La deputata di Ap pensa al dramma dei bambini di Aleppo
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 7 ott. - "Difendere i diritti dei bambini sta diventando una impresa sempre piu' complessa, nonostante il terzo millennio sia stato definito come il secolo dei diritti umani. Basta pensare al dramma dei minori non accompagnati che arrivano in Italia, superando difficolta' inenarrabili, per terra e per mare, e che in modo piu' o meno volontario scompaiono nel giro di pochi giorni dal loro arrivo. Catturati nel giro della malavita, a cominciare dal racket della prostituzione o dello spaccio di droghe, oppure esposti al rischio del prelievo di organi a fini di trapianti. Ma in Italia c'e' anche qualcuno che, per difendere il maggiore interesse di un bambino, accetta che gli si possano riconoscere, con sentenza della Corte di Cassazione, due madri, per di piu' divorziate.
Intanto ad Aleppo oltre 300 bambini sono stati uccisi o feriti negli ultimi cinque giorni; ad oltre 100.000 bambini in eta' scolare, che continuano a rischiare la vita ogni giorno, viene negato il diritto all'istruzione, perche' le scuole, anche quelle sotterranee, sono state chiuse, dopo l'uso di bombe anti-bunker". Lo afferma Paola Binetti, deputata di Area popolare.
"I bambini sono il nostro futuro, in ogni Paese rappresentano la continuita' della memoria storica, la vitalita' delle tradizioni di ogni singola realta' storica e in ogni circostanza rappresentano l'unica prospettiva concreta di crescita e di sviluppo di una nazione. Eppure subiscono abusi inenarrabili, proprio da parte di chi dovrebbe difenderli e prendersene cura", dice Binetti.
"Ma c'e' una sorta di cortina di silenzio che copre le loro grida e mette a tacere le loro sofferenze, creando un'atmosfera di indifferenza, che pone una barriera enorme tra loro e gli adulti distratti e incapaci di ricostruire una giusta alleanza tra le generazioni- prosegue Paola Binetti, deputata di Area popolare-. Eppure dovremmo ricominciare da loro, dai diritti basilari: avere una famiglia, un padre e una madre; avere una educazione e una istruzione che consentano loro di diventare liberi ed autonomi. Ma non e' cosi' e questo secolo non puo' accontentarsi di essere definito il secolo dei diritti individuali ed individualistici in cui, come sempre e' solo la voce del piu' forte quella che ottiene ascolto. Dare voci all'infanzia cominciando dal rispetto dei loro diritti e' l'unico modo per essere davvero costruttori di pace".
(Wel/Dire)