Il 23/9 a Verona il convegno dell'Istituto Claude Chassigny
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 29 lug. - "Fin da piccoli, i bambini, per potersi spiegare cio' che avviene, cominciano ad organizzare gli avvenimenti in storie. Ciascuno costruisce le proprie storie e le porta con se', scrivendone la trama e modificandola nel corso dell'esperienza. Il costruire 'storie' con i pazienti consente la ri-narrazione della propria esperienza e in un certo senso ne consente anche la sua trasformazione. La narrazione organizza la struttura dell'esperienza umana. Narrare significa mettere insieme significati, e questo avviene attraverso l'esperienza corporea, la collocazione del corpo nello spazio e nel tempo e l'uso delle parole". Riflette sul valore della narrazione l'Istituto Claude Chassagny, che si occupa di pedagogia relazionale del linguaggio (PRL), e lo fara' promuovendo il 23 settembre a Verona il congresso nazionale annuale dal titolo 'Tecnica e creativita' nel lavoro di cura: costruire storie per crescere insieme', presso l'Istituto "Don Bosco" (Str. A. Provolo, 16).
L'evento e' rivolto in particolare a logopedisti, terapisti ed educatori, che potranno ascoltare gli interventi di: Dolores Munari Poda, analista transazionale clinico, didatta e supervisore (TSTA-P) dell' ITAA (International Transactional Analysis Association) e dell'EATA (European Association for Tran-sactional Analysis); Marina Steffenoni, presidente dell'Istituto Chassagny, psicologa e psicoterapeuta; Agnese da Rold logopedista e formatrice PRL e TA (Tecnica di Associazione); Laura Capone, formatrice PRL, logopedista presso il centro L'Incontro di Milano; Federica Clapis, terapista della neuro e psicomotricita' dell'eta' evolutiva; e Mara Salvador, psicomotricista.
Secondo Poda "ogni professionista possiede il suo carattere peculiare, individua nel tempo il suo 'suono' specifico, lo nutre con lungo studio, costante attenzione, severa dedizione, competenza, aggiornamenti e confronti. Avvicinarsi a un bambino in funzione di 'cura' significa costruire una relazione con il suo ambiente vitale, creare un concerto a piu' voci, individuare e distinguere i ruoli, rispettare i tempi. E' fare buona musica insieme".
L'Istituto Chassagny nasce come proseguo dell'Istituto Pedagogico educativo riabilitativo specializzato (IPERS) di Parigi, fondato da Claude Chassagny, psicoanalista che insegnava all'Universita' di Lille, "a cui si deve lo sviluppo della PRL- spiega alla DIRE Steffenoni-, una formazione che in Francia e' aperta anche agli psicologi. Ho aperto in Italia lo stesso istituto per promuovere due tipologie di formazione. La prima riguarda la PRL che offre a logopedisti, psicomotricisti ed educatori tre anni di lavoro per riflettere sulla relazione, sulla osservazione, sui primi incontri e sul valore di incontrare un altro portatore di un sintomo. Vogliamo aiutare queste figure professionali ad avere, oltre a una tecnica logopedica e psicomotoria, una tecnica di relazione a tutti i livelli, dai primi incontri agli ultimi".
All'interno della seduta non "c'e' piu' un chiaro programma riabilitativo- prosegue il presidente dell'istituto italiano- ma si entra nell'aria del soggetto e lo si segue nelle sue strade lungo le direttive di cui ha bisogno per evolversi. Oltre a questa formazione, Chassagny ne propose un'altra sui problemi di letto-scrittura attraverso la TA. Si parte dal presupposto che in questi soggetti ci siano delle aree di significazione che non hanno finito il loro cammino lungo la traiettoria dell'individuazione del soggetto. Queste micro-aree non evolute- continua la psicoterapeuta- possono portare all'emergere di problematiche di scrittura sulle quali Chassagny lavora tramite la scrittura in associazione libera, che porta il bambino a un livello di scrittura pre-discorsiva. Non c'e' piu' la frase, restano solo le parole che il minore possiede in associazione libera. Scrivere secondo questa modalita' porta il soggetto fuori dal campo scolastico, spesso carico di insuccessi e fallimenti, e introduce la scrittura nel suo potere comunicativo piu' profondo come un gioco. Si parte da quello che il piccolo ha per ampliare il campo e si punta molta attenzione sui primi momenti di terapia- continua Steffenoni-, dove il bambino ha bisogno di portare il terapeuta nel suo campo per poter poi avvicinarsi a un campo socializzato, simbolizzato, dove sara' possibile appropriarsi del codice".
Ogni anno a settembre l'Istituto di Verona propone un convegno per trattare temi precisi con l'ausilio di docenti ed esperti esterni, e illustrazione di casi clinici con esperti dell'istituto per illustrarne il modus operandi.
Sul fare storie, "tema scelto per il convegno 2016, ci avviciniamo al prezioso pensiero di Dina Vallino, psicoanalista della Societa' psicoanalitica italiana di Milano, nel suo libro 'raccontami una storia', e parleremo proprio dell'importanza di far nascere nel soggetto le storie- aggiunge il presidente- ovvero la sua storia, per entrare nel soggettivo e permettere al minore di dare voce a delle parti di se' che sono state non parlate, non ascoltate e non sentite. Successivamente saranno illustrate dai relatori tre diverse situazioni cliniche. Due psicomotricisti e una logopedista porteranno la storia scritta e riprodotta di un bambino che non parla. Infine- conclude Steffenoni- si trattera' il caso di un altro minore che ha scritto delle storie partendo dal suo sintomo e dalla fatica ad esprimersi".
Per informazioni consultare il sito www.istitutochassagny.com.
Il convegno rilascera' 9 crediti per un massimo di 50 persone.
(Wel/ Dire)