(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 20 ott. - Nei primi 3 anni di vita quasi il 30% dei bambini presenta un disturbo del sonno e questa percentuale scende al 15% dopo i 3 anni. "Il sonno e' di importanza fondamentale per la salute in generale- afferma il prof. Luigi Ferini Strambi, ordinario di Neurologia, Ospedale San Raffaele di Milano- per l'efficienza del sistema immunitario, per le corrette funzioni organiche e per il benessere quotidiano. La sua mancanza, infatti, oltre ad interferire con i processi di crescita e ridurre le difese immunitarie, produce effetti negativi sulla concentrazione, sulla capacita' di decisione e sull'efficienza". Tra i principali disturbi del sonno in eta' pediatrica, rivestono un ruolo importante i Disturbi respiratori notturni (Drs): un terzo dei bambini di eta' compresa tra 2 e 6 anni presenta russamento occasionale, mentre il 15% russa abitualmente e il 2-5% ha una sindrome delle apnee morfeiche ostruttive. Bisogna distinguere tre diversi fenotipi dei bambini con Drs: fenotipo comune (ipertrofia tonsillare), fenotipo adulto (obesita'), fenotipo con anomalie cranio-facciali (micrognazia). Se nell'adulto con Drs la sonnolenza diurna e' un sintomo cardine, nel bambino si osserva soprattutto ipercinesia diurna, mentre la sonnolenza e' presente solo nel 20% dei casi.
Anche il sonnambulismo e' frequente: ne soffre il 12-13% dei bambini intorno ai nove-dieci anni e il 6-7% dai sei agli otto anni. L'episodio sonnambulico si verifica in genere nella prima parte del sonno. Se gli episodi avvengono dopo 3-4 ore dall'inizio del sonno o si ripetono piu' volte nel corso della stessa notte, e' indicato uno studio polisonnografico notturno per escludere, ad esempio, una epilessia del lobo notturno frontale. Quando il problema riguarda l'addormentamento potrebbe trattarsi di Restless Legs Syndrome (Rls): la prevalenza di Rls nella popolazione tra 5 e 17 anni e' intorno al 2%. La sintomatologia compare tipicamente a riposo, si attenua con il movimento e si manifesta o si aggrava nelle ore serali e nella prima parte della notte, interferendo con il processo di addormentamento e generando insonnia. I soggetti affetti presentano un'intensa irrequietezza motoria che li costringe a continui movimenti delle gambe o ad alzarsi dal letto e camminare.
Piu' rara, invece, e' la narcolessia, la cui prevalenza e' di 2-5 casi ogni 10.000 abitanti. I sintomi che devono far sospettare la diagnosi sono la sonnolenza diurna (non il semplice affaticamento) e gli attacchi cataplettici. Nel bambino narcolettico, la sonnolenza e' un sintomo piu' costante nel corso della giornata. Gli attacchi cataplettici si verificano in concomitanza con una forte emozione e durano da pochi secondi a mezz'ora; sono caratterizzati da un'improvvisa diminuzione o perdita del tono muscolare, sia totale, con caduta del paziente, sia parziale con un'atonia dei soli muscoli della faccia e del collo, con incapacita' a parlare, diplopia, abbassamento della mandibola e piegamento del capo in avanti. "Dal secondo anno di vita, il sonno rappresenta uno stato diverso dalla veglia e non piu' una fase in cui si cade solo per stanchezza- interviene la prof.ssa Susanna Esposito, presidente del Congresso, ordinario di pediatria all'Universita' degli Studi di Perugia e presidente dell'Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid- Il sonno a questa eta' puo' suscitare ansia e angoscia poiche' determina la separazione dall'ambiente e dalla persone conosciute. Il bambino deve essere, quindi, accompagnato dai genitori in questa fase mediante la messa in atto di alcuni rituali come ad esempio lavarsi i denti, mettere il pigiama, leggere o raccontare una fiaba. Queste semplici azioni, ripetute ogni sera, aiutano a segnalare l'avvicinarsi del momento di andare a letto e tranquillizzano il bambino che si appresta ad affrontare la fase del sonno". Non solo disturbi del sonno ma anche altri disturbi neurologici come il deficit di attenzione e iperattivita' e i tic, al centro del dibattito durante la sessione sulle novita' in neurologia pediatrica al Congresso di Antibioticoterapia, continua WAidid.
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattivita' (Ddai), disturbo del neurosviluppo, caratterizzato da deficit di attenzione, iperattivita' e impulsivita', e' stato presentato dal prof. Alessandro Albizzati, neuropsichiatra infantile. La prevalenza di tale disturbo nei bambini e' pari al 3-4%, si presenta in concomitanza con disturbi del comportamento, quali il disturbo oppositivo provocatorio e della condotta, stati d'ansia e alterazioni dell'umore. Ecco, quindi, che il trattamento per Ddai si basa su un approccio multimodale che comprende interventi psicoeducativi, parent-teacher-child-training e la terapia farmacologica. Lo studio sui tic, infine, e' stato presentato dal prof. Nardo Nardocci, direttore dell'unita' di neuropsichiatria infantile dell'Istituto "Carlo Besta" di Milano. I tic rappresentano uno dei disturbi del movimento piu' frequenti nel bambino. Il tic si definisce come un movimento rapido e improvviso (tic motorio) o una emissione di suoni prodotti dal passaggio di aria attraverso il naso, bocca o gola (tic vocale). Lo spettro clinico, oltre alla sindrome di tic transitori che e' la piu' frequente, include quella dei tic cronici e la sindrome di Tourette che nella maggioranza dei casi si accompagna a disturbi da deficit di attenzione e iperattivita' e disturbi ossessivo-compulsivi.
Recenti studi hanno evidenziato, inoltre, la possibilita' che l'infezione da streptococco Beta emolitico possa avere un ruolo nell'eziopatogenesi dei tic, ma saranno necessari ancora nuovi studi per giungere a conclusioni definitive.
(Red/ Dire)