(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 20 mag. - Investire sulle infrastrutture e sui professionisti del sociale, sulla perequazione tra i territori, sulla formazione degli assistenti sociali, su un sistema informativo nazionale per monitorare il fenomeno dei minori fuori famiglia. Sono alcune delle proposte contenute nella relazione, un vero e proprio "grido di dolore", di Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali (Cnoas), ascoltato nell'ambito dell'indagine sui minori "fuori famiglia" dalla commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, sotto la presidenza di Michela Vittoria Brambilla.
"Occorre- osserva la presidente Brambilla- un profondo ripensamento nel sistema della spesa sociale del nostro Paese. E' evidente che non si puo' fare seriamente prevenzione affidando interi territori ad un assistente sociale precario e senza appoggio". L'allontanamento dei minori dalle famiglie, premette Gazzi, e' "un evento doloroso, al quale si ricorre dopo aver esperito ogni altra via, ma nel periodo 2001-2013- sottolinea- il numero degli allontanamenti in strutture residenziali diminuisce del 59,18, aumentano gli affidamenti familiari e soprattutto quello con consenso (+71,41%) e circa la meta' dei minori fuori famiglia risulta essere in affido familiare e non ospite di strutture (17.586 nel 2013) dove cresce, invece, la presenza dei minori stranieri non accompagnati (38,8% del totale)".
In realta', "i tagli alle spese degli enti locali hanno reso sempre piu' difficile l'esercizio delle professione di assistente sociale", che si svolge per lo piu' nei Comuni: "Ormai- sottolinea Gazzi- ci sono realta' dove opera un solo assistente sociale, senza risorse, senza l'appoggio di servizi domiciliari. A Caivano, dov'e' scoppiato un grave caso di pedofilia, mancavano assistenti sociali. Sono frequentissimi i bandi per incarichi di 3-4 mesi, ultimamente, e non e' uno scherzo, anche a titolo gratuito, il che, com'e' ovvio, non e' ammissibile. Inoltre appare inadeguata la formazione imperniata sulla laurea triennale, per una professione che richiede altissima specializzazione ed esperienza. Per non parlare del forte rischio personale, di aggressioni fisiche o verbali, contro figure troppo spesso additate dai media come 'nemici' della famiglia. Una rappresentazione scorretta dei servizi- conclude Gazzi- puo' anche portare a una fuga dai diritti: non chiedo aiuto perche' temo che mi portino via i figli. Chi e' in difficolta', quindi, rischia di ritrovarsi sempre piu' solo". Di qui l'esigenza di investimenti mirati sui servizi sociali, di una riforma della professione, di costruire un sistema informativo nazionale sui minori fuori famiglia, di favorire l'affidamento familiare anche per i minori stranieri non accompagnati. "Richieste che vanno senz'altro accolte- sottolinea la presidente Brambilla- e di cui il governo dovrebbe tener conto nella formulazione delle sue politiche in materia: la commissione ha gia' chiesto piu' volte di rivedere, semplificare e rendere piu' efficiente la spesa sociale del paese, dispersa in mille rivoli, e non cessera' di incalzare l'esecutivo per ottenere un vero cambiamento".
(Wel/ Dire)