(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Venezia, 28 lug. - I tentativi di smontare in modo sistematico le notizie pseudoscientifiche o false che circolano sul social network Facebook "sono inutili o addirittura controproducenti". Lo afferma Fabiana Zollo, ricercatrice post-doc all'Universita' Ca'Foscari di Venezia che, insieme ad un team internazionale guidato da ricercatori italiani, ha realizzato uno studio sul debunking analizzando l'attivita' su Facebook di 54 milioni di utenti nell'arco di cinque anni, da cui ha tratto un articolo pubblicato sulla rivista scientifica "Plos One". Lo studio ha rilevato che "i post di debunking stimolano commenti negativi, non raggiungono il pubblico complottista oppure lo fanno reagire nel senso opposto a quello sperato", spiega Zollo. Lo studio ha analizzato i post, i like e i commenti pubblicati su 83 pagine Facebook di carattere scientifico, 330 pagine complottiste e 66 pagine dedicate al debunking, scoprendo che sul social network "esistono due distinte comunita' che non entrano in contatto tra loro e dialogano all'interno di una cassa di risonanza che non fa altro che rafforzare le loro tesi di partenza".
La diffusione della disinformazione, insomma, "e' dovuta alla polarizzazione degli utenti, ma anche alla crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni e all'incapacita' di capire in modo corretto le informazioni", continua la ricercatrice. Pertanto "il debunking e l'attacco frontale ai complottisti non sono antidoti al propagarsi di fake news". Una possibile soluzione, piuttosto, potrebbe essere "l'uso di un approccio piu' aperto e morbido, che promuova una cultura dell'umilta' con l'obiettivo di abbattere i muri e le barriere tra le tribu' della rete".
(Red/ Dire)