(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 31 mar. - Bullismo, cyberbullismo, selfie suicidari, aggressivita' nei confronti dei genitori, dei piu' deboli e uso di droghe. Come giudicano gli adolescenti queste azioni? Sette giovani su dieci non commentano negativamente atti del genere. E' il dato emerso da un sondaggio Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico) che sta monitorando i comportamenti antisociali diffusi soprattutto nel mondo degli adolescenti. "E' preoccupante l'atteggiamento dei 330 giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno risposto al sondaggio - dice la dottoressa Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta e presidente Eurodap - Tutti, rispondendo alle domande poste, hanno avuto un atteggiamento che dimostra inconsapevolezza rispetto alla gravita' di azioni come il bullismo, la violenza verbale e fisica nei confronti di un altro adolescente, o azioni che possano mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri".
Secondo il 70% del campione, spiega l'esperta, questi atti vengono messi in atto "di solito per curiosita'. Secondo le risposte raccolte- sottolinea- chi agisce con violenza fisica e verbale su un'altra persona, chi maltratta i genitori, chi mette in pericolo la propria vita e quella degli altri lo fa perche' queste azioni danno eccitazione; oppure si mettono in pratica tanto per fare qualcosa e vedere la reazione nell'altro. Sul fronte uso di droghe le risposte sono molto pericolose. La maggior parte dei giovani sostiene che usare droghe sia normale". I giovani, inoltre, credono che queste azioni siano sempre esistite "ma che adesso siano piu' conosciute da quando si dispone di internet che ha aperto un mondo- spiega Vinciguerra - Solo il 30% dei giovani ravvede in questi atti comportamenti socialmente inadeguati e pericolosi e tende a dare la responsabilita' all'esterno".
Nella fascia d'eta' compresa tra i 25 e i 45 anni, aggiunge ancora l'esperta, "l'80% di coloro che hanno risposto al sondaggio considera i comportamenti di cui abbiamo parlato in precedenza come qualcosa di negativo e pericoloso, ma tende a considerarli bravate, di cui i social sono i maggiori responsabili. Non si dicono quindi allarmati rispetto al diffuso uso delle droghe e solo il 20% del campione pensa che si dovrebbero fare corsi ai genitori per migliorare la loro capacita' nel gestire la crescita dei figli". Nella fascia di eta' tra i 45 e i 65 anni, invece, l'80% delle persone che ha risposto al sondaggio si dice "consapevole della gravita' di questi comportamenti giovanili, ma sposta sulla scuola e i social la responsabilita' di questo problema generazionale assolutamente allarmante". Commenta la presidente di Eurodap: "Ci troviamo di fronte ad un grave allarme sociale riguardo il disturbo di comportamento antisociale, di cui le cronache ci rimandano i fatti piu' drammatici, ma che e' una modalita' di comportamento generalizzato tra la maggioranza degli adolescenti, di cui nessuno si prende la sua parte di responsabilita'".
L'essere umano non nasce con codici di comportamento preorganizzato, ma "con un temperamento che puo' essere mite, combattivo, aggressivo, determinato, evitante e cosi' via. Quello che derminerß le sue modalita' di pensiero e comportamento sara' indirizzato dai messaggi del mondo che lo circonda, da modelli di riferimento, dalla qualita' del suo accudimento". La famiglia, sempre secondo Vinciguerra, ha una "profonda responsabilita' nei comportamenti dei ragazzi, cosi' lo Stato, i social e i media". Si pensa che accudire i figli sia "proteggerli e farli contenti- fa sapere l'esperta- convinzione assolutamente errata. Accudire i figli e' farli sentire certamente amati, non pretendere che siano quello che noi vorremmo, rispettare e sostenere le loro caratteristiche, ma sempre in aderenza alla realta' e con l'intento di renderli autonomi. I genitori sono spostati a costruire benessere economico per non far mancare nulla ai figli senza rendersi conto che fanno mancare loro tutto: appoggio, protezione, modelli del bene e del male poiche' sono i primi a proteggerli, a scusarli contro tutti coloro che tentano talvolta di dare dei messaggi educativi", conclude Vinciguerra.
(Red/ Dire)