Interazione gene e ambiente sconosciuta. Il punto al congresso Sip
Roma, 11 mag. - "A 18 anni dalla comunicazione del sequenziamento del genoma umano, quando venne annunciato che dal 2010 avremmo avuto test per tutte le malattie, non conosciamo quanti geni abbiamo e non siamo ancora in grado di interpretarne tutte le variazioni.
Dobbiamo prendere la genetica con grande eccitazione e molta umilta'". Sara' questo il messaggio che Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma (OPBG), lancera' al 74esimo Congresso italiano di pediatria della Societa' italiana di pediatria (Sip), a Roma dal 12 al 16 giugno.
"L'idea di fare degli screening di massa che ci rendano perfetti ed esenti dalle malattie e' utopica. Sono stati fatti significativi progressi, ma ci sono ancora una serie di cose che continuiamo a non vedere". Secondo il genetista "e' abbastanza chiaro che il sequenziamento del genoma umano abbia rappresentato una rivoluzione non tanto strettamente nel campo della genetica, ma in quello della tecnologia. Tutto cio' che si e' sviluppato per sequenziare il genoma umano- precisa lo studioso- ha portato a sviluppare tecnologie che permettono oggi di analizzare l'intero genoma umano con dei costi 100 mila volte piu' bassi rispetto a quelli del 2000. Diciotto anni fa costava 100 milioni di dollari fare un'analisi genomica, oggi probabilmente con 500 euro e' possibile farla".
L'analisi genomica riguarda "le variazioni comuni che abbiamo nel genoma. Ognuno di noi e' diverso dall'altro per circa 5 milioni di basi del codice genetico- spiega Dallapiccola- ma non vediamo le piccole differenze che esistono e che hanno un impatto sulle malattie che in questo momento ancora non conosciamo. Non siamo fatti solo di genoma, viviamo in un determinato contesto a cui siamo esposti che chiamiamo 'esposoma' (i farmaci, gli stili di vita, l'alimentazione, i batteri presenti nel nostro organismo che da adulti arrivano a circa 1 kg e mezzo), che ha una funzione complessa sulla modulazione della funzione del genoma. Non e' importante solo la sequenza del DNA e quello che c'e' scritto nel DNA- precisa il medico- ma come i piccoli pezzi del DNA funzionano. L'interazione tra gene e ambiente e' sconosciuta".
Tutti gli essere umani dal momento in cui "vengono concepiti e nel momento in cui cominciano a svilupparsi vanno incontro a una serie di mutazioni. Ognuno di noi e' un mosaico - popolazioni geneticamente diverse - per milioni di popolazioni geneticamente diverse. Non e' un'ipotesi di lavoro- ricorda alla DIRE Bruno Dallapiccola- andando a studiare prima il cervello dei topi e poi quello degli umani si e' visto che circa 1 ogni 300 neuroni e' geneticamente diverso dall'altro". Questa e' la regione per cui "non ci stupiamo piu' nel dire che i gemelli identici sono diversi- afferma il medico- non solo per effetto dell'ambiente, ma perche' gia' durante le primissime fasi dello sviluppo embrionale vanno incontro a queste differenze. È molto prematura allora l'idea che attraverso una semplice sequenza, fatta su un campione di sangue o di saliva, riusciamo a capire tutto il nostro destino".
Passando agli screening a livello di concepimento, "oggi con le tecniche di riediting del genoma umano si puo' cercare di capire esattamente quello che possiamo modificare. Ad esempio- continua il genetista- un concepito che ha una malattia come l'anemia mediterranea con una correzione chirurgica a livello del genoma (riediting del genoma) teoricamente puo' essere corretto per la specifica mutazione. Anche questo, tuttavia, e' un tipo di screening genetico non accurato. Sappiamo che quando tagliamo e rimuoviamo la sequenza patologica, induciamo delle mutazioni in altre parti del genoma il cui significato e' tutto da capire.
Siamo inaccurati".
Sulle diagnosi prenatali, prosegue il direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma, "a livello commerciale c'e' chi sta proponendo analisi genomiche da fare sul feto. Un recente lavoro ha dimostrato che e' un dato assolutamente non attendibile, nella misura in cui sappiamo che molti segnali che leggiamo attraverso il sequenziamento del genoma sono di dubbia interpretazione".
La buona notizia e' che l'Italia e' "all'avanguardia a livello internazionale sugli screening alla nascita. Non ci sono molti paesi che hanno realizzato una legge (che risale a due anni fa) e che permette di avere degli screening allargati che riguardano dalle 40 alle 50 malattie metaboliche", sottolinea l'esperto.
Inoltre, ci sono gli screening nel corso della vita "come quelli per le malattie comuni, quali la talassemia o la fibrosi cistica. Ricordo che in Veneto venne realizzato uno screening di popolazione per la fibrosi cistica. Nella parte della regione scrinata la malattia scese da 1 caso su 3 mila ad 1 su 12 mila- conclude il direttore scientifico- laddove, invece, non venne fatto lo screening l'incidenza della malattia rimase di 1 caso su 3 mila. Dove le mutazioni sono comuni e' importante fare questo tipo di screening".
(Rac/ Dire)