"Problema vero è una scuola bloccata. Rafforziamo gli insegnanti"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 22 gen. - "Per un bullo aiutare un anziano o spazzare i giardini è una sconfitta. Una derisione molto più forte di qualsiasi possibile scherno che loro stessi possano procurare a terzi. Impegnarli nei servizi sociali mi sembra un sistema semplice per riportare la situazione in equilibrio e far capire ai minori che gli adulti sono presenti". Lo dice Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)- presente con sportelli di ascolto e supporto psicologico in circa 100 scuole italiane- intervistato alla trasmissione 'I Fatti Vostri' sul tentato suicidio della dodicenne di Pordenone.
Due sono quindi i criteri da adottare: "Rafforzare la scuola e i professori nella loro possibilità di contrastare qualsiasi fenomeno di bullismo; non far cambiare scuola o sezione alla vittima, ma allontanare i bulli e obbligarli a svolgere attività nei servizi sociali. Se, infine, questi ultimi dovessero continuare nelle loro azioni violente- afferma il direttore dell'IdO- allora bisognerà mandare anche i genitori a svolgere attività sociali insieme ai figli".
Castelbianco aggiunge: "Dobbiamo affrontare le situazioni in base a come i ragazzi le capiscono. Dire 'andrai in galera' non serve, perché sanno che non ci andranno. Portarli, invece, dopo la scuola e in bella vista, a pulire i viali ha una forza di dissuasione molto maggiore". Lo psicoterapeuta ribadisce che è "necessario aiutare gli insegnanti a comprendere quali debbano essere le modalità di aiuto e di intervento da adottare con i giovani. Otterremmo così molti più risultati e molte meno vittime".
Le possibilità di recupero delle vittime di bullismo "dipenderanno dai comportamenti degli adulti. Il problema vero è che la scuola è bloccata, perché spesso i genitori difendono i loro figli anche se 'bulli'. È un comportamento non equilibrato e dobbiamo intervenire per modificarlo". Passando poi al cyberbullismo, il direttore dell'IdO precisa: "E' ancora più grave da affrontare perché è invisibile. Però se la scuola rimarrà un presidio di tutela, un luogo dove sentirsi sicuri, il valore del cyberbullismo pomeridiano sul cellulare si perderà. Perché è la somma delle due (insicurezza a scuola e fuori scuola) che peggiora la situazione. Dobbiamo capire il fenomeno e intervenire in modo adeguato. Aiutiamo i professori- conclude Castelbianco- rafforzando le loro possibilità di intervento".
(Wel/ Dire)