(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 15 apr. - "Quest'anno con 'Trenta Ore per la Vita' abbiamo registrato una serie di storie vere da portare all'interno dei programmi televisivi, per far capire l'importanza di mantenere intatto il nucleo familiare. Tra queste c'e' quella di Giada, una piccola bambina che deve affrontare una cura perche' affetta da una forma tumorale che richiede radioterapia. Accanto a lei in ospedale c'e' suo padre, che ad un certo punto vede Giada alzarsi in piedi sul letto e cominciare a ballare". A raccontarlo in un'intervista esclusiva rilasciata all'Agenzia Dire e' Lorella Cuccarini (sul sito www.dire.it la video intervista integrale), da oltre 22 anni alla guida della onlus 'Trenta Ore per la Vita' che, attraverso il numero solidale 45594 (attivo fino al 20 aprile), raccoglie fondi per dare sostegno a diverse realizzazioni in campo sanitario pediatrico.
"La cosa bella dei bimbi, infatti- prosegue- e' che nonostante il periodo di sofferenza riescono a riprendersi dalle terapie e improvvisamente ricominciano a giocare e a vivere. E questa bambina, con una grande passione per la danza, ha ricominciato a ballare lanciando al papa' un fortissimo messaggio di speranza. Giada e' sopravvissuta e oggi ha superato il tumore. La sua e' quindi una storia positiva che abbiamo voluto raccontare proprio per far capire che possiamo essere parte della cura per questi bambini. Attraverso le residenze che possono nascere accanto agli ospedali, mantenendo il nucleo familiare accanto a questi bambini, noi possiamo cosi' essere parte della loro cura".
Lorella Cuccarini, quindi, spiega come e' nata la sua associazione: "Piu' che per un atto di egoismo, 'Trenta Ore per la Vita' e' nata dal concetto che il bene porta bene. Non si puo' sempre essere egoisti e pensare solo a noi stessi; attraverso un gesto di bene, poi, ci si puo' sentire meglio, quindi perche' noà Questo e' il punto di partenza, poi all'altruismo ci si arriva successivamente: l'importante e' che ci sia questa molla nel cuore che ti spinga a far parte di una comunita'- conclude- e ad abbracciare chi e' in una situazione di difficolta'".
(Wel/ Dire)