Disturbi del comportamento, IdO: A scuola aumentati del 25%
Castelbianco: Non bisogna cercare la patologia, ma domandarsi perche' e' accaduto
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 7 lug. - "Fermarsi a riflettere su come stanno le cose e' fondamentale. Sono rimaste stabili le disabilita' visive e uditive, mentre sono diminuite quelle motorie. Sono infine aumentati i disturbi del comportamento e tutte le difficolta' a scuola. Dato avvalorato dalla commissione parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza che ha sottolineato un incremento del 25% dei disturbi del comportamento nelle scuole. In meno di 10 anni gli studenti con patologia sono passati da 187 mila nel 2007 a 233 mila nel 2015". Cosi' Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), commenta e plaude all'indagine conoscitiva sulla tutela della salute psicofisica dei bambini, presentata in Senato.
Secondo lo psicoterapeuta questo aumento e' determinato da due fattori: "Chiediamo molto di piu' oggi ai bambini rispetto a 30 anni fa e lo vediamo gia' nell'ingresso alla scuola elementare, dove vivono difficolta' nelle prestazioni, nella resa e nell'adeguamento alle regole sociali. Se non aderiscono o non rispondono a tali richieste si crea un problema, la cui risposta e' stata di tipo sanitario: cercare la patologia in ognuno di loro. Cosi' abbiamo sempre piu' bambini con disturbi della condotta, dell'attenzione e dell'apprendimento. Andare pero' a cercare nei minori sempre le loro negativita' non e' una buona trovata- prosegue lo psicoterapeuta- perche' e' cambiata la societa'.Si pensi che se nel 1980 l'Organizzazione Mondiale della Sanita' con la classificazione ICDH (International Classification of Disabilities and Handicaps) cercava i deficit, nel 2001 con l'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilita' e della Salute) ha iniziato a cercare le capacita'".
Spesso la disabilita e' nell'occhio di chi guarda: "I bambini che vanno a scuola a 5 anni sono tutti intelligenti, tuttavia non tutti sono maturi affettivamente per poter affrontare il carico dell'ingresso a scuola. Allora si trovano in difficolta', ad esempio, nella capacita' di leggere e scrivere. Una difficolta' che non puo' essere indicata come un deficit corticale neurologico e biologico. Questa e' una esagerazione, cosi' come e' inaccettabile- denuncia il direttore dell'IdO- avere nelle classi italiane dai 4 ai 7 bambini certificati. Vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa nel modo di insegnare, valutare e su come accogliamo i minori. Non possiamo dare la responsabilita' di come sta il bambino al bambino, questo e' un lavarsi le mani.
Bisogna rivedere le modalita' di accogliere e seguire i bambini".
La tendenza a non cercare mai gli aspetti positivi si riscontra anche nella plusdotazione: "In Italia ci sono circa 500 mila bambini plusdotati e quasi mai vengono riconosciuti. Con l'equipe di esperti dell'IdO siamo andati in 300 scuole in Italia per cercare di comprendere e sapere di piu' sull'alto potenziale. Le insegnanti si sono mostrate molto disponibili e ci hanno indicato 1.000 bambini con l'ipotesi della plusdotazione. Di questi, 510 erano effettivamente gifted. Da segnalare non solo l'alta capacita' delle insegnanti nell'individuare gli alunni- sottolinea Castelbianco- ma anche che quasi tutti questi bambini avevano una diagnosi di disturbi della condotta, oppositivo-provocatori o ancora la dislessia. La loro plusdotazione non solo restava incompresa, ma poteva anche essere danneggiata".
Castelbianco propone di fare un passo indietro: "Quello che chiamiamo bullismo e' una forma di aggressivita' che non deriva dall'adolescenza bensi', si riscontra sin dai nidi e alle materne. Abbiamo tanti bambini di due anni che mordono, danno calci, testate e pugni. Sono arrabbiati". Come mai e cosa si puo' fare per abbasare la loro aggressivita'? "Trent'anni fa i bambini restavano a casa fino alla prima elementare- continua lo psicologo- adesso restano con la mamma fino al sesto mese di vita. Questa separazione cosi' anticipata sedimenta in loro sentimenti di rabbia, che si radicano e poi fuoriescino sottoforma di aggressivita'".
Il primo passo sara' dunque "rendersi conto che l'aumento del disagio deve portarci ad avanzare proposte che favoriscano un cambiamento della situazione attuale. Innanzitutto- consiglia il direttore dell'IdO- semplificare la vita dei bambini, ovvero sarebbe opportuno che restassero con le mamme almeno fino a 1 anno e mezzo di vita, per poi andare al nido. Inoltre, non si puo pretendere che a 3 o 4 anni debbano saper leggere e scrivere. Una crescita psicofisica sana ed equilibrata e' determinata dal loro livello di maturazione- spiega l'esperto- altrimenti avremo sempre bambini inadeguati. Siamo noi adulti ad essere inadeguati perche' facciamo richieste inadeguate. Dovranno esserci delle modifiche nell'insegnamento per favorire l'apprendimento e non porre dei risultati". Infine, "dal momento che le mamme doverosamente lavorano- conclude- affinche' continuino ad essere per i figli una presenza costante, e' opportuno che almeno qualche notte i bambini possano dormire con loro".
Qui e' possibile guardare la videointervista della Dire (http://89.97.250.171/News/2017/07/04/2017070402152601632.MP4 ) (Red/ Dire)
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