Versari: Serve intesa con Ausl-Comuni, volonta' genitori non basta
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 25 nov. - Per adesso, anche se la sentenza del Tribunale di Torino lo consente, il pasto portato da casa non si puo' comunque consumare a scuola. Almeno finche' non c'e' un accordo sull'aspetto organizzativo e igienico-sanitario tra gli enti locali, le Ausl e le stesse istituzioni scolastiche. A tirare il freno e' il direttore dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna, Stefano Versari, che prende posizione anche in risposta alle domande arrivate al suo ufficio da diversi presidi del territorio. E alle scuole, Versari raccomanda di "valutare attentamente" le richieste delle famiglie e, "solo se del caso", avviare il percorso per un'intesa con Ausl ed ente locale di riferimento. In una nota, Versari precisa prima di tutto che la sentenza di Torino ancora "non ha carattere di definitivita', essendo pendente ricorso avanti la Corte di Cassazione". Dunque, afferma il provveditore, "al fine di consentire di consumare il pasto domestico a scuola, non e' sufficiente la volonta' dei genitori". E' necessario infatti adottare le "necessarie misure organizzative" insieme alle istituzioni coinvolte.
"Agli enti locali- ricorda infatti Versari- sulla base delle indicazioni igienico-sanitarie delle Asl, e' attribuito per disposizione legislativa il compito di predisporre il servizio di refezione scolastica e quello di fornire locali idonei a tale uso. Alle Istituzioni scolastiche compete invece l'inserimento del servizio mensa, laddove erogato, nel piu' generale processo educativo". Proprio il momento del pasto a scuola, sottolinea il numero uno dell'Usr, "non puo' considerarsi separatamente dal tempo scuola, essendo il processo educativo per sua natura unitario". Pertanto, avverte Versari, "anche al fine di garantire il diritto alla salute degli alunni, ogni eventuale provvedimento delle scuole andrebbe comunque assunto successivamente alla decisione dell'ente locale e, sulla base di questa e delle misure organizzative indicate, dopo l'acquisizione delle necessarie delibere degli organi collegiali delle scuole". Insomma, le richieste dei genitori di poter far consumare al figlio a scuola il pasto preparato a casa "andrebbero attentamente valutate- ribadisce Versari- e, solo se del caso, previamente organizzate d'intesa e in coerenza con le specifiche competenze dei soggetti coinvolti", appunto scuole, enti locali e Ausl.
Sulla questione, l'Usr ha anche avviato un confronto con la Regione, "allo scopo di acquisire indicazioni igienico-sanitarie in ordine alla problematica". Linee guida che, "non appena disponibili, saranno diffuse sul sito istituzionale" dell'Usr. Nel frattempo, si aspettano anche le indicazioni che dovrebbe dare anche il ministero dell'Istruzione, "dopo intese con il ministero della Salute e con le altre Istituzioni interessate". Intanto, suggerisce Versari, "se del caso, le scuole potrebbero valutare di avviare interlocuzioni preliminari con gli enti locali, in ragione della competenza primaria in materia in capo agli stessi".
(Wel/ Dire)