MINORI. Cyberbullismo cresce, online vittime sono aggressori
Convegno a Bologna; tra le cause, l'isolamento a casa e a scuola
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 27 nov. - Vittime nella vita, aggressori su internet. È quanto ha portato in dote la nascita del cyberbullismo, fenomeno in crescita anche nelle scuole dell'Emilia-Romagna. Rispetto al bullismo classico, spiega la psicologa Annalisa Guarini, ricercatrice del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Bologna, "c'è un cambiamento molto importante nel cyberbullismo. In letteratura, lo chiamiamo trasposizione di ruoli". In altre parole, molti ragazzi che sono vittime del bullismo tradizionale diventano bulli online, "confondendo quello che abbiamo sempre detto rispetto agli aggressori". Ad esempio, spiega Guarini, "io vengo preso in giro moltissimo a scuola e nella vita di tutti i giorni, vado a casa mia e cerco in qualche modo di vendicarmi". In questo modo "posso diventare un cyberbullo, creando una tipologia di aggressore molto complessa".
In ogni caso, ci tiene ad aggiungere la ricercatrice, i dati che emergono dalle ricerche sul fenomeno "dimostrano che ci sono comunque alcuni fattori di rischio" generali per diventare cyberbulli, "in cui rientrano sia la scuola sia la famiglia". Il rischio si corre, ad esempio, "quando i ragazzi percepiscono spesso una solitudine nei confronti dei propri genitori o una bassa autostima". Allo stesso modo, questo accade in ambito scolastico quando i ragazzi "dicono di avere un cattivo rapporto con gli insegnanti e non riescono a essere studenti come vorrebbero". Al contrario, "le vittime possono essere chiunque- afferma Guarini- perché spesso il cyberbullo crede di agire nell'anonimato". Anche online, invece, "è impossibile essere realmente anonimi, ma la percezione è questa e quindi vengono attaccate diverse figure per vari motivi: dall'invidia alla presa in giro".
Insomma, il cyberbullismo "è un fenomeno che può coinvolgere tutti, anche in fasi diverse della vita". Da una ricerca condotta l'anno scorso da Corecom e Dipartimento di Psicologia dell'Alma Mater di Bologna, il 30% degli adolescenti ha subito offese o minacce su internet, via mail o per sms negli ultimi sei mesi (il 20% sono invece aggressori), il 28% è stato oggetto di pettegolezzi e offese diffuse ad altri (il 26% è stato invece parte attiva), il 18% ha subito insulti giocando online (il 16% ha offeso) e l'8% si è visto pubblicare foto o video imbarazzanti che lo ritraggono (i bulli in questo caso sono il 5%). Inoltre, il 43% degli adolescenti ha qualche amico vittima di episodi di cyberbullismo negli ultimi sei mesi.
"Il fenomeno del cyberbullismo nelle nostre scuole c'è- conferma Guarini- coinvolge sia le medie sia le superiori e tutte le tipologie di scuola (licei, istituti tecnici e professionali), con fenomeni che tendono a crescere in funzione delle età". Quindi, avverte la psicologa, "se non si interviene questi fenomeni non si estinguono perché il ragazzo matura. Anzi, delle due tendono ad aumentare". Il cyberbullismo si manifesta in varie forme: dall'esclusione da una chat, ad esempio Whatsapp, alla diffusione di foto e video, in questo caso "con risultati molto più pericolosi per la vittima". Ateneo di Bologna e Corecom stanno lavorando insieme anche sulla prevenzione. "Sono stati prodotti dei percorsi per le scuole medie- spiega Guarini- dove ancora i fenomeni sono emergenti, con l'idea di prevenire il cyberbullismo attraverso laboratori proposti alle classi e percorsi di sensibilizzazione per genitori e insegnanti. Solo lavorando in rete tra le diverse figure si riesce davvero a prevenire questo fenomeno".
Del problema si è parlato a Bologna, in Cappella Farnese, nell'ambito del convegno organizzato dal Corecom sul rapporto tra Internet e minori. "Internet è uno strumento straordinario e non va demonizzato- afferma Geo Ceccaroli, dirigente della Polizia postale dell'Emilia-Romagna- perché è un'eccellente opportunità per tutti noi e anche per i nostri ragazzi. Purtroppo è anche un enorme acceleratore e quindi rende tutto più facile, anche commettere reati". Ad esempio, segnala Ceccaroli, "uno dei reati tipo del cyberbullismo è la diffamazione online e abbiamo notato che dal 2008 al 2015 siamo passati in Emilia-Romagna da 20 a quasi 200 casi". Del resto, "online la diffamazione è più facile". In generale, per dirla con le parole del direttore dell'Ufficio scolastico regionale, Stefano Versari, "è più facile essere crudeli usando le tecnologie".
La Polizia postale conferma. "Una volta un bullo per perseguitare un altro ragazzo doveva impegnarsi, trovarlo, incontrarlo e mettere in essere azioni concrete e fisiche- sottolinea Ceccaroli- oggi, invece, comodamente da casa sua gli può rendere la vita quasi impossibile". Per questo, afferma il dirigente della Postale, "i giovani vanno accompagnati nella navigazione. La nostra generazione era abituata a incontrarsi all'oratorio, in piazza o nel cortile condominiale. Oggi i giovani non si incontrano più in un luogo fisico, ma in un luogo virtuale che è la Rete. E in quel non-luogo accede chiunque, tutto può accadere. I giovani vanno indirizzati, va spiegato loro quali sono le conseguenze reali e concrete del loro operato". Ad esempio, cita Ceccaroli, "l'anonimato è una sensazione che agevola la commissione del reato, perchè dà una sensazione di potenza che però in realtà i giovani non hanno. In rete l'anonimato non esiste, si lascia sempre una traccia e si è sempre individuabili". Nel cyberbullismo, ci tiene a precisare il dirigente della Postale, "non c'è il bullo-mostro perché non c'è un bullo in particolare. In genere c'è una vittima e 20-30 autori, che sono i membri della collettività, solitamente la classe, che estromettono un ragazzo perchè non omologato o 'diverso'. Peraltro il termine bullo non mi piace- afferma Ceccaroli- perché minimizza il comportamento. Quindi non bisogna intervenire solo a tutela delle vittime, ma anche per orientare meglio gli autori" di queste aggressioni.
Insomma, il rischio per i minori sul web c'è. Ma "questo non significa che bisogna ridurre internet o digitalizzare meno- si raccomanda la presidente del Corecom, Giovanna Cosenza- anzi, occorre aumentare l'accesso al web e arricchire la cultura digitale di tutti, anche dei minori, con un dialogo continuo". Una formazione che deve riguardare anche genitori e insegnanti. "Troppo spesso cadiamo nella demonizzazione- conclude Cosenza- invece serve ancora più internet e cultura digitale in Italia".
(Wel/ Dire)
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