Castelbianco: La causa del suicidio di Napoli? Ricerca di visibilita'
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 16 set. - Cosa ha portato Tiziana ad uccidersi? "La cattiveria e la superficialita' di cui pero' non vi e' consapevolezza", risponde al Tg3 Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), che, intervistato sulla tragica fine della 31enne napoletana, e sui fatti di Rimini (con la ragazzina abusata e ripresa, con le immagini duffuse sul web), ha aggiunto: "La causa di tutto cio' e' da rintracciarsi nella ricerca spasmodica della notorieta', per poter dire di aver partecipato persino alla distruzione di una persona. Cio' che conta e' essere protagonisti, come spettatori o attori".
I giovani, secondo lo psicologo, "hanno perso limiti e valori, mentre gli adulti sono assenti. Non e' possibile che se si posta una canzone su un sito questa viene subito censurata, perche' la proprieta' e' di qualcun'altro; mentre i video personali non vengono filtrati. C'e' una leggerezza incredibile. La privacy va difesa- sottolinea Castelbianco-, deve esserci una responsabilita'.
I giovani sembrano "ignari delle conseguenze delle loro azioni. Creano un problema ma poi non badano a cio' che causera'- avverte lo psicoterapeuta-. Vivono nell'immediatezza e agiscono in nome di uno pseudo-divertimento. Assenza di sentimento, di coesione e solidarieta' caratterizza le amicizie. Lo si e' visto nel caso della diciassettenne di Rimini stuprata- ricorda Castelbianco- Le sue amiche hanno filmato la violenza per postarla. Quello che e' emerso in modo eclatante e' il valore della distruzione dell'altro".
Gli adulti devono "far sapere ai ragazzi che a chi compie qualcosa di diffamante spetteranno tre anni di servizi sociali senza vacanze ma continuando a studiare. Chiunque accogliera' questi video paghera' una multa enorme, che andra' a favore delle vittime. Si sta riproponendo la tipica dinamica che si verifica negli episodi di bullismo: la vittima cambia scuola e i bulli restano nella stessa classe. Bisogna capolgere questa situazione. Da adulti dobbiamo prendere una posizione forte e contenere i ragazzi aiutandoli a recuperare gli aspetti valoriali". Insomma, "l'unica difesa e' creare intorno alle vittime di cyberbullismo una rete di solidarieta'", aggiunge Bianchi di Castelbianco. "Se la vittima vede intorno a se' indifferenza e derisione avra' moltissime difficolta' ad uscirne, ma se la rete solidale non sara' limitata alla famiglia e allo psicologo si sentira' parte della societa' e non estromessa da essa".
La via d'uscita e' quindi "trovare le proprie forze dentro di se' e farsi aiutare dagli altri per poter cambiare vita. Parliamo di persone traumatizzate nella loro identita'- ricorda lo psicologo-, ce la fanno ma hanno bisogno di tempo, aiuto e solidarieta' anche quando i riflettori si spegneranno".
I casi di Napoli e Rimini mostrano un "mondo virtuale scisso da quello reale. Il Web e' vissuto senza emozioni, mentre nella realta' anche un pizzicotto puo' provocare una reazione. Nel virtuale c'e' la logica del 'non mi riguarda' e gli aggressori non si rendono conto di essere tali. Pensano che tutto cio' che dicono scrivono e fanno nella Rete appartenga ad una dimensione aliena, poi se le stesse cose accadono nella 'vita vera' allora tutto cambia". Ancora una volta la soluzione c'e': "Se un atto scorretto nel web, come la pubblicazione di un video privato, fosse punito con ripercussioni anche nel mondo reale allora gli utenti della Rete sarebbero molto piu' attenti a quello che dicono, scrivono e fanno". La condanna "deve colpire l'estetica, perche' l'immagine degli aggressori deve essere squalificata. Il criterio e'- conclude Castelbianco- che le persone con comportamenti aberranti debbano sentire che il loro atto risuoni nella societa' civile".
(Wel/ Dire)