Roma, 23 feb. - 'Oggi i giovani hanno perso lo spirito puer. Quasi fossero catturati da una sorta di pietrificazione, pro tempore'. È questa la cruda fotografia tracciata da Alda Marini, psicologa analista junghiana del CIPA (Centro italiano di psicologia analitica) ed esponente dell'Associazione Nazionale di Ecobiopsicologia (ANEB), che partecipera' all'XI convegno nazionale dell'Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy (ICSAT) su 'Il puer, l'aspetto eternamente giovanile della psiche'. L'evento si svolgera' al Palacongressi di Ravenna (Largo Firenze) il 12 e 13 maggio.
'Parlando di 'aspetto eternamente giovanile della psiche' io amo intendere un'attenzione sull'aspetto vitale dell'adolescenza. Il giovane dentro di noi, l'stanza archetipica del puer, viene spesso definita come la spinta continua al cambiamento, fino all'incostanza, il desiderare e volere subito la realizzazione del desiderio, senza riuscire ad accettare la fatica che ci separa da esso, il non riuscire a passare dal desiderio al progetto. Il Puer non e' solo questo- afferma Marini- la parola 'giovanile' contiene anche 'vitale', 'energetico', 'propulsivo' e 'trasformativo', quindi 'creativo', che percepisce il cambiamento come valore. Tuttavia, perche' il giovane viva uno sviluppo sano deve bilanciare la sua istanza Puer con un accrescimento graduale dell'istanza opposta, quella del Senex. Il Senex si concretizza nella capacita' di mettere in relazione le esperienze precedenti con quelle successive, farle sedimentare dentro di se' per trarne un senso e compiere scelte sensate. Come Puer e' cambiamento, avventura ed esplorazione, Senex e' la continuita' e il mantenimento di cio' che e' stato conquistato. Un Senex senza Puer e' pietrificazione- prosegue la psicoanalista- assenza di vita, rigidita' di un sistema. Un Puer senza Senex si traduce, invece, in incostanza, in incapacita' di stare nelle situazioni, in un continuo cambiamento sterile, privo di progetto e quindi nell'impossibilita' di crescere e trasformarsi'.
Il problema oggi, secondo la psicoanalista, e' nel 'bilanciamento tra queste due istanze, presenti in quote diverse a seconda dell'eta' di una persona'. Forse per comprendere questa realta' dobbiamo fare un passo indietro, all'infanzia. Cosa accade oggi nell'infanzia? 'Prima la vita del bambino era caratterizzata da intenzioni concrete e operazioni pratiche. Era presente nel qui ed ora, immerso nell'esperienza istantanea da cui traeva gratificazione immediata. Oggi il bambino non e' piu' nel qui ed ora- ricorda Marini-. Non e' qui ma in una realta' virtuale e non piu' concreta. Spesso i nostri bambini sono davanti ad uno schermo, sia esso televisione, cellulare o tablet, assorbendo immagini, identificandosi in personaggi virtuali per combattere guerre mai appartenute a dei bambini, o per creare mondi fantastici che paiono realta' e con cui il bambino entra in rapporto. Quindi osserviamo la scomparsa dell'esperienza concreta, materica. Non ora ma domani. La sua vita e' poi scandita da impegni scolastici o sportivi, dove l'aspetto prestazionale e competitivo domina ed e' forte il bisogno di omologazione col gruppo dei coetanei'.
Lo stesso genitore spesso chiede al figlio 'il successo che lui non ha raggiunto per riparare al proprio narcisismo variamente ferito, diventando luogo di gratificazione compensatoria. Ed ecco che il bambino ha continuamente davanti un obiettivo da raggiungere, un livello di prestazione da conquistare, le sue azioni sono sempre rivolte ad uno scopo, anzitempo. L'adolescente, viceversa- continua l'esponente dell'Aneb- era contestatore del presente e creatore del futuro. La spinta alla contestazione aveva la funzione di permettergli di misurare la propria forza, fare un braccio di ferro il cui scopo principale era quello di rinforzare la sua capacita' di lottare e affrontare la vita. Cio' era sostenuto dal suo sguardo progettuale nel futuro, un futuro in cui avrebbe lasciato la sua impronta per cambiare le cose. Ora la contestazione si e' frammentata nei rivoli delle mille possibilita' che la vita mette davanti come alternative: tutto e' possibile, non vi e' nulla da combattere, o combattere e' inutile. Gli hanno 'scippato' le modalita' provocatorie con cui contestava la realta'. Ma gli hanno scippato anche il futuro. Il futuro e' stato sottratto al giovane come luogo dove manifestare se stesso, non ha piu' la possibilita' di pensarsi in un domani dove c'e' un posto per lui- aggiunge Marini- e si ritrova bloccato in un eterno presente.
