Cremaschi: Musicoterapia non è riabilitazione, ma si integra
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 nov. - "Tutti i bambini hanno bisogno di grande attenzione e non saranno le macchine a risolvere i problemi. Nei bambini normodotati ad esempio manca spesso la consapevolezza di muoversi, vanno in giro e fanno cadere le cose senza accorgersene, non c'è un equilibrio nel corpo che consenta l'espressione verbale con frasi complete e una capacità di memoria che permetta di fare calcoli. I disturbi specifici dell'apprendimento nascono anche da questo, poi ci sono i minori con handicap, ma lì va fatto un discorso di integrazione ed inclusione più specifico. È comunque dimostrato che i bambini che arrivano a leggere la musica e a suonare sviluppano un'attenzione più profonda di quelli che non lo fanno. Si chiama concentrazione, perché la lettura musicale richiede una capacità di astrazione forte. È l'ultima scrittura che l'uomo abbia elaborato nella storia, la prima sono stati i numeri e la seconda l'alfabeto".
Libera da tavoli e sedie, con un pianoforte e delle percussioni, Giulia Cremaschi Trovesi, fondatrice del modello di musicoterapia umanistica in atto presso l'Associazione pedagogia musicale e musicoterapia (Apmm), nonché presidente della Federazione italiana di musicoterapia (Fim), entra da sempre negli istituti per lavorare con i minori: "La scuola è il luogo migliore dove possano andare. Li faccio appoggiare al muro, poi chiedo loro di correre verso l'altra parete mentre suono e di fermarsi e stare zitti quando smetto. Correndo e fermandosi possono sperimentare il movimento e l'immobilità, l'avere la bocca aperta che grida oppure chiusa. Successivamente chiedo loro di fare un solo passo- racconta la musicista- uno solo perché è l'inizio dello studio dei numeri, è il ritmo. O ancora di camminare da una parete all'altra sulle punte dei piedi o sui talloni per imparare ad ascoltarsi, a giocare e a trovare delle regole. Ci deve essere un posto per tutti, come in un'orchestra che è un grande esempio di attenzione e ascolto, perché lì non si può sbagliare".
- QUALI RISULTATI HA PORTATO IL TAVOLO DI RIORDINO DEDICATO ALLA NORMAZIONE DEI PROFESSIONISTI DELLE ARTI TERAPIE? "Una visione più ampia- risponde Cremaschi- intanto ci siamo conosciuti. Ho incontrato professionisti che si occupano di altre arti, da quelle figurative a quelle relative alla Danza movimento terapia o al teatro terapia e al dramma terapia. Abbiamo adottato una visione più ampia per guardare a tutte le arti in un contenitore più vasto, in cui la riabilitazione è stata esclusa e la parola terapia è stata molto discussa. Certo- ribadisce la presidente Apmm- non potevamo modificarla poiché avremmo creato una disciplina inesistente in altri paesi del mondo. Ovunque c'è il music therapy. Nella norma abbiamo allora specificato che nel nostro ambito il termine 'terapia' significa che ci occupiamo della persona, prendendola in carico senza curarla in senso clinico. Noi ci preoccupiamo della relazione e della parte comunicativa non verbale- chiarisce Cremaschi Trovesi- che non è un'alternativa ma l'origine del verbale".
- COSA PREVEDE LA LEGGE 4/2013, 'DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROFESSIONI NON ORGANIZZATE', IN MERITO ALLA MUSICOTERAPIA? "Le professioni regolamentate hanno un albo, noi non saremo mai come quelle perché non avremo un albo che ci tutela. Facciamo parte delle associazioni non regolamentate e attraverso questa norma ci diamo un regolamento. Così, al posto del registro professionale, ci sono le singole associazioni che rispondono dei loro professionisti. La legge prevede la certificazione e crea una concorrenza tra di noi che sollecita a migliorare la qualità della nostra prestazione".
- SENZA UN ALBO QUALI TUTELE? "Ogni associazione risponde della sua strutturazione che oggi deve essere all'interno di ciò che prevede la norma. Quello che è possibile fare, e lo si sta iniziando a fare, è la certificazione attraverso gli enti certificatori autorizzati da un ente più grande che si chiama Accredia. Io sono la prima certificata per la musicoterapia con la FAC, Federazione delle associazioni per la certificazione. Il massimo di autonomia che riusciremo ad avere è questo- sottolinea la musicista- la certificazione può certificarsi all'interno delle associazioni oppure essere fatta autonomamente".
- LA LEGGE NON PERMETTE AGLI ARTE TERAPEUTI DI LAVORARE NELLA RIABILITAZIONE. QUESTO CHE RICADUTE HA SULLA PROFESSIONE? "Noi rientriamo nella categoria delle arti ma collaboriamo con la riabilitazione, anche se siamo un'altra cosa. Voglio fare un esempio- prosegue la presidente dell'Apmm- viviamo un momento difficile e terrificante sul piano mondiale. Scaduto il minuto di silenzio per le vittime dell'attentato terroristico a Parigi, i francesi hanno cantato la marsigliese a bassa voce. Il canto ha rappresentato il modo più umano per manifestare il dolore e nel contempo la speranza per andare avanti. Ecco- afferma la musicoterapeuta- questo succedeva nelle caverne. Avevano bisogno di scatenare l'aggressività per andare a caccia con i bastoni e gridavano. Le grida sono delle voci strutturate secondo le leggi dell'acustica, che sono le stesse degli strumenti musicali. Noi musicoterapeuti ci troviamo dentro questo mondo. Cerchiamo di condurre chi è ammalato e giù di corda a sperimentare momenti di gioia che lo aiutino ad affrontare una situazione difficile, ma non siamo una medicina. I francesi hanno paura che il terrore accada ancora ma hanno anche la speranza, e hanno cantato a bassa voce non hanno gridato la marsigliese come se fosse la presa della Bastiglia. Se devo scatenare una persona la farò gridare e userò gli strumenti in un certo modo, se occorre invece portarla verso pensieri più interiori utilizzerò gli strumenti in modo più tranquillo. La legge 4/2013 chiarisce bene che se ciascuno di noi interviene sulle stesse persone avendo ben chiaro il proprio ruolo, non invade quello degli altri e non sarà invaso". - QUALI SONO, DUNQUE, GLI AMBITI DI APPLICAZIONE DELLA MUSICOTERAPIA? "La musicoterapia non ha confini. Si può partire dalla gestante fino all'ultimo respiro. Nell'ambito dell'infanzia, c'è qualcosa che nel sociale non sta funzionando. I bambini con disturbi specifici dell'apprendimento stanno aumentano in modo spaventoso- afferma Cremaschi- bisognerà con loro prolungare i tempi di attenzione, controllare i movimenti del corpo, essere responsabili di se stessi. Non c'è nulla di più bello della musica. Occorre però farla adeguatamente e avere una formazione notevole. Passare da una classe di bambini a persone di 70 anni vuol dire saper giocare in entrambe le realtà". - QUAL È IL SUO DEBOLE? "I bambini sordi, quelli a cui la musica è stata negata. Loro cantano, suonano, sono vivaci. Bisogna cambiare il modo di guardare al mondo perché non si ascolta solo con le orecchie. C'è un corpo dimenticato e separato dal cervello, ma queste due dimensioni non si devono separare- conclude Cremaschi- siamo tanto superficiali".
(Wel/ Dire)