800 bimbi sostenuti andando oltre la diagnosi, La storia di Luca
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 4 nov. - "Le insegnanti sono una risorsa fondamentale nel processo terapeutico del bambino con autismo". Lo afferma Chiara Filippetti, psicoterapeuta dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) ed ex insegnante di sostegno, intervenendo nell'ultima giornata del XVII convegno nazionale dell'Istituto nei giorni scorsi a Roma.
"L'IdO segue 800 bambini all'interno del servizio scuola, partito 11 anni fa, che prevede incontri biennali dell'equipe di psicoterapeuti esperti con le insegnanti nelle scuole e una costante reperibilita' telefonica settimanale- spiega la psicoterapeuta- in modo da dare continuita' al lavoro che svolgiamo con le maestre". Lo scopo e' "spiegare il bambino alle maestre senza chiudersi nella diagnosi, per sintonizzare l'insegnante sul bambino. Le docenti ci chiedono qual e' la diagnosi, e noi psicoterapeuti spieghiamo loro che il bambino esiste aldila' della diagnosi. Cerchiamo di riflettere insieme su quello che il bambino porta, di attenzionare le sue aree di potenzialita' piuttosto che di difficolta'".
In questo processo di pianificazione del lavoro e confronto sulle visioni del bambino "cerchiamo di sostenere le maestre, capire cosa sentono, cosa pensano del bambino e come lo accolgono con le sue difficolta' all'interno della scuola. Non sempre le insegnanti di sostegno sono qualificate- sottolinea Filippetti- e per loro non e' facile trovarsi a lavorare con bambini piu' complessi come quelli autistici. Arrivare ad una visione reale del bambino- chiosa la psicoterapeuta- ci permette di entrare in empatia con il piccolo e capire cosa ci sta portando".
Chiara Filippetti, psicoterapeuta dell'IdO, preferisce parlare di persone piu' che di disturbi. Cosi' decide di raccontare la storia di Luca (nome di fantasia) per spiegare quali possano essere le difficolta' che si riscontrano a scuola con un bambino che ha un disturbo dello spettro autistico: "Luca e' stato inserito con un sostegno in una classe omogenea di bambini di tre anni. La prima volta che ho visto le maestre e' stato ad ottobre, perche' la fase iniziale dell'inserimento e' stata molto difficile. La separazione dalla mamma causava pianti e grida, il bambino faticava ad entrare nell'aula. Una volta in classe pero' si calmava dopo 20 minuti, prendeva un gioco e si isolava. Era molto aggressivo, provocatorio e oppositivo, risultava impossibile la relazione con gli altri. Le insegnanti erano spaventate- continua la psicoterapeuts-, non sapevano fino a che punto potevano forzarlo. Allora siamo partiti dai primi passi: instaurare una relazione significativa e di fiducia con l'insegnante di riferimento, quello di sostegno, quale ponte per arrivare ai compagni". È seguito un lavoro sulle regole e sul ritmo della giornata. "Il bambino aveva bisogno di dolcezza, accoglienza e fermezza- ricorda la terapeuta-, necessitava di limiti. In tre-quattro mesi il piccolo ha iniziato ad arrivare a scuola, posare lo zaino e mettersi il grembiule, cosa che a casa non riusciva ancora a fare".
Osservare e stare attente alla curiosita' del bambino. Eccoli i punti di forza del lavoro che Filippetti ha realizzato con le maestre di Luca. "Lui alzava lo sguardo quando si cantavano le canzoncine o si raccontavano le storie, anche se resisteva poco. Abbiamo adoperato le marionette- prosegue l'ex insegnante di sostegno- successivamente abbiamo proposto un'altra aula priva di giochi per dedicarci a un laboratorio di danza gioco dove i bambini si disponevano in cerchio e le maestre guidavano una danza con musica e gestionalita'. Luca inizialmente si metteva all'angolo con le mani in bocca o le dita nel naso, eppure stava crescendo in lui la voglia di partecipare".
Dopo sei mesi "ha cominciato a entrare nel cerchio e iniziare ad imitare i gesti dei compagni. Quindi da isolato, triste e frustrato e' diventato. L'insegnante ha poi cercato di trovargli un compagno ponte che potesse aiutarlo a relazionarsi con gli altri e ha individuato una bambina che gli ha permesso di esprimersi di piu' con le parole e a partecipare nelle filastrocche. Luca adora cantare e a giugno ha iniziato ad andare alle feste, si e' riaperto alla relazione ed ha cominciato a vivere la vita di un bambino di tre anni. Adesso frequenta il secondo anno della Materna".
Il servizio scuola dell'IdO e' un counseling alle insegnanti, ma fa anche da raccordo tra la scuola e la famiglia. "Cerchiamo di appianare le possibili ostilita' per permettere a ciascuno di riappropriarsi del proprio ruolo. Mi riferisco soprattutto ai genitori troppo attenti alla prestazione- conclude Filippetti- le Materne non sono le elementari, bisogna concentrarsi di piu' su un lavoro creativo".
(Wel/ Dire)