Plusdotati, se non riconosciuti rischiano disturbi
IdO: 90% dei bimbi ha attaccamento insicuro, 61% delle madri si sente inadeguato
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 18 nov. - Prediligono un pensiero divergente che li porta a trovare soluzioni alternative a uno stesso problema. Sono molto sensibili, soprattutto verso le ingiustizie, e intuitivi grazie a una grande capacita' di elaborazione. Funzionano cosi' i bambini ad alto potenziale (Ap), anche se spesso a un livello cognitivo molto elevato non corrisponde sempre un eguale livello di sviluppo emotivo intra e interpersonale. 'Quasi tutti i bambini plusdotati sono caratterizzati da una dissincronia tra sviluppo emotivo e cognitivo a favore di quest'ultimo. Spesso soffrono di bassa autostima proprio perche' percepiscono come sbagliata la differenza dai loro compagni. Sono estremamente autocritici e perfezionisti con interessi lontani da quelli dei coetanei. Il risultato? Tendono frequentemente ad isolarsi e a manifestare pareri e sentimenti molto forti. Non sono tutti cosi', ma la maggior parte ha queste difficolta' e se non vengono riconosciuti in tempo, in alcuni casi, rischiano di sviluppare disturbi dell'umore'. A raccontarlo alla Dire e' Laura Sartori, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) e responsabile dell'equipe di psicologi dell'IdO che lavora in collaborazione con il ministero dell'Istruzione (Miur) nelle scuole del Centro Sud Italia, per aiutare i docenti a individuare e supportare i bambini Ap.
Avere a che fare con un soggetto dotato significa, per ogni adulto, attingere ancora di piu' alle proprie risorse personali e culturali. 'L'asincronia tra sviluppo emotivo e cognitivo va sempre tenuta presente- avvisa la psicologa- perche' puo' disorientare. Ricordo le parole di un genitore: 'È un po' come se ti dicessero che tuo figlio potrebbe diventare il nuovo Einstein, ma devono anche informarti che potrebbe fare i capricci come un bambino di tre anni''.
Con il termine 'plusdotato' (gifted) si identifica solitamente un bambino che, rispetto ai coetanei, mostra o ha il potenziale per mostrare, un'abilita' sorprendente in un determinato momento e in specifiche aree considerate di rilievo nella propria cultura di appartenenza. I bambini Ap possono essere molto intelligenti con vari interessi e attitudini, oppure avere un talento particolare e un'abilita' specifica. La letteratura definisce come dotati quei bambini che hanno un QI superiore a 120, oltre ci sono diversi livelli di dotazione da moderatamente dotato a intensamente dotato se si supera il valore 140. 'L'intelligenza pero' e' solo una delle funzioni dell'intera personalita'. Molto spesso si confonde l'efficienza cognitiva con l'efficacia scolastica, o con un gran numero di conoscenze generali, commettendo un grave equivoco', avverte Sartori.
Bambini plusdotati non identificati vengono spesso etichettati con disturbi che in realta' non hanno. 'Alcuni bambini reagiscono al loro disagio mettendo in discussione l'insegnante, disturbano i compagni e attivano comportamenti di evitamento del compito e della relazione. In questi casi il pericolo e' avere diagnosi errate di Adhd (sindrome da deficit di attenzione e iperattivita') o Dop (Disturbo oppositivo provocatorio). Altri minori sviluppano un disturbo specifico dell'apprendimento (Dsa) perche' non riescono ad apprendere con i metodi di insegnamento tradizionali; altri ancora si inibiscono, si iperadattano alle regole scolastiche che gli vengono proposte e rischiano di essere dimenticati perche' sono bravi e non danno problemi. È anche possibile che scelgano di nascondere le loro peculiari competenze per integrarsi nel gruppo dei coetanei- sottolinea la psicoterapeuta- per allontanare l'immagine di 'diverso' tanto scomoda per un adolescente'.
QUALI SONO I BISOGNI DI UNO STUDENTE PLUSDOTATO? 'La necessita' di riconoscimento e' un bisogno di tutti, proprio perche' abbiamo visto in quanti modi diversi il loro disagio possa esprimersi. È importante valorizzarli, poiche' tendono a una scarsa autostima, e motivarli per mobilitare le loro risorse cognitive. In genere si rifiutano di fare le cose quando qualcuno glielo chiede, devono capirne il senso e l'utilita', e questo puo' dare l'immagine di essere bambini oppositivi e provocatori'.
La prima cosa da fare e' individuarli. L'IdO e' referente scientifico dal 2014 su incarico del ministero dell'Istruzione per promuovere un'attivita' di screening, ricerca e formazione per i docenti, al fine di identificare e supportare i bambini gifted. Sono stati coinvolti, fino a oggi, 50 scuole del centro-sud Italia, 20 psicoterapeuti e 450 insegnanti formati all'Utilizzo dalla Gifted Rating Scales-School form (GRS-S).
