(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 27 mag. - "Intervenendo nella indagine conoscitiva che si e' svolta in commissione Giustizia, il ministro della Sanita', Beatrice Lorenzin, ha sollevato una serie di problemi di estrema attualita', che meritano particolare attenzione non solo da parte del Parlamento, ma anche da parte di tutta l'opinione pubblica". Lo sostiene l'onorevole Paola Binetti di Area popolare, prima firmataria di un recente proposta di legge sulle adozioni. "Prima di tutto- spiega la deputata- il fatto che la commissione adozioni internazionali (Cai) non si riunisce da almeno due anni, in attesa del rinnovo della sua composizione. In secondo luogo per le lungaggini burocratiche, che creano un percorso ad ostacoli prima che si possa giungere alla dichiarazione di adottabilita' dei minori e al decreto di idoneita' dei genitori. In terzo luogo per i problemi economici che l'adozione internazionale comporta: ogni bambino viene a costare alle famiglie tra i 35.000 e i 50.000 euro. Inoltre e' spesso difficile ottenere una adeguata documentazione sullo stato di salute dei bambini".
Poi, spiega: "Il ministro Lorenzin ha detto con chiarezza che adottare un bambino e' un gesto d'amore ancora piu' grande della maternita' naturale, perche' spesso si tratta di bambini con un vissuto traumatico alle spalle; con storie di rifiuti e di abbandoni; di violenza e di sofferenze fisiche, che lasciano ferite molto profonde. E le famiglie adottanti spesso non sono in grado di affrontare questi problemi, per cui i bambini vanno incontro ad un ennesimo abbandono e vengono restituiti alle case famiglia. In casi ad alta complessita', l'affido puo' rappresentare una soluzione migliore dell'adozione, soprattutto se si tratta di adolescenti che debbono imparare a gestire responsabilmente la loro liberta'". Per Binetti, dall'incontro, "e' venuto fuori un quadro ad alta complessita' sulle problematiche relative alle adozioni, con responsabilita' forti da parte delle istituzioni che devono essere de-burocratizzate; delle famiglie adottanti che devono essere piu' preparate; della normativa che va semplificata e aggiornata. Si e' andato delineando con grande sensibilita' e profonda consapevolezza il rapporto tra minori e case famiglia; tra adozioni ed affidi; tra bambini che cercano una famiglia e adulti che non vantano diritti ma solo una profonda attenzione ai bisogni di questi bambini".
Infine, conclude: "Non si possono banalizzare le difficolta', ne' semplificare le cose fino ad ignorare la complessita' dei problemi, ma si puo' fare di piu' e certamente si puo' fare di meglio, per garantire i giusti diritti a bambini che provengono da storie spesso drammatiche; si possono riparare ingiustizie di cui questi bambini non hanno colpa. Si possono rivedere tutte le modalita' di accoglienza e di trattamento dei bambini in casa famiglia, perche' troppo spesso il clima che vi si respira non ha nulla di famigliare e molto di segregante, magari per tutelare la loro sicurezza fisica, ma non certamente quella affettiva, che e' prerequisito per il loro sviluppo e la loro maturazione".
(Wel/ Dire)