Ricerca Unimore evidenzia "conflitti", bimbi solo "esecutori"
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 8 lug. - Quanto sono coinvolti i bimbi nelle attivita' delle scuole d'infanzia di Modena e provincia? Non abbastanza. In questo senso 10 scuole su 20, in particolare, vengono rimandate sia perche' tra maestre e bambini c'e' conflitto sia, soprattutto, questi ultimi vengono relegati ad un ruolo "essenzialmente esecutivo". Insomma, non vengono stimolati. Per il resto, viene riscontrata una "qualita' elevata" nella relazione educativa, ma si puo' sempre migliorare. È l'essenza dei risultati di una ricerca 'anglosassone' dell'Universita' di Modena e Reggio Emilia, tra le poche di questo tipo in Italia e indipendente dal punto di vista dei finanziamenti, sulla bonta' dell'educazione nelle materne locali. L'indagine (dati 2012) ha analizzato la vita quotidiana di 20 materne della provincia di Modena, nell'ambito di un progetto condotto dal dottore di ricerca Antonella Pugnaghi, con la supervisione del professor Antonio Gariboldi: e' durata tre anni (2010-2013) ed ha previsto, nella ricerca sul campo, anche la restituzione e discussione dei dati con i gruppi educativi delle diverse scuole, nell'anno scolastico 2011-2012.
Quattro i profili di risultato ottenuti. Tra le 20, sei scuole (30%) risultano differenti tra loro per gestione e collocazione territoriale ma accomunate da una qualita' elevata della relazione educativa, per la quale si incentivano "il protagonismo dei bambini e i processi di costruzione sociale degli apprendimenti". In altre quattro materne (20%), invece, emerge "un clima di collaborazione e rispetto" segnato da "una disomogeneita' di qualita' relazionale tra i diversi momenti della giornata: l'insegnante in questi casi si concentra prevalentemente sui momenti destinati alle attivita' didattiche programmate, non riconoscendo la medesima valenza educativa ad altri contesti".
Per altre otto scuole, il 40% del campione delle materne ovvero il profilo piu' numeroso, si tratta dunque di "contesti caratterizzati prevalentemente da modalita' di comunicazione direttive, funzionali allo svolgimento rigido di attivita' progettate dagli adulti e nei quali i bambini vengono relegati spesso in un ruolo essenzialmente esecutivo, senza sollecitarne i contributi sul piano cognitivo e dell'espressione linguistica". Si chiude con le ultime due materne (10%), quelle che restituiscono il quadro meno incoraggiante: qui si riconoscono "livelli bassi in tutti gli ambiti individuati dalla scala di valutazione (supporto emotivo, organizzazione della sezione e supporto didattico)". In questi contesti educativi "si sono osservati diversi episodi di conflittualita' tra i bambini e tra insegnanti e bambini, quest'ultimi gestiti in maniera rigida e direttiva".
Si tratta di scuole nelle quali "la rigidita' che contraddistingue le modalita' comunicative tra l'insegnante e i bambini riguarda sia la dimensione verbale che quella non verbale", concludono gli esperti.
(Wel/ Dire)