Istat, Rapporto sulla Poverta' in Italia - anno 2014 e anno 2016).
Per la Fondazione con il Sud la poverta' minorile oggi e' una sfida universale. Essa riguarda gli individui, le famiglie e le economie di tutto il mondo, a prescindere dai prodotti nazionali, dal livello di sviluppo o dalla posizione geografica ed e' una effettiva misura complessiva dello sviluppo. Per questo"affrontare la poverta' e l'ineguaglianza nell'infanzia e' cruciale per garantire ai bambini pari opportunita' di vita, per interrompere il ciclo inter-generazionale della poverta' (minorile, educativa, lavorativa) e per permettere una crescita inclusiva e sostenibile". Inoltre e' necessario porre fine alla poverta' minorile e fornire pari opportunita' di apprendimento e di relazione, permette al singolo bambino e ragazzo di sviluppare appieno le proprie potenzialita', di contribuire alla coesione sociale e all'economia e, se diventera' genitore, di evitare che i propri figli vivano in poverta'. I possibili fattori di intervento sono quindi molteplici, multidimensionali e intergenerazionali: innanzitutto bisogna agire sul contesto economico e sociale riducendo gli squilibri territoriali e le disuguaglianze interne. "La connessione tra condizioni economiche e probabilita' di successo e di mobilita' sociale e' talmente rilevante che appare un percorso non procrastinabile nel tempo - si legge nel dossier -. In questo campo entrano sia le politiche di sostegno allo sviluppo economico territoriale, sia azioni mirate a sostenere i livelli dei salari e le misure di conciliazione vita-lavoro". Inoltre, servono interventi di protezione sociale per affrontare la poverta' monetaria, con ricadute positive su molte deprivazioni del bambino.
"Le politiche economiche e sociali hanno un ruolo importante nel contrastare il rischio di esclusione. I paesi che spendono di piu' in trasferimenti alla famiglie e agevolazioni fiscali alle famiglie con bambini sono quelli che hanno maggiore successo nella lotta alla poverta'". Si chiede poi di sostenere con azioni mirate ed efficaci la prima infanzia con investimenti pubblici e privati nei sevizi educativi ad essa dedicati. I bambini piu' piccoli sono infatti i piu' colpiti dai fenomeni di poverta' e rischio di esclusione sociale, ed il cui supporto puo' generare il maggior impatto nel lungo termine. "Questo e' il momento piu' importante dello sviluppo cognitivo, emotivo e psicologico, e la deprivazione puo' compromettere la crescita del bambino e potenzialmente impattare con conseguenze gravi e durature sul suo percorso verso la vita adulta" scrivono i ricercatori. Bisogna anche investire risorse e idee sull'istruzione, sull'inclusione scolastica e sulla transizione scuola-lavoro. "E' l'unica reale strada per raggiungere i risultati voluti. I percorsi anche in questo caso sono multilivello: aumentare la partecipazione scolastica, integrare e supportare la didattica verso gli obiettivi di inclusione e supporto alla crescita socio-culturale, adeguare quantitativamente e qualitativamente le infrastrutture e migliorare la qualita' e l'efficacia dei servizi di assistenza e "tutoraggio" per i ragazzi in condizioni di difficolta' familiare ed ambientale". Infine si propone di operare con politiche volte all'inserimento concreto e sostenibile dei giovani nel mondo del lavoro, riducendo quell'insieme ad alto rischio di emarginazione sociale e ad alto impatto sulla potenzialita' di crescita economica dell'intero sistema produttivo, rappresentato dai Neet.
(Red/ Dire)