Castelbianco: Non aiuta a raggiungere autonomia affettiva
(DIRE- Notiziario settimanale Minori) Roma, 4 mar. - Si toglie il pannolino a un anno, ma si lascia il biberon fino a otto anni. "È un paradosso. Da un lato si spinge verso un'autonomia forzata e dall'altro verso il mantenimento di un comportamento legato all'infanzia. Dare il biberon a otto anni o far dormire il bambino fino a 9-10 anni nel lettone dei genitori, non lo aiuta a raggiungere serenamente un'autonomia affettiva. Cosa ben diversa da quella operativa che facilmente ha gia'". Commenta cosi' Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva, "l'ottimo studio sul sonno dei bambini", realizzato dalla Societa' italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) e della Societa' delle cure primarie pediatriche (Sicupp), da cui "emergono numerosi elementi positivi".
Castelbianco e' consapevole che il sonno dei piu' piccoli e' presentato spesso come un problema, tuttavia per ben inquadrarlo e' necessario fare un passo indietro e riflettere sulle abitudini familiari. "Trent'anni fa ero il primo a spingere le mamme a far dormire i figli nel loro lettino per aiutarli a raggiungere una propria autonomia e ad avere rispetto dello spazio dei genitori. Allora, pero', le donne erano molto piu' presenti- chiosa il terapeuta-, trascorrevano piu' tempo a casa e, di conseguenza, avevano un maggiore contatto con i figli. Oggi la situazione sociale e' cambiata: le madri partecipano al fondamentale reddito familiare e lavorano spesso fino al pomeriggio avanzato. I figli vengono lasciati al nido, o a scuola, la mattina presto per rincontrare la madre solo a giornata conclusa".
Da nuove esigenze sociali nascono nuove figure familiari.
Infatti, questa e' l'era della 'mamma del week end' assente nei giorni feriali. Cosi', per arginare la solitudine che si crea nei cinque giorni lavorati, "consiglio alle donne di 'invitare' il figlio a dormire con loro in una delle cinque sere. Il senso e' permettere che ci sia sempre un contatto corporeo condiviso-precisa lo psicoterapeuta- senza rinunciare a sviluppare la capacita' del bambino di separare il proprio spazio da quello dei genitori. Il piccolo conquistera' una serena tranquillita' e non dovra' ricorrere a pianti notturni o a fughe verso la camera dei genitori per sentirsi ben accetto".
- LA DIFFICOLTÀ AD ABBANDONARSI AL SONNO È SEMPRE PIÙ FREQUENTE, PERCHÉ? "Vivono molte tensioni durante il giorno che li portano a vivere con agitazione la fase che precede il sonno. Avvertono l'addormentamento con una sorta di paura di perdere il controllo e la vigilanza dell'ambiente".
- COME SI MANIFESTANO? "Vanno dal digrignare i denti (bruxismo), al parlare nel sonno e strillare, fino al pavor notturno o, addirittura, al sonnambulismo. I bambini hanno bisogno di sentirsi rassicurati e rasserenati, per questo motivo invito sempre uno dei genitori ad accompagnare il figlio al sonno raccontandogli una favola o una storia- aggiunge Castelbianco- per condividere in armonia l'ultimo periodo da svegli". Piu' volte "e' stato dimostrato che leggere le favole ai bambini previene non solo i disturbi del sonno, perche' li rassicura, ma anche quelli di apprendimento, perche' stimolano il minore ad entrare nel magico mondo della lettura e della fantasia. Spesso i figli chiedono di ascoltare la stessa favola ogni sera- ricorda lo psicologo- e, anche se puo' risultare noioso ai genitori, e' un diritto dei bambini".
(Wel/ Dire)