(DIRE- Notiziario settimanale Minori) Roma, 12 feb. - Hanno tra i 15 e i 24 anni e assistono un membro della propria famiglia svolgendo, in modo regolare, attivita' assistenziali significative che richiedono un certo grado di responsabilita'. Sono i giovani caregiver che si prendono cura di un adulto (genitore, fratello, sorella, nonno, altro parente) fragile o con disabilita', malattie croniche, disturbi mentali o altre condizioni connesse a bisogni di assistenza, aiuto o controllo. In Italia, si stima che siano circa 170.000 (dati Istat 2010), pari al 2,8% della popolazione di questa fascia di eta': un dato sottostimato perche' non tiene conto di quelli che assistono fratelli o altri congiunti minori con disabilita' e di quelli con meno di 15 anni. Nel Regno Unito si stima che siano piu' di 1,5 milioni i caregiver under 35, in Svezia sono 25.000 sotto i 17 anni, in Grecia non ci sono statistiche. Un'indagine realizzata su 228 studenti delle scuole medie e superiori di Carpi ha messo in evidenza che il 13,6% dei partecipanti vive con almeno una persona disabile o malata da tempo e che quasi il 20% presta un livello di cura di intensita' alta o molto alta.
"Eppure il fenomeno e' poco studiato e, a differenza di quanto accade in alcuni Paesi del Nord Europa, in Italia non ci sono servizi territoriali dedicati, a parte qualche gruppo di mutuo aiuto", dice Licia Boccaletti, responsabile progetti della cooperativa Anziani e non solo di Carpi (Modena) che, da alcuni anni, si occupa di caregiver adulti. Ma le conseguenze sui giovani caregiver sono importanti: si va dallo scarso rendimento a scuola al disagio emotivo, dall'isolamento e dai problemi con i coetanei a episodi di bullismo. La cooperativa ha partecipato al progetto europeo "Care2work", finanziato dall'Ue, che affronta il tema dei giovani caregiver stranieri e le barriere che incontrano nell'accesso al mondo del lavoro o nel proseguire il loro percorso scolastico e formativo in Italia, Regno Unito, Grecia e Svezia. Le ricerche hanno messo in evidenza l'assenza di supporto dai servizi territoriali e la necessita' di creare gruppi di mutuo aiuto, sensibilizzare i coetanei e la comunita', avere informazioni sui servizi disponibili e promuovere attivita' di sollievo ma anche un impatto positivo, visto che "i giovani si sentono piu' sensibili, responsabili, maturi e sicuri di se'".
Dalle interviste ai giovani e' emerso "un impatto del lavoro di cura sul rendimento scolastico, con giorni di scuola persi e poco tempo per fare i compiti- dice Boccaletti- sarebbe opportuno lavorare con gli insegnanti per sensibilizzarli sul tema, nel caso in cui abbiano in classe giovani in questa situazione, ed elaborare strategie per aiutarli a conciliare".
I giovani caregiver manifestano inoltre disagio emotivo e sono molto ansiosi a causa del carico di responsabilita' importante rispetto alla loro eta'. "Spesso hanno problemi con i loro coetanei, perche' non vivono la loro stessa vita, e sono vittime di episodi di bullismo- continua- per questo e' necessario sensibilizzare anche i loro compagni di scuola". Tutti i partecipanti lamentano l'assenza di supporto dai servizi territoriali ma anche dalla propria rete. Lo scopo della ricerca era anche mettere in evidenza le competenze che questi ragazzi hanno sviluppato nell'attivita' di cura che svolgono. "Abbiamo individuato alcune competenze tra cui problem solving, gestione dello stress e capacita' di lavorare in gruppo- aggiunge Boccaletti- L'obiettivo e' lavorare su queste competenze e renderle visibili, anche a potenziali datori di lavoro, facilitando il passaggio verso il mondo del lavoro".
(Wel/ Dire)