Questa scala indaga sei aree: l'abilita' intellettiva, quella scolastica, la creativita', il talento artistico, la leadership e la motivazione. Viene fatta ai bambini dalla prima elementare alla terza media. Grazie a questo strumento i docenti hanno individuato 1.100 studenti gifted: 160 nella Scuola dell'Infanzia e 940 nella Scuola primaria e secondaria di primo grado.
'Si parla di una percentuale di bambini dotati in Italia pari al 4-5% della popolazione generale- precisa Sartori- la stessa incidenza riguarda i Dsa (Disturbi specifici di apprendimento) e i Bes (Bisogni educativi speciali). Quindi e' importante che anche per questi studenti si creino le basi per una adeguata rete di supporto e una mirata didattica inclusiva'. L'equipe dell'IdO, laddove ha ritenuto opportuno, ha poi proseguito con un approfondimento del livello del Quoziente intellettivo (QI) dei soggetti segnalati, attraverso le scale Wisc (Wechsler Intelligence Scale for Children) per gli studenti delle elementari e delle medie, e Wppsi (Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence) per i bambini delle materne.
'Gli insegnanti sono dei buoni segnalatori, se adeguatamente formati, per indicarci i soggetti su cui fare approfondimento. Si pensi che lo screening senza formazione dei docenti ha portato all'individuazione del 5% dei bambini con alto potenziale, quello con la formazione dei docenti ha invece portato all'identificazione del 21% dei bambini con alto potenziale tra quelli segnalati. Risultati importanti', commenta la responsabile dell'IdO.
Dall'individuazione all'intervento. 'Dopo la restituzione ai genitori, utile per aiutarli ad approfondire quanto emerso, indichiamo alle insegnanti le strategie didattiche da attivare per questi bambini che hanno bisogni educativi speciali. Abbiamo stilato un piano didattico personalizzato specifico per gli Ap, che permetta di variare e ampliare la proposta formativa con modalita' alternative in modo da connettere le pratiche pedagogiche agli interessi degli studenti'. Lo scopo della personalizzazione e' 'trasformare in autentiche competenze le potenzialita' di ogni essere umano e porre il soggetto in formazione al centro del processo di apprendimento. La flessibilita' della didattica- chiosa la psicoterapeuta- appare l'unica soluzione ai problemi posti dalla complessita' della scuola'.
Parallelamente l'IdO svolge un lavoro clinico e di terapia con un gruppo di 35 bambini dai cinque ai 13 anni con un QI maggiore o uguale a 130. Tutti i bambini del campione sono stati sottoposti a dei protocolli: 'Le matrici di Raven per un approfondimento non verbale a livello cognitivo. Per indagare l'area emotiva il test di Wartegg, il test della figura umana e il test della famiglia. Per un approfondimento dei modelli di attaccamento e' stato proposto il Separation Anxiety Test (Sat). Infine, per comprendere come riconoscono e come gestiscono le emozioni proprie e altrui abbiamo scelto il test sul Quoziente emotivo'.
I genitori sono stati invece sottoposti ad altri due questionari: 'Il Parenting Stress Index short form (Psi-Sf) per analizzarne il livello di stress e il Child Behavior Checklist (Cbcl) per imparare a conoscere meglio i comportamenti del figlio'. È risultato che per 'il 61% delle madri e per il 50% dei padri le aree piu' problematiche sono quelle dello stress derivato dal dover gestire un figlio difficile e dal non sentirsi adeguati nel ruolo genitoriale', fa sapere Sartori.
Sul versante dei bambini del campione clinico, 'il test di Wartegg ha rilevato che le zone di maggiore disagio sono quelle emotivo-relazionali, con una possibile inibizione delle potenzialita' intellettive. Difficoltoso anche il riquadro della gestione dell'aggressivita''. Analizzando il quoziente emotivo 'la gestione dello stress e' l'area piu' complessa. C'e' una difficolta' a fronteggiare situazioni avverse e a controllare le emozioni nelle situazioni conflittuali. Infine, il 90% dei soggetti plusdotati del nostro campione di studio ha mostrato un attaccamento insicuro- conclude Sartori- Immaginiamo quanto sia difficile per un bambino dotato rapportarsi a un genitore che non sa bene interpretare le sue modalita' relazionali e quindi risponde in modo ambivalente. La difficolta' e' ugualmente percepita dalle madri e dai padri, come abbiamo visto, sperimentano anche loro un significativo stress derivato dal non saper gestire un figlio che li mette continuamente alla prova, a un livello a cui fanno spesso fatica ad arrivare, e che ha bisogno di stimoli che per un adulto non e' sempre semplice dare'.
(Wel/ Dire)
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