"Un solo operatore non basta, serve aiuto multiprofessionale"
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 20 nov. - "Gli attori istituzionali non siano soli nel processo di allontanamento forzato del minorenne dalla propria famiglia. L'intervento a protezione di bambini e adolescenti non può essere condotto da un solo operatore: serve formazione e supervisione condivisa per creare interventi integrati, multiprofessionali e di rete". È quanto chiedono le Linee guida per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore presentate a Roma, a Palazzo Chigi. Un testo in 17 punti redatto dal tavolo interistituzionale nato nel 2010 e promosso dal Consiglio nazionale degli assistenti sociali a cui hanno partecipato, tra gli altri, il garante e la Commissione parlamentare per l'Infanzia, le rappresentanze istituzionali di avvocati, giornalisti, giuristi, magistrati, pedagogisti e psicologi, oltre ai ministeri degli Interni e della Giustizia, all'Arma dei carabinieri, al sindacato unitario degli assistenti sociali e all'Unione delle Camere minorili.
Che sia un tema delicato, quello dell'allontanamento dei minorenni dalla propria famiglia, lo dimostrano anche recenti fatti di cronaca. La vicenda del neonato allontanato dalla "coppia dell'acido" e' forse il caso più eclatante tra quelli avvenuti ultimamente, su cui non sono mancate le polemiche in merito alla decisione del giudice di allontanare dalla madre, Martina Levato, la studentessa 23enne condannata a 14 anni di carcere per aver aggredito un suo ex fidanzato con l'acido, il proprio bambino. Una storia che ha catalizzato l'attenzione dei media, che quest'anno sono tornati sull'argomento in più occasioni, come agli inizi del 2015 e in particolare col programma Presa Diretta" di Riccardo Iacona, con la sua denuncia delle criticità del sistema, tuttavia non condivisa appieno proprio dal mondo degli operatori. Con queste linee guida, quindi, il Consiglio nazionale vuole portare un po' di chiarezza in un settore dove non mancano le fragorose invasioni di campo da parte di altri settori, ma dove spesso manca un lavoro di rete tra i diversi attori necessariamente coinvolti su singoli casi, ognuno unico. A complicare il tutto, poi, il variegato mondo dei servizi e delle norme presenti in ogni regione che per il documento stilato dagli assistenti sociali "non rassicura sul futuro". Un contesto su cui non manca neanche il "depauperamento delle risorse e dei servizi" che impedisce una costruzione sinergica dei progetti di aiuto.
Nel testo presentato, infatti, non mancano alcune richieste alle regioni e agli enti territoriali. Occorre "assicurare risorse finanziarie e di personale, al fine di garantire la presenza nei servizi alla persona di un adeguato numero di professionisti, assicurare formazione continua, specializzazione e supervisione professionale". Particolarmente importante, inoltre, che i professionisti "siano stabilmente impiegati nel settore". "Il provvedimento dell'allontanamento di un minorenne- spiega Silvana Mordeglia, presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali- rappresenta un momento del complessivo processo di sostegno al minorenne di età e alla sua famiglia, affrontato sempre e solo nell'ottica di garantire lui e il suo benessere. Avviene, infatti, sempre per una esigenza di prevenzione e di protezione: la separazione dei genitori dai figli ha lo scopo di tutelare i diritti dei minorenni e recuperare, ove possibile, con il sostegno dei servizi sociali e sanitari, la piena responsabilità genitoriale". Allontanamento che, come spiegano le norme, non puo' essere motivato "da condizioni economiche o ambientali- spiega una nota dell'Ordine degli assistenti sociali- E' un atto che va ben ponderato rappresentando sempre e comunque un evento doloroso per il minorenne e per i genitori, portatore di un cambiamento repentino".
Le raccomandazioni riguardano anche i media. Visti i precedenti, infatti, nel testo non mancano nelle raccomandazioni alcune indicazioni per affrontare il mondo dell'informazione. Il documento chiede di organizzare iniziative rivolte ai media per far conoscere i principi, gli obiettivi, gli strumenti e le attività posti in essere dalle istituzioni a favore delle famiglie e dei minori. "Una informazione scorretta e i processi di denigrazione che ne derivano, verso i servizi sociali, sanitari e la magistratura, infatti, finiscono per ledere i diritti e le opportunità proprio delle persone e delle famiglie in difficoltà", spiega il testo. Il senso di diffidenza che ne deriva, "rischia di ostacolare percorsi di orientamento e di sostegno".
COSA DICONO LE LINEE GUIDA. Stando al contenuto del documento, il ricorso all'articolo 403 del Codice civile "deve avvenire solo quando sia esclusa la possibilità di altre soluzioni e sia accertata la condizione di assoluta urgenza e di grave rischio per il minore". La segnalazione di grave pregiudizio per i minori da parte dei servizi sociali e socio sanitari alla Procura minorile (o al Tribunale per i minorenni), deve avvenire "in maniera circostanziata e deve essere immediatamente seguita da una indagine accurata della situazione". Tra i 17 punti, il testo reputa importante "favorire la comprensione degli obiettivi e degli interventi posti in essere" e dei diritti della famiglia. Serve inoltre che il provvedimento di allontanamento del minore abbia "elementi di elasticità" per adattarlo alla situazione contingente. Allontanamento, spiega il testo, che "non può essere considerato un momento a sé, ma parte di un percorso di cui è solo un tassello con la conseguente necessità di formulare in concreto un progetto più ampio". Di qui la necessità di "prevedere l'affidamento dell'incarico di allontanamento all'ente e non al singolo professionista". È inoltre necessario che gli operatori che materialmente eseguono il provvedimento di allontanamento siano "specializzati" e per questo serve prevedere una "equipe stabile multi-professionale".
Alle forze dell'ordine, le linee guida chiedono di evitare di intervenire in uniforme, quando il loro intervento è strettamente necessario e "devono essere scelti modi e luoghi che rendano l'evento il meno traumatico possibile per il minore e per i suoi familiari". Particolare attenzione, però, va dedicata soprattutto "all'ascolto del minore e ai luoghi e ai modi in cui esso avviene, incentivando la creazione di spazi neutri, per gli incontri protetti. È importante spiegare, tenendo conto dell'età e della capacità di comprensione, la situazione, le ragioni del provvedimento e il suo significato". Le strutture di accoglienza, inoltre, devono essere adeguate all'età e alle caratteristiche del minorenne e "devono conoscere la situazione del minore e la motivazione del provvedimento, condividere le modalità di rapporto con i familiari, rispettare le prescrizioni, collaborare al progetto socio-educativo per il minore". Infine, il documento sottolinea l'importanza della rapidità delle decisioni dell'autorità giudiziaria sui reclami, ma anche la necessità di "promuovere protocolli operativi e percorsi di formazione congiunti per magistrati minorili, operatori sociali e forze dell'ordine".
(Wel/ Dire)