(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 13 mag. - L'offerta educativa in Italia e' frammentata, i servizi educativi e le opportunita' extrascolastiche si differenziano da territorio a territorio. Cosi' dal rapporto 'Liberare i bambini dalla poverta' educativa: a che punto siamo?' e dal relativo indice di poverta' educativa (Ipe) regionale. Differenze si registrano anche all'interno delle stesse regioni e talvolta all'interno delle stesse citta', quindi nessun dato puo' essere generalizzato, ma una lettura "regionale" consente di cogliere alcuni divari macroscopici. Se in Italia solo il 13% dei bambini tra zero e due anni riesce ad andare al nido o usufruisce di servizi integrativi, i divari regionali possono diventare baratri: sono infatti 25 punti percentuali a dividere l'Emilia Romagna (la regione del Nord con la piu' alta presa in carico di bambini zero-due anni, pari al 27%) dalla Calabria (2%).
Per il tempo pieno, le differenze tra regione e regione sono fortissime: da un lato la maglia nera alla Calabria, con il 78% delle classi primarie che non fanno orario pieno, alla sorpresa che arriva dalla Basilicata, la regione con il maggior numero di scuole ad offrire questa opportunita' (il tempo pieno non e' presente nella regione nel 49% delle primarie e nel 41% delle secondarie di primo grado, dati che a livello nazionale si alzano rispettivamente al 68% e 80%), mentre la maglia nera va al Molise (il 99% delle classi secondarie non ha il tempo pieno), seguito dall'Emilia-Romagna (94%). Anche sulle mense scolastiche la maggior parte delle regioni e' molto carente: la Sicilia e' la regione con la minore disponibilita' del servizio (80%), che vede invece il Piemonte con la migliore performance (solo il 28% non ce l'ha).
Su questo tema e' pero' necessario segnalare che sono molti i Comuni che non garantiscono la continuita' del servizio ai non abbienti e limitano le esenzioni o le riduzioni del costo ai soli residenti, colpendo le fasce piu' esposte della popolazione.
Situazione non positiva anche per quanto riguarda le strutture scolastiche: il grave ritardo dell'indagine sull'anagrafe scolastica non permette di avere un panorama dettagliato delle condizioni generali dei luoghi di apprendimento, ma secondo le indagini Pisa-Ocse, il 59% degli adolescenti frequenta "scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l'apprendimento". Un dato relativamente positivo e' invece rappresentato dal progetto Scuola 2.0: nonostante il 28% delle aule non sia ancora dotato di connessione internet veloce, si nota un significativo miglioramento rispetto all'anno precedente (37% nell'anno scolastico 2013-2014). Restano pero' ancora molto limitati i programmi didattici volti a favorire l'acquisizione di competenze digitali da parte dei minori.
"La condizione di poverta' in cui versano molti ragazzi in Italia si ripercuote sul loro apprendimento scolastico, spesso piu' scarsi di quelli dei loro compagni che sono in condizioni economiche migliori. Basti pensare che la percentuale di coloro che non raggiungono le competenze minime in matematica e lettura raggiunge il 36% e il 29% tra coloro che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico, che scende al 10% e 7% tra quelli che provengono da famiglie piu' agiate", spiega Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. "Occorre considerare le gravi difficolta' che le famiglie affrontano per poter acquistare i testi scolastici, pagare il trasporto dei bambini da casa a scuola o assolvere alla retta della mensa, nonche' l'impossibilita' di garantire ai figli la partecipazione alle attivita' extrascolastiche. Tutto questo ci conferma che eliminare la poverta' minorile e' uno degli elementi indispensabili per favorire la crescita educativa dei bambini e dei ragazzi", conclude.
(Wel/ Dire)