(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 2 ott. - "Abbiamo letto con sconcerto la notizia di un istituto di formazione di Monza che avrebbe messo uno studente a seguire le lezioni fuori dall'aula perché omosessuale. È un fatto gravissimo, inconcepibile, per il quale chiediamo l'intervento fermo e severo del Miur": lo dichiara Flavio Romani, presidente di Arcigay.
"Spetta infatti al ministero- prosegue Romani- inviare tempestivamente i propri ispettori. Qualora le circostanze fossero confermate, e il modo in cui il dirigente scolastico rivendica i suoi provvedimenti pare lasciare pochi dubbi, sarebbero doverose l'immediata interruzione di qualsiasi forma di accreditamento pubblico e l'applicazione di qualsiasi strumento per sanzionare una pratica discriminatoria grave, perché violenta nel messaggio e estremamente dannosa. Non esiste alcun catechismo che in Italia valga più della nostra Carta costituzionale. E se c'è chi in Italia crede di poter costruire riserve in cui praticare discriminazioni fondate su credi religiosi o ideologie politiche, è anche perché nel dibattito alla Camera sull'estensione della legge Mancino si sono prodotte gravi ambiguità, che hanno rinsaldato, anziché disgregarlo, il tessuto omofobo e razzista del nostro Paese".
Per questo, continua Romani, "occorrono provvedimenti esemplari e ragionamenti lucidi: vogliamo una scuola, pubblica o privata che sia, che lasci fuori dalla porta un ragazzino omosessuale, o nero, o ebreo, o povero o diversamente abile? A questa domanda bisogna rispondere 'no' senza alcuna incertezza. E forte di quel no bisogna che il Senato calendarizzi la discussione sul testo di legge contro l'omotransfobia approvato alla Camera e lo ridiscuta, eliminando le scappatoie e le formule ambigue che rendono la discriminazione e la violenza fatti possibili e addirittura giustificabili nel nostro Paese".
(Wel/ Dire)