Questo uccide la sua vitalita' e crea, ad esempio, il fenomeno degli hikikomori giapponesi (gli autoreclusi in casa) che sta diventando un problema anche in Italia'.
Il lavoro oggi 'non e' garantito, al punto che la fantasia piu' grande dei giovani e' focalizzata nel trovare l'autonomia lavorativa, non nel realizzare se stessi. Quindi un obiettivo di puro adattamento, non individuativo. E l'adattamento purtroppo non e' un passaggio, rimane un punto d'arrivo peraltro mai raggiunto. Spesso sono stata interpellata da genitori di adolescenti che non vogliono piu' uscire da casa o che non comunicano piu'. Sono come amorfi, procedono in un percorso formativo a rilento e senza entusiasmo, senza peraltro raggiungere stadi depressivi veri e propri. Sono figli di un'infanzia dove l'aspetto concreto non ha avuto corpo e non si riesce a passare alla fase successiva, dove ha luogo il mondo ideale'.
Come sono gli adulti? 'I genitori di un tempo erano irrigiditi in un sistema preordinato, rappresentanti del mondo 'reazionario', della regola che si perpetua e della rassicurazione che da' continuita'. Vigeva il 'codice paterno', il principio del dovere, dell'impegno e della responsabilita'. Il '68- ricorda Marini- ha poi rarefatto la figura del padre e l'immagine della regola, contestandola e aprendosi alle mille possibilita'. Il genitore, figlio di questa contestazione, non avendo un modello definito alle spalle, si e' ritrovato disorientato nella funzione genitoriale e, non riuscendo ad essere guida per mancanza di modelli, ha finito per seguire il figlio chiedendogli come voleva essere educato. Ha declinato la sua funzione genitoriale- critica la psicoanalista- e appare insoddisfatto della sua vita, senza sapere come prendere i figli. Modula la posizione genitoriale guardando al suo benessere: 'Se mio figlio mi mette troppo in difficolta', gli diro' di si' o mi arrabbiero' istericamente senza avere alcun progetto e/o intento educativo dietro la mia rabbia. Questa realta' non lascia lo spazio per un vero incontro d'anima con il figlio- spiega la terapeuta- c'e' solo una pretenziosita' capricciosa che non fornisce al figlio gli strumenti per adattarsi al mondo e poi dire la sua'.
Sempre piu' spesso 'sento i giovani parlare di mancanza di speranza, mancanza di voglia di fare- racconta Marini- non percepiscono di avere uno spazio per realizzarsi. Credo che sia questo il vero dramma di oggi, che produce giovani disadattati o che improvvisamente esplodono, prendono un mitra ed entrano a gamba tesa nella societa' uccidendo qualcuno. Ci vuole una parte puer per manifestare il proprio se' autenticamente. I giovani stanno perdendo la dimensione vitale e le patologie depressive lo dimostrano. Dall'altra parte- continua la psicoanalista- si trovano di fronte modelli di adulti ridotti in una dimensione di preadolescenza perenne'. Ecco che lo scenario attuale, da un punto di vista clinico, diventa quello dell'omologazione: 'Emerge fortemente la paura di tirare fuori se stessi e di misurarsi all'interno di un contatto autentico. Il preadolescente che si misura con il mondo, conquista un po' di autonomia ma non ha la forza di sganciarsi dalla famiglia, rimane sempre in una dinamica di dipendenza, inseguendo l'idea di diventare grande, ma non e' 'grande' e quindi non riesce a trasformare il mondo'.
Ripartire si puo'. 'Dovremmo lavorare tutti per restituire al giovane la sua giusta quota di Puer, che e' una quota propulsiva da un punto di vista sociale, politico, clinico e personale. Da sempre il giovane ha salvato la societa' dall'irrigidimento, dal cadere nelle maglie dei vari poteri costituiti e ingiusti che si sono susseguiti nei secoli. Quello che alla fine metteva a rischio la vita era il giovane. La forza creativa e trasformativa e' sempre stata affidata al giovane- conclude Marini- se non avremo piu' questi giovani la societa' sara' condannata'.
(Red/ Dire)