(DIRE-Notiziario settimanale Minori) Roma, 20 gen. - A partire dai volti e dalle storie dei migranti che giungono in Italia, e in particolare dei minori, "e in vista del loro futuro, credo sia importante che il nostro parlare sappia dire dei 'si'' e dei 'no' responsabili; senza cioe' la superficialita' e il cinismo gridato da chi parla tanto 'di' migranti ma forse non ha mai parlato 'con' i migranti". Lo ha scritto mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, su 'Il Sole 24 Ore' di ieri.
"Capisco tutta la fatica che si va facendo- ha aggiunto Galantino- ma non apprezzo per niente le ricette prive di realismo e mancanti di concreta progettualita' che i soliti noti non mancano di dispensare inquinando talvolta l'etere di banalita' a buon mercato". Per il vescovo i "si'" che vanno pronunciati "riguardano livelli diversi. A cominciare da un si' chiaro, teso a sbloccare e approvare una legge ferma che allarghi la cittadinanza ai minori che hanno concluso il primo ciclo scolastico, cosi' da allargare la partecipazione, cuore della democrazia, e favorire processi di inclusione e integrazione".
Un secondo si' "riguarda l'approvazione di un'altra legge ferma e che tutela i minori non accompagnati". Ancora un si' attiene "l'identificazione dei migranti che arrivano tra noi, sia per un'accoglienza attenta alla diversita' delle persone e delle storie sia per mettere in campo forme e strumenti di tutela e di accompagnamento che risultano una sicurezza per le persone migranti e per la comunita' che accoglie". Si', inoltre, "a una accoglienza diffusa, in tutti i comuni italiani". L'ultimo si' "e' per il rilascio di un titolo di soggiorno come protezione umanitaria".
Mons. Galantino afferma, poco oltre, che occorre "ripartire dalla legalita'" come "atto di intelligenza politica". Per questo "deve essere chiaro il no a forme di chiusura di ogni via legale di ingresso nel nostro Paese che sta generando un popolo di irregolari, che alimenta lo sfruttamento, il lavoro nero e la violenza". "Come un no chiaro va pronunziato nei confronti della tendenza a investire piu' nella vendita delle armi che in cooperazione allo sviluppo".
Mentre "un discorso piu' articolato merita la proposta che l'attuale ministro dell'Interno intende fare rispetto alla riapertura dei Cie". Mons. Galantino trova giustificato il "no" espresso da diverse realta' del mondo ecclesiale e della solidarieta' sociale. "No, se i Cie dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione". Il "no condizionato alla riapertura dei Cie" si deve alla "assicurazione del presidente del Consiglio e del ministro dell'Interno sulla diversa natura, anche se non ancora precisata, dei Cie". "Mi chiedo comunque se tali Centri risultino realisticamente necessari nel caso di chi, irregolare, ha commesso un reato. Per questi esiste il carcere dal quale attraverso misure cautelari, seppur eccezionali e previste dalla legge, potrebbero venire direttamente espulsi".
(www.agensir.it) (Red/ Dire)