Basco: Continuità affettiva anche a single e non sposati
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 nov. - "In tema di adozione e affido, pur sferzata dai venti europei, l'Italia rimane ferma". Il pensiero dell'avvocato Maria Gloria Basco, presidente della sede della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (CamMiNo) di Bologna, si riassume tutto in quelle poche parole. "Il mondo è in cammino verso nuove frontiere, ma il nostro Paese fa fatica a tenere il passo. Ben venga la recentissima legge sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare, ma è solo una goccia e, purtroppo, racchiude anche alcune criticità". Perché se è un bene che il piccolo in affido, dopo il primo strappo dalla famiglia biologica, non subisca un secondo strappo dalla famiglia affidataria che si trasforma così in adottiva (se dà la propria disponibilità), è anche vero che, dalla nuova legge, rimangono fuori le coppie single e non sposate, che non possono perciò vedere trasformato l'affido in adozione. "A ogni strappo segue uno scompenso psichico: ritengo questo distinguo fortemente incostituzionale, perché crea discriminazione tra i bambini. Non abbiamo conquistato poi molto, insomma".
L'avvocato richiama i principi sanciti nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e nella Carta di Each: la preminenza dell'interesse del minore, il rispetto dell'opinione del fanciullo, il suo diritto a essere protetto da qualsiasi forma di violenza, solo per citarne alcuni. "L'Europa ci chiede di promuovere un sistema di vita migliorativo per i bambini, ma in Italia non ci arriviamo: ci sono nuove forme che non vengono ancora accettate", come l'adozione per i single, per le coppie non sposate, per le famiglie omogenitoriali.
"La Corte costituzionale più volte ci ha chiesto di cambiare rotta e di rispettare quanto deciso dall'Unione Europea. È naturale notare come la giurisprudenza in Italia si muova molto più velocemente delle leggi, che invece fanno fatica ad adeguarsi a una società in evoluzione", prosegue.
In Emilia-Romagna sono 3.372, su una popolazione di 712.298 minori residenti sul territorio regionale, i bambini e i ragazzi che nel 2014 si sono trovati, per condizioni diverse, a vivere al di fuori delle loro famiglie di origine. Tra questi, 1.519 (di cui 106 di origine straniera e non accompagnati) sono stati accolti da famiglie che si sono rese disponibili ad accoglierli a tempo pieno o parziale. I restanti 1.853 (di cui 362 minori stranieri non accompagnati) sono stati affidati a comunità. In regione, insomma, sono più gli affidi in comunità di quelli in famiglia: "L'opinione di CamMiNo è in linea con la legge nazionale- continua Basco- è sempre da preferire l'affido famigliare a quello di comunità: quest'ultimo infatti ripropone, anche se in una versione migliorativa, l'affidamento in istituto. E poi una comunità non può adottare".
La nuova legge è al centro del convegno organizzato dalla Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni dal titolo "Affido e Adozione... In cammino verso nuove frontiere?", al Tribunale di Bologna. Tra i relatori, oltre all'avvocato Basco, anche Luigi Fadiga, garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i minorenni della Regione Emilia Romagna.
(Wel/ Dire)