Lo presenta Elena Vanadia (Npi) al convegno IdO a Roma venerdi' 21 ottobre
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 21 ott. - "Diversi lavori scientifici gia' pubblicati ci aiutano a comprendere quale possa essere la percezione materna della vulnerabilita' del bambino e quali possano essere le difficolta' nei processi di regolazione e integrazione alle quali il piccolo puo' andare incontro". Facendo riferimenti a questi ed altri studi Elena Vanadia, neuropsichiatra dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), parla del "paradigma del prematuro" e lo spieghera' al XVII convegno nazionale, venerdi' 21 ottobre a Roma, per affrontare il tema de 'L'importanza dell'individuazione precoce della vulnerabilita''.
La vulnerabilita' "puo' essere definita come fragilita' o come mancanza di resilienza. L'attenzione e' sulla vulnerabilita' in quanto condizione predisponente al manifestarsi di un disturbo- continua la studiosa-, infatti un soggetto vulnerabile, in occasione di un evento stressante o piu' eventi di minore intensita' ripetuti, puo' manifestare una patologia (nel nostro caso psicopatologia). Ovvero vulnerabile e' quell'organismo che ha raggiunto, o non e' in grado di assorbire, una tale quantita' di stress per cui si disorganizza".
Per affrontare la vulnerabilita' in senso neuropsichico Vanadia monitora i fattori biologici, ambientali, quelli predisponenti o stressanti e di protezione, le risorse personali del bambino e le possibili modalita' d'intervento. Inoltre, non parla solo di trattamenti abilitativi e riabilitativi ma anche di prevenzione. E proprio in quest'ottica che l'IdO ha elaborato la scheda di screening 0-24 mesi: "Una volta individuata una vulnerabilita' specifica in una o piu' delle aree di sviluppo analizzate dalla scheda- precisa il medico- possiamo dare suggerimenti e strumenti abilitativi, ai genitori e ai caregivers in genere, per cercare di modificare quella traiettoria di sviluppo facendola rientrare in una evoluzione normotipica".
Centrale e' il concetto d'individualizzazione delle cure, "specialmente in un campo come quello della neuropsichiatria infantile in cui le modalita' di presentazione sono le piu' variegate, in cui la plasticita' e' massima, soprattutto nei primi anni di vita, e i sistemi relazionali giocano un ruolo predominante in quella che sara' la base della struttura della personalita'. Da qui- ricorda Vanadia- il ponte verso un approccio terapeutico che tenda ad attivare le risorse e la motivazione prima ancora di abilitare, che punti a regolare ed integrare i processi prima ancora di richiedere le prestazioni, e infine che rimandi ogni volta a un approccio autentico e originale purche' fondato su solide basi teoriche e metodologiche. Per parlare di vulnerabilita'- afferma la neuropsichiatra- bisogna prima conoscere lo sviluppo, le sue possibili deviazioni oltre che i quadri francamente patologici. Bisogna riflettere e osservare non solo i comportamenti 'istantanei' del bambino, ma tutto cio' che gli ruota intorno e l'ambiente in cui e' immerso. In particolare, dobbiamo continuare a considerarlo come una persona portatrice di un disagio e un disturbo, piuttosto che un disagio e un disturbo".
Il paradigma del prematuro e' emblematico per spiegare la vulnerabilita' perche' "il prematuro e' per eccellenza un soggetto vulnerabile. Un bambino che viene al mondo prima del tempo e che trova ad accoglierlo un sistema affettivo-relazionale traumatizzato. Il paradigma del prematuro si riferisce quindi sia alla sua fragilita', reale o attribuita. È interessante l'elemento della percezione materna della vulnerabilita' del bambino- sottolinea Vanadia- perche' il nato pretermine, essendo stato tra la vita e la morte, rischia di essere percepito come piu' fragile anche quando il rischio sia stato superato.
Descrizioni come quella della 'sindrome del bambino vulnerabile' indicano tutta una serie di comportamenti e di alterazioni dello sviluppo dipendenti, in parte, da questi atteggiamenti di cure disfunzionali". Nei possibili quadri clinici e deviazioni dello sviluppo che la neuropsichiatra affrontera' al convegno, si fara' cenno in particolare ai disturbi relazionali. "Per cui dai disturbi dell'attaccamento si passera' ai disturbi della regolazione fino ad arrivare agli autismi. Verra' affrontata- conclude Vanadia- una panoramica di cio' che possiamo individuare nei primi anni di vita".
(Wel/ Dire)