(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 14 ott. - Il 9 ottobre era la giornata nazionale delle persone con sindrome di Down e in 200 piazze italiane e' stato predisposto un punto di accoglienza per far festa a chi ha la sindrome e per contribuire ad abbattere pregiudizi e stereotipi. "La trisomia 21 e' cosi' facile da diagnosticare che per alcuni e' anche facile da cancellare con l'aborto, un modo che non risolve alcun problema se non quello di impedire ad una schiera di bambini di nascere e vivere sereni. I bambini Down non sono bambini invisibili, il loro sorriso, il loro rapporto affettuoso, la loro capacita' di integrarsi nell'ambiente in cui vivono con gli altri, sono ben noti a tutti coloro che fanno una esperienza di prossimita', in cui vadano di pari passo affetto e stupore per tutte le cose che riescono ad imparare e a mettere in pratica, fino a conquistarsi spazi di autonomia insospettati. Sono bambini che vorrebbero essere chiamati con il loro nome e cognome, tutt'al piu' con il loro nomignolo, ma non con il nome della loro sindrome.
Vorrebbero che si parlasse di loro, riferendosi a quel che sono e a cio' che fanno, non a cio' che, almeno in teoria, non possono fare". Lo riferisce Paola Binetti, deputata di Area popolare, che aggiunge: "Da quando i bambini Down sono stati inseriti con un sostegno adeguato nelle classi con tutti gli altri bambini, il loro potenziale di capacita' si e' dilatato enormemente e non a caso alcuni di loro riescono a frequentare la scuola media superiore e si misurano con le prospettive di un lavoro, che consenta un collocamento mirato. Tante teorie sulle cause della Trisomia 21 sono naufragate: una volta si pensava che potesse dipendere dall'eta' avanzata delle madri e si immaginava che dopo i 40 anni ci fossero maggiori rischi. Oggi che in moltissimi casi l'eta' delle prime gravidanze si e' spostata ben oltre la soglia dei 40, sappiamo che non e' cosi'. Ma se la causa della sindrome di Down ci sfugge, la ricerca sul piano psico-pedagogico, i nuovi modelli didattici, una diversa organizzazione della vita della classe, un abbattimento radicale dei pregiudizi negli altri genitori e nei loro bambini; tutto cio' ha permesso di integrare sempre meglio questi bambini nel loro contesto sociale. Ha fatto emergere una gran voglia di vivere e una forte volonta' di impegno per essere come gli altri. Servono pero' risorse: risorse economiche e culturali; serve una migliore e una maggiore definizione dei Lea per essere sicuri che ogni bambino abbia tutto cio' a cui ha diritto", conclude Binetti.
(Wel/ Dire)