MINORI. "Renzi assicurò mille nidi in più, invece chiudono"
Parla Laura Branca, presidente associazione Bologna Nidi
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 13 nov. - "Era l'1 settembre 2014 quando il premier Matteo Renzi annunciava ai media nazionali di voler aprire mille nidi in mille giorni. La nostra indagine a quell'affermazione aggiunge un punto di domanda, perché di quei mille nidi non vediamo traccia". L'associazione Bologna Nidi non ha dubbi: da quelle parole è passato più di un anno, ma i nidi invece che aprire continuano a chiudere, perdono iscritti e la qualità diminuisce. Lo dimostra nell'omonima indagine ("Mille nidi in mille giorni?") condotta tra il 2014 e buona parte del 2015, che ha come fonti gli articoli e i post apparsi sui quotidiani nazionali e locali. "Il nostro lavoro non ha pretese scientifiche. Ma per la prima volta abbiamo a disposizione uno studio che fotografa la salute dei servizi educativi oggi- commenta Laura Branca, presidente dell'associazione- molti studi competenti si riferiscono a dati di due o tre anni fa, ma tutto cambia troppo velocemente perché quei dati restituiscano la realtà di oggi. Va da sé che se non conosciamo la situazione attuale è difficile ipotizzare le risposte più appropriate". - QUALI SONO LE CAUSE DI QUESTA SITUAZIONE? Secondo la ricerca, la salute del sistema educativo alla prima infanzia è minata da fattori contrastanti. "Da una parte assistiamo alla chiusura dei servizi, dall'altra a cambi gestionali, sempre dal pubblico verso il privato. Nel complesso ipotizziamo un abbassamento della qualità. Ma il dato più preoccupante è che per la prima volta dal 1971 in molte parti d'Italia la domanda degli utenti è in calo, anche in modo drastico", continua Branca, supervisionata nello studio da Silvia Nicodemo dell'Università di Bologna e da Cristiano Gori della Cattolica di Milano. Che spiega come all'annuncio del Governo sia poi seguita anche una normativa affinché si incrementasse l'offerta: "Purtroppo, però, non si sono avute, almeno per ora, risposte adeguate". Fino al 2012, si legge nella ricerca, c'è stato un aumento delle rette: oggi si è assestato, e anzi alcuni comuni cercano di abbassare le tariffe. "Ma l'aumento delle rette e la contrazione del lavoro, partita anch'essa nel 2007, insieme con il calo delle nascite, hanno dato una notevole accelerata alla riduzione dei servizi. I genitori alla perdita del lavoro rispondono con il ritiro dei bimbi o non iscrivendoli più".
- LE SCELTE POLITICHE. Era il 2007 quando il governo di Romano Prodi avviò un piano economico di svariati milioni destinati a incentivare l'apertura dei nidi. "Il piano diede i suoi frutti, i nidi aprirono: ma si crearono anche le premesse per le chiusure arrivate puntualmente qualche anno dopo. I nuovi servizi erano quasi esclusivamente a gestione indiretta, cioè gestiti da privati con una governance del pubblico". A fronte di un discutibile risparmio economico, spiega lo studio, la strada della privatizzazione è stata imboccata di corsa senza pensare a un possibile traguardo o a tappe intermedie.
- LA BUONA SCUOLA. Tramite la legge sulla 'Buona Scuola' sono arrivati nuovi finanziamenti, "anche se ancora non è chiaro e quantificabile con precisione a quanto ammonterà l'investimento". Poi c'è la circolare del ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia che consente a nidi e scuole per l'infanzia l'assunzione di personale per il funzionamento dei servizi. Ma le notizie, secondo Bologna Nidi, non sono solo positive: "Continua l'esternalizzazione dei servizi a titolarità pubblica verso la gestione privata, senza una vera motivazione razionale: i servizi gestiti dal privato non hanno dimostrato dal 2007 a oggi di essere realmente più convenienti o di maggiore qualità. Il privato il più delle volte ha costi inferiori per risparmi effettuati sul personale, grazie a contratti peggiorativi e meno tutele. Manca uno strumento per misurare la qualità del servizio a livello nazionale e che possa garantire degli standard". - LE RISPOSTE DELLA POLITICA. Rispondere alla contrazione ipotizzando orari prolungati (a scapito, però, della serenità del bambino) e favorendo l'esternalizzazione, secondo Bologna Nidi non è la soluzione migliore: "Le politiche nazionali che incentivano i servizi educativi, non corrispondono alle politiche locali che invece contraggono l'offerta e abbassano la qualità. E spesso questo succede anche quando la giunta comunale è appartenente alla stessa coalizione del governo, mettendo in evidenza una difficoltà anche di pensiero politico e non solo difficoltà dettate da facili questioni economiche". - I SUGGERIMENTI DI BOLOGNA NIDI. In primis, serve abbassare le rette: "Crediamo che si debbano adeguare i criteri d'accesso al servizio. Oggi in molti comuni per accedere si chiede se entrambi i genitori lavorano: forse si dovrebbe favorire chi il lavoro l'ha perso o è in cerca di un impiego". In secondo luogo, l'associazione chiede al governo di fissare una soglia della gestione diretta in percentuale all'offerta totale: "Il mantenimento della gestione pubblica è fondamentale per mantenere la qualità e per garantire un traino di possibili benefici per i lavoratori del privato. Le condizioni contrattuali sono tra le prime condizioni necessarie per garantire un servizio di qualità".
(Wel/ Dire)
|