(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 15 gen. - "Prima di parlare di minori sottratti alle famiglie ricordiamo com'è cambiata la società. Noi adulti non sappiamo darci un principio di equilibrio su come muoverci con i minori". Afferma Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) che attualmente ha mille bambini in carico e ne vede più di 5.000 l'anno.
"Mi occupo di bambini e famiglie da oltre 40 anni- spiega ai presenti al convegno sui 'Minori fuori famiglia' a Montecitorio- abbiamo sportelli di sostegno psicologico nelle scuole e raggiungiamo oltre 200 mila ragazzi l'anno. Le cose sono cambiate: prima venivano da noi le madri senza i padri a farci vedere i bambini, adesso i genitori vengono insieme anche se separati. Prima avevamo un basso numero di minori in terapia, adesso sono tantissimi".
Castelbianco cita allora tre situazioni tipiche di richiesta di aiuto: "I figli di genitori anziani; madri che ci chiedono aiuto su come comunicare con il figlio- prosegue lo psicoterapeuta dell'età evolutiva- tanto che all'IdO abbiamo un servizio che si chiama 'Madre-figlio-gioco' per sostenerle nel ricostruire un legame con il figlio partendo dal vivere bene la dimensione del gioco. Infine, la situazione delle famiglie con genitori separati che vedono un 40% di figli vivere momenti paradossali".
Lo psicoterapeuta continua: "Ultimamente tutto deve essere fatto secondo un protocollo scientifico, ma nella famiglia il concetto di amore difficilmente entra nell'evidence based, così come quello di trauma o neglect. Nel 2010 facemmo una ricerca sulle paure dei ragazzi da cui risultò che gli studenti volevano le telecamere nei bagni poiché se il 16% dichiarava di avere paura fuori scuola, la percentuale saliva al 30% dentro la scuola. I ragazzi non parlano. Accadono cose atroci che poi si riversano su internet- avverte Castelbianco- ed ecco che osserviamo bambini arrabbiati a partire dai nidi. Lo sappiamo perché abbiamo realizzato un progetto su 'Gli abbracci che mancano' proprio nei nidi".
La domanda che "dobbiamo porci- chiosa il direttore dell'IdO- è cosa conviene al minore e non agli adulti. Stare con la madre è la cosa migliore. Certo abbiamo madri tossiche o abbandoniche, e allora al bambino questo tipo di legame non conviene più. Ma in generale il criterio da osservare e' che le madri vadano aiutate e il legame madre-figlio vada tutelato. Se però, dopo due anni di affido, la madre non è in grado di riprendersi il bambino, allora il piccolo resterà nella nuova famiglia ma senza negargli mai il contatto materno. Dobbiamo dare un senso a questo bambino, tenendo conto del suo modo di vivere e, infine- conclude Castelbianco- dare sempre alla madre la possibilità di spiegarsi".
(Wel/ Dire)