Parla presidente fondazione Migrantes: Non c'e' invasione religiosa
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 23 giu. - "I bambini e i ragazzi nati in Italia e quelli che hanno frequentato almeno 5 anni di scuola "hanno il diritto di sentirsi cittadini italiani". Lo ribadisce mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale Cei per le migrazioni, in un'intervista al Sir sul dibattito politico in corso sull'approvazione della legge per dare la cittadinanza italiana a chi nasce (ius soli) e studia (ius culturae) in Italia. Al momento riguarda 1 milione di bambini e giovani, figli di persone gia' regolarmente residenti nel Paese. "In altre nazioni europee e' gia' stato fatto - afferma mons. Di Tora -. Sono persone che gia' abitano stabilmente nella nostra societa'". "Purtroppo la discussione e' stata estremizzata, e' diventata motivo di contrasto - osserva -. Siamo vicino al ballottaggio politico quindi anche questa realta' assume una valenza politica sia per i partiti di sinistra, sia per quelli di destra". Il fenomeno delle migrazioni, prosegue "non e' transitorio" ma "e' una realta' epocale con la quale ci dobbiamo misurare: e' impensabile voler alzare dei muri, fermare le migrazioni attraverso barriere esterne, fili spinati".
È un fenomeno che "va governato" ricordando che "oggi l'Italia ha bisogno di tanta novita'" perche' "c'e' una forte denatalita'" e "i migranti vengono a supplire il vuoto demografico di domani", inoltre ci sono "tipi di lavoro che gli italiani non vogliono piu' fare, come la pastorizia o l'artigianato o il lavoro nelle fonderie e nelle concerie". "È una realta' nuova di fronte alla quale non si possono chiudere gli occhi e dire: 'Ce ne stiamo per conto nostro'. Questo vorrebbe dire diventare una nazione che tra 50 anni non avra' piu' nulla", sottolinea: "Dobbiamo renderci conto che dall'insieme di tante popolazioni diverse puo' nascere davvero un mondo nuovo". Riguardo al timore di fenomeni di radicalizzazione o dell'islamizzazione del Paese afferma: "Dipende da noi tenere fede alla nostra realta', alla nostra religione, ai nostri valori fondamentali. È chiaro che chi viene deve accettare le regole della nostra societa'. C'e' il rispetto dei loro valori ma devono anche accettare i nostri. Ora tutta questa invasione religiosa non c'e'. Il pericolo terrorismo e' stato in Francia, Germania, Inghilterra, dove si erano creati dei luoghi che sono diventati dei ghetti chiusi. L'integrazione diventa percio' importante per non correre questo pericolo".
(Red/ Dire)