(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 16 ott. - "Dicono che bisogna avere certe attenzioni perché ci sono delle cose da prevedere. Ma l'educazione alla sessualità si fa leggendo Petrarca, Dante e i grandi poeti. La letteratura e la poesia sono l'unica forma di educazione all'erotismo che secondo me può funzionare a scuola".
Massimo Recalcati, ospite a Pesaro per Popsophia ha spiazzato molti in merito all'educazione sessuale nelle aule. Di fronte ad una domanda volutamente provocatoria, lo psicanalista è andato controcorrente rispetto a un pensiero che alcuni considerano dominante. "È lecito parlare a scuola di sesso- ha chiesto la direttrice artistica del festival- e cosa ne pensa del tema dell'identità di genere, questa 'parolaccia' che compare sulle pagine di tutti i giornali che è il gender?". Recalcati dice di non avere dubbi: "Penso che la cosiddetta educazione sessuale così come è concepita sia orribile. Oggi non dico che arrivano con i camici bianchi, ma ci sono le slide dove, senza pudore, il linguaggio della scienza mostra dove sono gli organi riproduttivi". Ma questo, per lo psicanalista, non c'entra nulla con la sessualità. "Oggi spiegano il corpo come se fosse una macchina. Ma l'educazione alla sessualità si fa leggendo Petrarca, Dante e i grandi poeti. La letteratura e la poesia sono l'unica forma di educazione all'erotismo che secondo me può funzionare a scuola". Questo, aggiunge, "contrasta ogni forma di intolleranza. Io non farei mai dei corsi specializzati.
L'incontro amoroso si produce nella pura contingenza dove tutti ci barcameniamo, perché non c'è un manuale che ci può orientare". Semmai, per Recalcati, "si può educare attraverso la letteratura senza separare troppo la passione erotica dall'amore, perché sappiamo che quando il desiderio si combina con l'amore tutto è più ricco. Viceversa quando la pulsione si disgiunge dall'amore c'è meno poesia, meno letteratura".
- PROFESSORE QUAL È IL RUOLO DEI GENITORI NEL PROCESSO EDUCATIVO DEI LORO FIGLI? "Oggi entrambi i genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro figli che di educarli. Più ansiosi di proteggerli dai fallimenti che di sopportarne il conflitto, e dunque meno capaci di rappresentare ancora la differenza generazionale. Non possiamo più ritornare al pater familias, né al padre edipico celebrato da Freud, ma a un padre e una madre intesi come atti singolari e irripetibili che naturalmente colmano i vuoti di pseudo culture come il gender. I sociologi parlano di società orizzontale".
- PERCHÉ? "Nel nostro tempo spira un vento forte in direzione contraria alla funzione sociale delle istituzioni. Gli esempi sono molteplici e investono anche la nostra vita collettiva.
Dalla famiglia alla scuola, dai partiti ai sindacati, dall'editoria alla vita affettiva, assistiamo ad una caduta tendenziale della mediazione e della sua funzione simbolica. E i giovani hanno interrotto ogni legame con il mondo e si ritirano nelle loro camere. In questa società orizzontale che non valorizza l'altro, viene meno la mediazione simbolica e l'individualismo si afferma nella sua versione più cinica e narcisistica. La chiave di volta per trovare la soluzione alla crisi del mondo contemporaneo è il ritorno del padre". - LEI HA PARTECIPATO A UN IMPORTANTE CONVEGNO DELL'ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE DEL TRIVENETO SULLA 'DIFFERENZA DI GENERE'. IN SINTESI CHE COSA NE PENSA DI QUESTE TEMATICHE? "Il problema si inserisce nella riflessione della società orizzontale. La stessa espressione 'differenza di genere' evidenzia che attualmente vi sono due snodi antropologici emergenti: la differenza, l'essere persone individuate e differenziate e il genere, l'essere uomini e donne. Queste distinzioni vanno poste anche sul piano teologico con la rilevanza cristologica dell'interrogativo stesso. Ma certamente il gender tende a negare le differenze sessuali e questo è sbagliato da un punto di vista antropologico. E, alla fine, si aprono numerosi interrogativi: l'essere uomini e donne è un divenire? Il duale è originario? Qual è il rapporto tra natura e cultura? Solo una risposta di fede, alla domanda teologica: chi è l'uomo dinnanzi a Dio? può darci una provvidenziale e confortante risposta".
(Wel/ Dire)