(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 9 ott. - Un esposto alla procura di Milano per denunciare la pratica in Italia dell'utero in affitto, vietata dalla legge 40. Lo ha presentato l'associazione Pro Vita onlus. La denuncia è nei confronti di una associazione milanese che, viene raccontato, "fa da tramite ad un medico americano, realizzando di fatto e contra legem nel nostro paese la cosiddetta 'maternità per conto terzi'".
La notizia dell'esposto è stata annunciata da Francesca Poleggi, direttore editoriale di 'Notizie Pro Vita', durante una conferenza al Senato con alcuni parlamentari di Ap-Ncd e Forza Italia sul tema 'Unioni civili: la proposta parlamentare contro l'utero in affitto'. Erano presenti i senatori Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi, Roberto Formigoni, Lucio Malan e Maurizio Gasparri e i deputati Eugenia Roccella e Alessandro Pagano.
Con la denuncia, che è la novità odierna, Pro vita chiede che le autorità italiane indaghino sui fatti avvenuti nel capoluogo lombardo. "Una coppia di nostri amici- racconta Poleggi- è stata invitata a una riunione nel centro di Milano durante la quale una società intermediaria italiana e una clinica americana, attraverso due persone fisiche che noi abbiamo denunciato, organizzavano la vendita di bambini attraverso il meccanismo dell'utero in affitto. Praticamente, questo dottore americano spiegava ai convenuti quelli che erano i costi del bambino in braccio dopo aver fatto vedere il costo degli ovociti, il costo eventuale dello sperma, il costo delle analisi pre-impianto, il costo dell'eventuale selezione del sesso perchè gli embrioni potevano essere selezionati anche in base al sesso prescelto e infine il costo della madre surrogata". Il tutto con un listino prezzi tra i 100.000 e i 130.000 euro.
Altra cosa emersa in questo incontro, continua Poleggi, "è che è facilissimo aggirare la legge italiana perchè basta portare il bambino acquistato in America in un Paese europeo, come l'Inghilterra, dove viene registrato e poi portarlo con facilità anche in Italia e ottenere qui la registrazione. Quella riunione era una sorta di cocktail con molte coppie gay, qualche coppia etero e un single. In pratica veniva spiegato come comprare un bambino al pari di un pezzo di carne al mercato. Noi denunciamo il medico e la signora che ha fatto da intermediaria per l'Italia perchè in Italia la legge 40, allo stato attuale, vieta al comma 6 dell'articolo 12, non solo la pratica dell'utero in affitto ma anche l'organizzazione, la pubblicizzazione e qualsiasi tipo di preparazione alla vendita di gameti, e cioè sia la vendita dello sperma che degli ovociti e qualsiasi forma di maternità surrogata".
I fatti raccontati a Palazzo Madama erano già stati riportati qualche giorno fa su Notizieprovita.it. con il racconto degli "inviati speciali, X e Y": il giorno 23 settembre "il dottor Daneshmand è passato a Milano per un periodo di circa 24 ore. Sfruttando tale occasione l'associazione 'Prepara' ha organizzato un incontro esclusivo nel centro di Milano per parlare di Gpa (Gravidanza per altri), il nome politicamente corretto dell'utero in affitto. Il dottor Daneshmand è il fondatore della Fertility Clinic, una clinica basata negli Stati Uniti che si occupa di gravidanze surrogate (cioè di affittare donne e vendere bambini) servendo clienti provenienti da tutto il mondo. L'associazione 'Prepara' è un ente che si occupa proprio di pubblicizzare i servizi della Fertility Clinic e di trovare clienti europei da presentare al dottore. X e Y sono due amici che hanno finto di essere una coppia gay. Venuti a conoscenza dell'incontro, scrivendo direttamente all'associazione Prepara, sono riusciti a farsi invitare ricevendo via mail la comunicazione del luogo ed ora esatti dell'incontro. Al luogo dell'appuntamento vengono fatti accomodare in un salone affittato per eventi privati dove sono già presenti diverse coppie, sia etero che di soli uomini. C'è anche un single. Sono tutti lì per capire come fare per avere un figlio nonostante ciò sia impossibile in modo naturale. Impossibile alla natura ma non al denaro".
Poleggi spiega che "neanche due ore dopo che sul nostro portale abbiamo pubblicato l'articolo con storia di questi due nostri amici che hanno registrato tutto, con audio e le foto di quello che è successo, sono cominciate su Twitter e sui social media delle minacce di morte per Pro vita. Il bello è che ci chiamano un 'gruppo di odio' ma noi non abbiamo mai augurato la morte a nessuno mentre 'quelli che non odiano' usano minacciare di morte perché forse quello non è un atto di morte.
(Wel/ Dire)